Come ti pianto in asso: il paesaggio dell’amore abbandonato

Vi siete mai chiesti da dove derivi l’espressione polirematica “piantare in asso”?

Per rintracciare la nascita di questo modo di dire racconteremo una storia mitica, quella di Arianna. Con lei approderemo a Nasso, isola greca che diventerà, nella nostra storia, luogo dell’amore abbandonato. Il racconto che seguiremo vuole parlare, attraverso il mito, alla sofferenza dell’abbandono che abita in ognuno di noi, vuole parlare a chi è stato piantato in asso, a chi vive accanto al fantasma dell’amore perduto. La nostra storia vuole anche offrire una prospettiva di individuazione della sofferenza legata all’abbandono: da Arianna ad Artemide, al fine di poter riconoscere il messaggio che proprio quell’abbandono, e solo quello, poteva avere il potere di comunicarci.

Quale versione della storia? 

I miti, lo sappiamo, hanno sempre molte versioni. I protagonisti del mito vivono di molte vite e molte morti, e differiscono dai personaggi del romanzo, “vincolati ogni volta ad un solo gesto” come scrive Calasso.

Le storie mitiche ci ricordano che non possiamo mai possederle completamente, non con il possesso di cui ci vantiamo, quello della nostra mente, che per conoscere divide e mette ordine. Niente, nel mito, può essere diviso ed ordinato, e la mente non può utilizzare le sue solite strategie di comprensione. Le storie mitiche sono narrazioni sempre in atto, sono loro a possedere noi, e noi siamo obbligati ad incarnarle e raccontarle nuovamente. E così in questa storia, sceglieremo di raccontare una sola versione del mito di Arianna.

Arianna e Teseo

La storia che andiamo raccontando nasce nell’amore e in esso muore. A Creta, in un giorno di sole, arrivò uno straniero, Teseo, ed Arianna se ne innamorò. Ma chi era Arianna prima dell’arrivo dell’eroe? Non lo sappiamo. Cosa sappiamo di Kore prima dell’arrivo di Ade? Kore giocava con le amiche raccogliendo fiori, Arianna, figlia di Pasifae e di Minosse, re di Creta, giocava nel palazzo di Cnosso. Arianna era la sorella, sempre in ombra, sconosciuta anche a se stessa, del Minotauro. All’ombra del fratello metà toro e metà uomo, Arianna viveva in attesa, sognava, la giovane, un futuro in cui poter prendere forma. E Teseo arrivò, puntuale, come se essa sognandolo lo avesse creato. In realtà lui era lì per occuparsi di altro. Doveva uccidere il Minotauro e spezzare così la catena di sacrifici che ogni nove anni vedeva morire nel labirinto, casa del mostro, sette fanciulle e sette fanciulli di Atene. Chissà perché di Arianna ricordiamo sempre e solo il filo. Forse perché è allora che Arianna nasce nella memoria dei posteri. Nella storia che sempre la ricorderà, attenta esecutrice della volontà astuta di Atena. Ma non l’astuzia, né Atena, la convinsero ad aiutare Teseo. Fu l’amore, quello a lungo sognato, che la spinse a tradire il sangue del suo sangue. Fu lo sguardo di Teseo a persuaderla, uno sguardo che le permise di conoscersi e assumere forma. Teseo incontrò Arianna mentre era intenta a filare, e il fuso ci riporta già all’idea del destino. Si racconta che il giovane straniero la convinse ad aiutarlo sussurrandole dolci promesse di futuro, di figli e famiglia. Arianna è già innamorata, lo avrebbe aiutato anche senza preghiere, in cambio, in fondo, Teseo le stava già offrendo una vita fuori dall’oblio. Lei non lo sa chi è Teseo, o fa finta di non saperlo. Quel giovane dai lunghi capelli è un seduttore, un infedele, uno sportivo insolente con una storia già in corso con una certa Egle “la lucente”. Ma nella seduzione è già in atto la tragedia, perché sedurre, nella lingua greca, vuol dire distruggere. E così ogni volta che qualcosa o qualcuno ci seduce sarebbe saggio ricordare che qualcos’altro sta per essere distrutto. Non può essere altrimenti.

Arianna piantata in N(Asso)

Ma torniamo ai due innamorati. Scambiandosi promesse di amore eterno Arianna e Teseo, compiuto il sacrificio ed ucciso il Minotauro, partono alla volta di Atene. Dopo una lunga navigazione Teseo propone ad Arianna di sbarcare sull’isola di Nasso per riposare. Arianna, l’abbiamo capito, seguirebbe Teseo in capo al mondo, ed accetta ben volentieri. I due si amarono, e lei, felice, si addormentò. Al suo risveglio la favola era finita. Quando va per abbracciarlo nuovamente Teseo già non c’è più. Lei vede le vele lontane e capisce. È stata abbandonata. Non in un luogo sicuro, non in un luogo bello, non nella sua casa, non in compagnia. Nasso è un’isola cattiva, vuota, tutta roccia, spiaggia deserta e onde che si infrangono. Arianna è sola e disperata, ad una ad una cadono le sue vesti, ed è una scena di lutto, una tragedia che si svolge in un luogo che è, da allora, paesaggio dell’amore abbandonato. Arianna si sente morire, la figlia di Minosse è stata piantata in Nasso.

Arianna e Dioniso

Ma la nostra storia non finisce qui. Pensate che ad Arianna sia bastato quell’abbandono? No. E la storia torna a ripetersi. Arianna ha come simbolo una corona, segno di una circolarità che sempre ripete se stessa. Mentre  Arianna si dispera in quel terrifico luogo d’abbandono le giungono, portati dal vento, risa di giovani, profumi di vino, abbondanza di canzoni e allegria. Appare un corteo, Arianna incontra Dioniso ed è di nuovo innamorata. Alla faccia di Teseo: tu mi hai abbandonata? E io vado in sposa ad un dio. Dioniso era bellissimo, più di Teseo, bello come solo un dio può essere. Un po’ strano, non molto lucido, forse ubriaco, ma bellissimo. La seduzione di Dioniso prepara Arianna alla distruzione finale. Dioniso la amerà e avrà una sola moglie, Arianna. Ma un dio è fedele solo a ciò che è necessario e nella nostra storia si fa necessario che Arianna, adesso sposa, venga nuovamente abbandonata. E Arianna è di nuovo sola. Dioniso sigilla la necessità daimonica di Arianna facendo in modo che la storia possa ancora ripetersi. In quanto dio che scioglie e dissolve, egli prepara Arianna alla rottura delle dolorose dinamiche di attaccamento. Ma Dioniso è anche il dio della tragedia e la nostra storia ha un tragico finale.

La morte di Arianna: Artemide

Un dio non abbandona, non prima di aver portato a termine il suo compito che si compie nella morte. Dioniso fa uccidere Arianna. Ma da chi poteva essere uccisa Arianna se non da Artemide? Come a dire che solo l’immaginario di Artemide, vergine perenne, pelle dura, armatura e istinto selvatico, può uccidere Arianna e spezzare, con la sua freccia, la storia della corona. Artemide è il distacco, dea isolata, potente e sovrana. Spezzando la catena ella permette la trasformazione dell’immaginario vittima incarnato da Arianna.

Conclusione

La nostra storia finisce qui. Il suo racconto serva agli amori abbandonati, a ricordare che la nostra Arianna compie il suo destino ricercando chi potrà abbandonarla, perché attraverso quell’abbandono lei possa riconoscersi intera, dotata di forma a prescindere dalla forma che l’altro le dona.

Oggi Arianna vive nei nostri luoghi abbandonati, nelle ferite dell’amore non ricambiato, nei letti vuoti e disfatti della mattina dopo, oggi Teseo ha bloccato Arianna sui social e qualche psicologo parla di loro, non sapendo di farlo, riferendosi al fenomeno del ghosting. Anche noi ci riferiamo alla storia di Arianna ogni volta che usiamo l’espressione piantata in asso, espressione che si è modificata nel tempo perdendo una n, ma che sempre riporta il paesaggio dell’amore abbandonato. Che messaggio porta, a noi, l’abbandono di Arianna? Viene a dirci che ancor prima di essere piantanti in asso, anche noi, come Arianna avevamo abbandonato noi stessi. Arianna è diventata astuta perché lo voleva Teseo, poi è diventata moglie come desiderava Dioniso. È possibile vivere solo in funzione di ciò che pensiamo sia il desiderio altrui? No, si finisce per diventare trasparenti, fantasmi di noi stessi, vuoti. E chi ama una forma vuota che si deve avere sempre cura di riempire? Nessuno può reggere a lungo questo compito, questo dover continuamente creare l’altro. Nessuno può reggere la responsabilità di tenere in piedi l’identità di un altro, come se non bastasse dover reggere la propria.

Nessuna morale in questa storia, ma ricordate: l’abbandono in amore si cura con la freccia artemidea. Artemide uccide Arianna ponendole delle domande “Arianna, ma tu chi sei? Ti rendi conto che senza di te nessuno si ricorderebbe di Teseo come l’eroe che uccise il Minotauro? Che solo la tua presenza ha fatto di lui un eroe? Riconosci il tuo potere? L’Eroe sei anche tu!”. In fondo, noi incontriamo, nell’Altro e nel mondo, sempre e solo noi stessi.

P.S. CLICCA QUI per leggere Ghosting: Psicologia dell’uomo Ulisse

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Info sull'autore

Guia Buzzetti

Guia Buzzetti, psicologa psicoterapeuta analitica archetipica, socia fondatrice e docente didatta della Scuola di Specializzazione in psicoterapia analitica Atanor. Lavora nel suo studio a L'Aquila e online.

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