Da qualche giorno la parola “congiunti” sta facendo interrogare molti. Un lemma in grado di creare un punto di divisione fra gli incontri possibili e quelli ancora da evitare. Sì, perché assieme a tutti i cambiamenti radicali che stiamo affrontando in queste settimane stiamo riscoprendo anche il peso che può assumere una singola parola. Il peso delle parole, dei simboli letterali, e della loro interpretazione ha un ruolo psicologico evidente; il peso nella realtà quotidiana è stata a lungo sottovalutata per molti e da molti.

Perché una parola semplice può avere un peso nel quotidiano e nella nostra vita psichica? Proviamo a scoprirlo in queste righe.

Amici, compagni e congiunti

I “legami umani” sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. (Zygmunt Bauman)

In Italia, negli anni della contrapposizione fra Partito Comunista e Democrazia Cristiana, le persone si dividevano in “compagni” ed “amici”. L’etimologia di compagni è data da cum e panis; i compagni sono letteralmente “coloro che spezzano il pane insieme”. Il pane, simbolo di lavoro fisico ed umiltà, in questo senso diventa il simbolo delle rivendicazioni di quella fascia di popolazione che mirava alla conquista dell’uguaglianza sociale, con la forza semplice del proletariato. “Amici”, invece, è un simbolo sì di legame d’affetto, ma, politicamente, indicava l’adesione a un’idea superiore al quotidiano. Infatti, la parola “amici” ha la stessa radice di amore. Un legame indissolubile non solo tra gli uomini, ma anche con la sfera del divino.

Da qualche giorno, invece, giuristi, Istituzioni e comuni cittadini si stanno interrogando sul senso da dare alla parola “congiunti”. Letteralmente sono tutti coloro con cui siamo legati. Ed ecco che nasce la domanda psicologica: ciascuno di noi può esprimere di essere legato a persone con diversi tipi di sentimenti? Cosa indica il termine legame nel proprio mondo psicologico?

Gli anelli che si scambiano gli sposi è il segno di un legame difficile da distruggere, come lo è l’oro che di solito costituisce gli anelli. Un legame palesato da un giuramento, davanti alla legge e alle istituzioni o al divino di cui le persone professano la fede.           
Ci sono poi i legami di sangue, quelli che uniscono i genitori ai figli, i nonni ai nipoti ecc. Nella pratica biologica, è la condivisione di tratti genetici.    
Ci sono poi tutti quei rapporti che non sono scritti “nero su bianco”. Legami che, per ragioni così diverse, abbiamo scelto e che caratterizzano la nostra vita. Rientra in questa categoria l’amicizia, l’affetto tra fidanzati, tutti quei rapporti che, al di là della formalità, vanno a definire chi siamo e chi scegliamo di essere.

L’insieme di questi legami, l’insieme delle persone cui siamo congiunti, appunto, tratteggia alcune delle sfumature che compongono il disegno della nostra vita. Forse, può sembrare che tutto questo sia la scoperta dell’acqua calda, la scoperta di qualcosa di talmente vero da essere scontato. Eppure, tutto ciò che diamo per scontato, molto spesso ha una funzione dirimente nella vita interiore di ognuno di noi.

Congiunti a distanza

Il dovere è il più arido di tutti i legami tra gli uomini. (Oscar Wilde)

Le norme che hanno caratterizzato queste settimane ci hanno imposto di restringere i contatti sociali alle sole persone con cui dividiamo l’abitazione o, in casi particolari, con i colleghi di lavoro. La realtà fisica più dirimente di quella dell’anima. Abbiamo dovuto rinunciare, per un obiettivo del tutto particolare, a tanti e tanti legami, senza che questi perdessero di importanza. Abbiamo approfittato della tecnologia per rimanere in connessione gli uni con gli altri. Abbiamo abdicato alla libertà di comunicare affetto in presenza. Abbiamo abdicato a molte libertà di fronte a un’Istituzione che vigila sulla nostra sicurezza, davanti alla necessità di un bene di sicurezza e salute comune.

Ecco, qui risiede la difficoltà e il rischio pericolosissimo per la nostra psicologia: sentirsi costretti e non liberi di scegliere. Sentirsi costretti a rinunciare a qualcosa, senza condividerne la necessità o l’importanza. E da qui nascono i rischi di comportamenti e di pensieri difficili da gestire. Dal 4 maggio, le restrizioni andranno via via ad alleggerirsi. Ma la normalità a cui eravamo abituati è ancora lontana. Ed ecco che, in modo dirompente, nasce la necessità psicologica del poter scegliere e determinare i nostri comportamenti. La nostra libertà di scegliere è ciò che ci rende ancora liberi, al di là delle restrizioni, delle autocertificazioni o del dovere civile di dare spiegazioni.

Non siamo ancora in condizioni di poterci muovere senza dover dare una giustificazione ai nostri spostamenti. Tuttavia, siamo in condizione di poter andare a far visita ai nostri congiunti, almeno a quelli presenti in confini territoriali accettabili. Una visita, senza il contatto di un abbraccio, senza l’aroma del caffè o l’atmosfera di un pranzo. Visite a parenti, fidanzati e forse amici. Visite che ci renderanno palese la nostra umanità. Ecco un altro termine che indica una forte caratteristica di tutti noi. Un termine che indica l’appartenenza all’umanità, ma che ci ricorda, costantemente, la nostra fragilità. Il nostro essere umani è connesso con il nostro essere così distanti dalla perfezione.

Conclusioni – Congiunti e umani

L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi (Albert Einstein)

Potremo scegliere chi, come e quando andare a trovare. Potremo e dovremo scegliere di mantenere delle misure di sicurezza. Potremo e dovremo scegliere di essere liberi di ridurre gli spostamenti e di dover restare saldi sulle norme di sicurezza che ci sono state indicate. Sarà una possibilità per ciascuno di noi di affermare l’importanza di alcuni legami e, al contempo, di rendere rocciosa l’appartenenza alla categoria dell’umanità. Sì, ciascuno di noi ha l’opportunità di riconoscersi in un gruppo ben più esteso delle famiglie di appartenenza, della nazionalità, del credo religioso, filosofico o politico.

Mantenere ancora le precauzioni di sicurezza coincide con l’onere di tutelare l’umanità intera. Scegliere, altresì, una visita anziché un’altra, significa urlare un affetto, una premura, la necessità di accostarsi a una vita con cui siamo in legame, con cui siamo congiunti. Ci è stato ripetuto più volte che la data del 4 maggio non è un “liberi tutti”. Non ci è stato detto che è lecito uscire continuamente: ci è ancora richiesto di limitare gli spostamenti.

Un obbligo imposto, per una percezione esterna; la possibilità di scegliere, per il nostro mondo interiore. Non una gradazione di affetti, ma il riconoscere e ammettere con noi stessi la necessità di incontrare una persona anziché un’altra, perché in questo momento ne abbiamo reciprocamente bisogno. È come se fossimo messi davanti alla lampada del genio: quali 3 desideri esprimereste? Siamo ancora liberi di scegliere. Siamo ancora liberi di essere umani. Possiamo urlare con la forza di una visita la nostra necessità di avere legami di persona. Possiamo ribadire con decisione la consapevolezza di noi stessi, dei nostri legami e della nostra appartenenza all’umanità.

Essere umani è una sfida psicologica profonda, una sfida alla nostra debolezza, alla nostra finitezza e al nostro desiderio di essere liberi.

P.S. CLICCA QUI per leggere L’amore ad un metro e mezzo di distanza

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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