È morto Kobe Bryant

È il 26 Gennaio 2020 ed è una tranquilla domenica sera. Sono a casa in attesa che riprenda il turbinio e la frenesia della routine settimanale.

Guardo il cellulare e vedo numerose notifiche su alcuni gruppi di amici: è morto Kobe Bryant.

È vero? È la solita notizia fake?

Dopo qualche ricerca devo constatare che, purtroppo, è tutto vero.

Rimasto coinvolto in un incidente con l’elicottero, Bryant e una delle sue figlie, Gianna Maria, ci hanno lasciato.

Con lui è morta una leggenda, è venuto a mancare un vero e proprio simbolo, una pezzo di storia del Basket.

Sono un appassionato di pallacanestro e dopo la notizia ho ripercorso velocemente tutti i miei personali momenti “insieme a lui”: da quando ero un bambino a scuola e cercavo di fare canestro nel cestino durante la ricreazione, al campetto con gli amici tentando di imitarlo, dai titoli vinti con Shaq e senza di lui, agli 81 punti, fino all’ultima partita: Mamba out

Quando si ricorda una storia di una persona si ricostruisce la potenza del suo daimon. In questo caso, e con questo articolo, onoriamo, non la morte, ma la vita e la vocazione di un grande della pallacanestro mondiale: Kobe Bryant.

Il daimon

Gioco a basket, è la mia terapia. La mia fuga da ciò che mi sta succedendo (K.Bryant)

Il basket è stato il daimon del giocatore statunitense e come ogni daimon si è manifestato in modo terapeutico. 

Prima della nascita, come suggeriva Platone nel mito di Er, tutti noi scegliamo il nostro destino, ovvero cosa essere nella vita. Perseguire questa scelta ci fa stare bene, ci fa sentire realizzati ed appagati. 

Farsi guidare dal daimon significa curare Psiche attraverso la potenza del destino. 

I primi segnali del daimon di ognuno di noi sono da ricercare nell’infanzia quando la vocazione si manifesta con ossessione, ostinazione e potenza irrazionale. Lo stesso Kobe afferma che la pallacanestro per lui è stata una vera e propria ossessione, qualcosa che lo aveva posseduto fin dalla nascita. 

Il gioco del basket, come ho citato all’inizio di questo paragrafo, è stato anche la fuga da tutto ciò che gli succedeva. L’analisi immaginale della parola fuggire ci permette di intuire inasepettatamente la potenza del daimon che parla attraverso l’inconscio. Infatti l’etimologia di fuga ci rimanda al curvare tipico del serpente.

Probabilmente il Black Mamba…

Il Black Mamba: simbolo del daimon

Se il daimon di Kobe si potesse esprimere attraverso un simbolo, questo sarebbe il Black Mamba, ovvero il suo soprannome.

Dal punto di vista immaginale il Black Mamba non è solo uno dei serpenti più velenosi e pericolosi presenti sulla terra, ma è anche il più veloce. 

Il serpente non è accostato a Kobe solo per le sue movenze in campo, ma anche per la capacità di “cambiare pelle”, ovvero di rinnovarsi continuamente e rendersi immortale, come quando la storia narra che, dopo un grave infortunio, cambiò letteralmente la sua tecnica di tiro per continuare a giocare e a migliorarsi. 

Mamba mentality 

La Mamba mentality è cominciata qui, quando sono cresciuto in questo bellissimo Paese – l’Italia -. Qui ho sviluppato la passione, l’immaginazione, vedi la storia tutt’intorno e quando cresci, e da bambino diventi ragazzo, e da ragazzo uomo, senti le rotelline del cervello che girano. È tutta questione di curiosità (K.Bryant)

La Mamba mentality è l’incarnazione sportiva del daimon e si manifesta in 5 punti fondamentali secondo Kobe: 

1. Passione 

2. Ossessione 

3. Voglia di competere 

4. Capacità di attraversare le avversità 

5. Non avere paura

E non sono queste proprio le caratteristiche del daimon suggerite da James Hillman? Una forza inspiegabile che ci rapisce fin dalla nascita, ci usa, ci appassiona e ci ossessione fino alla morte.

Conclusioni

Il basket è tutta la mia vita (Kobe Bryant)

E tutta la sua vita è stata il Basket. La passione, l’ossessione, la voglia di competere, la capacità di attraversare le avversità e il coraggio, sono stati i marchi di fabbrica di Kobe Bryant durante la sua carriera sportiva. 

Queste caratteristiche sono state anche l’espressione della sua vocazione: il basket. Uno sport che gli ha concesso tutto, lo ha usato e lo ha gettato via.

Probabilmente, alla fine, è fuggito via ancora un’ultima volta, è stato Black Mamba fino alla fine, fino al tragico incidente che ci ha strappato via uno dei simboli più vividi dello sport contemporaneo.

Infine, tutto ciò che vogliamo dire a riguardo, prendendo spunto dalle sue ultime parole da professionista, è questo: 

Mamba Out. Riposa in pace… ma non troppo.  Sappiamo che ora stai giocando lì, nell’immaginale, insieme a tutti gli altri campioni della storia del basket.

Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. (J.Hillman, Il codice dell’anima, pag. 19)

P.S. CLICCA QUI per leggere “Il codice dell’anima di James Hillman. La ghianda, il destino e il daimon.”

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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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