Arrivano i nostri, arriva il vaccino

In ogni saga c’è sempre il momento dell’arrivano i nostri. Il pugno di eroi che resiste combattendo nell’ultimo baluardo pronti al sacrificio finale, e quando sembra tutto finito e il nemico sta per vincere, eccoli, arrivano i rinforzi!

Una speranza diffusa nell’aria che lascia sul futuro l’idea che prima o poi questa emergenza finirà e con essa termineranno tutte queste pratiche strane di separazione e distanziamento, ricominceremo da dove avevamo interrotto. Finirà tutto?

Il ritorno alla salute e l’ideale eroico

Sono pensieri e aspettative più che naturali, il desiderio di ritornare a tutto come era prima. Eppure, le cose non vanno in questo modo. Almeno noi psicologi lo sappiamo bene e lo sanno bene anche coloro che hanno già vissuto una catastrofe. Da psicologo e da terremotato posso dire che le cose non ritorneranno come prima, ovvero a quel ricordo di come eravamo prima del 7 marzo. I fatti che stanno accadendo hanno avviato un cambiamento epocale che ancora dobbiamo capire e come accade anche nelle crisi personali, il cambiamento comporta il totale stravolgimento di certezze e abitudini.

Al momento potrebbe essere presente in molti di noi l’idea che dobbiamo tenere duro fino a che non verrà messo a punto il vaccino. Allora la malattia sarà estirpata e potremo tornare allo stile di vita precedente. Questo è il trionfo dell’eroe, quell’atteggiamento che in psicologia archetipica denota lo sforzo supremo dell’Io teso a dominare e civilizzare i nemici inconsci. Il senso dell’Io non è solo l’immagine della persona che mi rappresento ma è un insieme di modi di pensare e agire che caratterizzano la coscienza, il famoso pezzo emerso dell’iceberg. Hillman ce li elenca in modo succinto: causalismo, naturalismo, moralismo, naturalismo, volontarismo, umanismo… (J. Hillman, Il sogno e il mondo infero, Adelphi, Milano, 2003, p. 121).

Tutti ismi che delimitano un modo di affrontare le difficoltà basate sul carattere di Ercole, l’eroe per antonomasia: ingegno, forza di volontà, onestà, buon senso e impegno. Nobili qualità alle quali tutti gli esseri ambiscono appartenendo all’ideale del bene e del giusto. Non a caso l’ideale della salute si accosta a quello eroico. Salute e igiene sono le norme che tutti ora seguiamo e che si rivelano il mastice che unisce le differenze umane mettendo tutti di fronte all’impegno comune. La Salute Pubblica, l’Igiene Mentale, sono titoli di grandi ministeri che per anni hanno legittimato il potere e stabilito la norma, convenzione buona e giusta da imporre sull’ignoranza del popolo.

La Salute Eroica

Lo sforzo che stiamo facendo è per tanti versi simile allo sforzo del paziente che di fronte ai primi sintomi inspiegabili di angoscia combatte alla ricerca della causa del suo dolore che non può altro che nascondersi in qualche malfunzionamento dei nervi o in una diseducazione morale. Anche ora, la Salute Eroica ci spinge a fare giustissimi  passi per prevenire la diffusione del contagio in un momento difficile perché diventa inevitabile l’esposizione al virus. L’economia deve procedere. Se lo scambio è il motore dell’economia e lo scambio -di merci, di contatto umano, di spostamenti- è causa di contagio ci accorgiamo che il problema non può essere eliminato. Ecomonia e pandemia sono un binomio.

L’attesa messianica

Ogni Eroe combatte e così facciamo anche noi. Lottiamo sopportando, stando al nostro posto e ora imponendoci una disciplina della salute per tenere serrati i ranghi, tutto nella speranza che prima o poi finisca e che arrivi lui. Il vaccino si aggira tra i pensieri e gli scambi di parole come una speranza che dia infine il colpo mortale alla pandemia. Nel nevrotico il vaccino corrisponde alla ricerca di una medicina che tolga definitivamente l’angoscia, eliminandola per riportarlo a come era prima.

Voglio tornare come prima! È una disperata richiesta che lo psicologo è abituato a sentire e a cui non può rispondere dando la dovuta soddisfazione. Non si può tornare indietro è una verità difficile da sopportare.

L’eroe muore

Ogni eroe affronta la sua fine. Prima o poi deve essere sconfitto i suoi poteri devono essere distrutti. Anche Eracle muore, sconfitto per avvelenamento. L’Io deve lasciare spazio alle immagini. La sconfitta dell’eroe riflette nella psicodinamica della nevrosi quel momento in cui tutti i tentativi concreti e volitivi falliscono lasciando l’individuo solo di fronte all’impotenza della sua angoscia. Il vaccino probabilmente arriverà, ma non sarà questo a curare o guarire la società dalla malattia causata dalla pandemia.

Conclusioni: la responsabilità personale

 “Invece di lottare contro la peste o semplicemente di accettarla o tollerarla, ci si richiede forse addirittura di amarla? (E. Neumann, Psicologia del profondo e nuova etica, Moretti e Vitali, Bergamo, 2005, p.114)”.

La malattia in psicologia è una forma di adattamento a un’istanza archetipica. Non è concepibile il ritorno alla normalità perché di fatto il problema è la normalità, il tentativo di essere diversi da ciò che si è. L’angoscia impone di guardare i propri limiti, accettarne l’umiliazione che ne deriva partendo da un’idea nuova di sé. Ora ci sono le norme d’igiene e la disastrosa situazione economica che ci obbligheranno a fare i conti con i limiti della nostra società. Se aspettiamo il vaccino non abbiamo capito il senso di quello che sta accadendo. Una cura per questo specifico virus arriverà ma c’è altro di cui curarsi su cui si deve portare l’attenzione. La malattia psichica è sempre un richiamo a qualcosa di nascosto e taciuto. Nell’adeguarsi al virus la società non sta solo resistendo ma comincerà a cambiare seguendo una direzione. Nel capire il senso della pandemia potremmo anche cogliere il cambiamento globale in corso.

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