Cos’è il Poliamore

Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. Ho imparato che è possibile amare due persone contemporaneamente. A volte succede: ed è inutile resistere, negare, o combattere. (Ferzan Ozpetek)

Poliamore, un unione del greco polys e del latino amore: molti amori

È una corrente filosofica  figlia della rivoluzione sessuale degli anni sessanta.  Nel senso comune, il termine indica la scelta individuale e di coppia di non vivere in modo esclusivo una relazione sentimentale e/o sessuale. I partner, basandosi sulla chiarezza reciproca, condividono l’esclusività predominante della relazione con una o più persone esterne alla coppia classica. Esistono diverse categorie di poliamore. In alcune rimane il ruolo di una relazione primaria, in ordine di importanza e di tempi da condividere. In altre le relazioni sono del tutto egalitarie; ciò che cambia è la scelta consapevole della ripartizione di ruoli, tempi e momenti. Alla base del poliamore vi è imprescindibilmente l’assunzione di consapevolezza, sincerità e responsabilità tra i partner.

Gli amanti

Nell’opera di Magritte “Gli amanti” vi è una chiave per comprendere il perché il poliamore non sia poi una filosofia da condannare.

Nell’opera i due personaggi si baciano, ma i loro volti sono coperti da una sorta di velo che li incappuccia. Nel titolo, l’autore ci indirizza, spiegando che i due sono amanti. E seppure il verbo amare non dovrebbe avere connotazioni di vergogna, il participio presente è accompagnato da una connotazione tanto negativa da causare vergogna.

Quest’ultima emozione è frutto del senso di colpa, è figlia di chi sa di star contravvenendo ad un patto di fiducia. E seppure la relazione tra amanti è univoca ed esterna a una seconda coppia, tale relazione porta con sé un biasimo ed un autobiasimo di fondo. Nel poliamore, invece, la vergogna cede il passo alla libertà.

Poliamore e tradimento

Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello. (Gabriel Garcia Marquez)

Nella società dei dogmi, dei tabù, della tradizione radicata è difficile, pressoché impossibile, concepire il poliamore se non sotto le vesti del tradimento.

Eppure il tradire implica una menzogna di fondo che nel poliamore non esiste.

Ogni persona deve essere a conoscenza dell’altro. La parola tradire ha origini nel verbo latino “tradere” ossia consegnare, in pratica consegnare al nemico. Nel poliamore non c’è alcun nemico ma persone legate dallo stesso filo dei sentimenti. Non è un atto proibito ma, seppur difficile da comprendere, condiviso. Non dobbiamo pensarlo come una trasgressione o una relazione segreta ma come una filosofia di vita.

Non si viene meno a nessun patto, non si vìola alcuna fedeltà, semplicemente si ama. Se guardiamo con occhi attenti all’opera di Magritte notiamo che il pittore veste i suoi personaggi con vestiti eleganti, signorili, nobili. Ciò sta a simboleggiare come il tradimento possa avvenire nonostante i ruoli e i ceti. E ciò “stona” con il sentire comune, con il famoso “comune senso del pudore”. Ecco perché gli amanti si nascondo fino a coprirsi in volto. Tuttavia possiamo nasconderci dagli occhi esterni, ma è impossibile fuggire dallo sguardo della propria coscienza. La vergogna verso l’esterno rischia di trasformarsi in biasimo interiore e di portare, quindi, ad una scissione dell’animo. Tutto ciò nel poliamore non avviene.

Nel poliamore, assumono un ruolo centrale i concetti di alterità e singolarità. Ogni membro della relazione poliamorosa viene concepito come peculiare, esclusivo in caratteristiche e tratti. Tuttavia tale singolarità può non essere in grado di accogliere l’intero spettro di necessità di un individuo. Ecco che l’alterità (ciò che è diverso, estraneo da noi) entra di prepotenza nelle relazioni. È come se nella metafora platonica delle due metà della mela l’individuo cercasse non una singola parte con cui ricongiungersi al tutto, ma singoli spicchi.

La gelosia nel poliamore

Risulta piuttosto difficile concepire questo tipo di filosofia. La maggior parte di noi desidera esclusività assoluta soprattutto nei rapporti sentimentali. Pretendiamo unicità e pretendiamo di essere trattati come esseri irripetibili nei meandri della relazione amorosa. Concepiamo un innamoramento monogamico e a senso unico.

Molière sosteneva che chi è geloso ama molto ma chi non lo è, ama meglio.

Per concepire davvero il poliamore, e non confonderlo con una mera promiscuità è necessaria una imponente dose di consapevolezza. I partner assumono patti, regole e confini talmente definiti da essere irrinunciabili. Sia nelle precauzioni per i rapporti sessuali, sia nella divisione dei momenti, sia nella condivisione di emozioni e pensieri, tutto deve avvenire alla luce degli occhi di ogni partner. In questo contesto alla gelosia potrebbe mancare ossigeno. Il dubbio, l’insicurezza, i timori, vengono tutti trascinati via dalla marea di chiare, limpide e condivise regole per le emozioni. Qui risiede l’antagonismo portante verso “Gli amanti” di Magritte.

I loro volti sono coperti, incappucciati. Né luce, né ossigeno sembrano poter passare il velo. Perfino il bacio, seppure autentico e passionale è interrotto (velato) dalla barriera della vergogna o dell’anonimato dei due amanti. E se l’uno non può scorgere l’altro, ancor meno l’esterno può avere la certezza di chi si cela sotto quel camuffamento. La gelosia potrebbe nascere solo dal dubbio, dall’incertezza. Ma, allo stesso tempo, il sentimento dei personaggi sembra un sentimento interrotto, reso parziale dall’incomunicabilità dei proprio Sé. Nel poliamore, invece, non parliamo di relazioni sotto la tirannia della legge ma di relazioni basate sull’oligarchia di sentimenti e necessità chiari e definiti.

Conclusioni

L’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia (Barbara Alberti)

Resta da descrivere la differenza tra poliamore e poligamia.

Nella radice dei termini monogamia e poligamia è centrale il ruolo della donna: un uomo può avere una o più donne, non viceversa. Al contrario, il poliamore è del tutto paritario. Le differenze di genere scompaiono. È come se rileggessimo l’opera di Magritte e usassimo il velo non per nascondere le pulsioni degli amanti ma per contenere gli innumerevoli volti delle persone amate.

Non esiste, in definitiva, una regola d’amore. Ma ciò che fa la differenza tra l’Amore e l’amore è la profondità del sentimento.

Sentimento che può avere le proprie radici in una relazione duale o diffondersi in relazioni plurali. Sotto le lenti della psicologia i sentimenti non hanno regole e binari prestabiliti. La bellezza dei sentimenti, invece, risiede nella chiarezza esteriore o interiore, di chi li vive e li condivide.

E tu saresti in grado di vivere il poliamore?

P.S. CLICCA QUI per leggere I 5 significati della Gelosia secondo la psicologia archetipica

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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