Parlando di sistemi umani, il feedback comporta complicati processi inconsci, sia su scala individuale che collettiva che sociale. Da molto tempo è stato accertato che gli individui possono essere influenzati da tali forze inconsce. Tuttavia i processi su larga scala e la loro influenza sono assai meno compresi. Noi tendiamo a coglierli soltanto in modo latente, in senso statistico: nelle curve della popolazione, l’evoluzione storica, i mutamenti che avvengono nei secoli. Spesso attribuiamo questi processi a forze religiose e abbiamo la tendenza a evitare un’analisi approfondita (F. Herbert, Creatori di dei, Ed. Nord, Milano, 1974, p. 61-62)”.

Gli dei sono diventati malattie: teorema centrale della psicologia archetipica. Significa che la malattia, quella dei manuali di psicopatologia, viene ricondotta alla sua origine psichica, una dominante che tramite la patologia, il sintomo, ci rimanda al dio che esige un qualche genere di tributo. La malattia è il richiamo non solo del desiderio rimosso o del trauma nascosto ma è la voce di un bisogno caratteristico e autonomo. Ammalarsi è il modo moderno per entrare in relazione con gli dei.

Ma cosa sono gli dei?

Parliamo chiaro: la parola ‘dio’ non ha niente a che fare con un essere superiore che abita in regioni astrali attorniato dalle sue schiere angeliche. La parola ‘dio’ serve a dare una forma personificata ai nostri programmi comportamentali. Parliamo dunque degli istinti e della loro evoluzione tanto complessa e particolare da aver abbandonato la biologia ed essersi trasformata in psicologia. Anzi, la biologia stessa diventa una particolare emanazione dell’attività psichica come avvenne per la libido, l’energia sessuale, che costituiva per Jung un’energia più generale e affine con le forze fisiche fondamentali.

Jung ha teorizzato l’archetipo per dare alle rappresentazioni divine la funzione di forze autonome che agiscono nel formare e orientare le masse e gli individui. Perciò l’inconscio si è allargato da personale a collettivo. Una geologia della personalità che vede il singolo come una terra emersa che si appoggia sugli strati inferiori a lui ignoti, fatti di influenze parentali, tribali, nazionali, specie-specifiche e infine fisiche. Una memoria trasmessa da generazione a generazione attraverso un ignoto meccanismo, forse epigenetico, forse di natura altra come pensava Hillman: l’immagine, fondamento assiologico distinto dalla biologia, dai numeri, dal linguaggio e dalla genetica.

Ma gli dei sono diventati solo malattie?

Possiamo rintracciare l’agire degli dei anche al di fuori del linguaggio clinico? Oltre a malattie, cosa sono diventati oggi gli dei? Le riflessioni socio-antropologiche ci possono essere d’aiuto. Durkheim, per esempio, riteneva che la religione e i suoi dei fossero rappresentazioni collettive, le forme simboliche necessarie a rappresentare la società, le sue parti costitutive, il rapporto tra individuo e istituzioni. La nazione, le ideologie che ne sono alla base, i simboli che rappresentano, sono un veicolo degli dei. Attraverso l’ideologia politica ed i sentimenti patriottici, il consenso e la struttura organizzativa del potere si veicola la volontà degli dei. Quindi è giusto dire che gli dei del potere politico oggi sono diventati i simboli degli stati e delle ideologie. Lo stesso si può può dire per l’economia e i suoi apparati, la finanza, gli istituti bancari, i mercati, il capitalismo e il consumismo. E così potremmo andare avanti per tutti gli altri settori di una cultura: la guerra, l’ambiente, la salute, la scienza e la tecnica, l’educazione.

Cosa vorrebbe dire che le costruzioni culturali, le strutture dei sistemi sociali, sono quello che in passato erano gli dei?

Sembra una constatazione ovvia, l’evoluzione del pensiero e delle civiltà è passato dalle teocrazie magico-religiose alle organizzazioni statali moderne, la scienza ha sostituito la superstizione e le teorie fallaci nella conoscenza dei fenomeni, questo è il progresso. Vero, è così. Tornando al principio psicologico proposto dalla psicologia archetipica, malattia=dio, non si è voluto fare un passo indietro quanto piuttosto spostare il senso del valore dato alla malattia dando importanza all’attività psichica, alle immagini e alla loro dinamica. Siamo mossi dalle immagini, l’inconscio e le sue influenze archetipali. E non ne siamo coscienti.

Sostenere che le costruzioni culturali sono mosse dagli dei in senso psicologico del termine ci apre uno scenario inaspettato.

Un dio comanda sull’essere umano, ha un potere coercitivo su di lui, lo obbliga e lo spinge ad agire possedendolo, determinandone le scelte e condizionandone i desideri. Un dio è tale perché il suo potere mina e controlla la volontà umana. Il rapporto con un dio non potrà mai essere regolato mediante un’imposizione o un’azione intellettuale. Questo è il punto. La volontà, la ragione non hanno presa sugli dei. E questo vale sempre. Adesso iniziamo a capire meglio perché serve usare la parola ‘dio’: essa designa una forza affettiva che agisce sul singolo e sulle masse che non può essere in alcun modo scalfita da un approccio semplicemente voluto e intenzionale. Il rapporto con un dio passa sempre attraverso una transazione, un esercizio di fede, un atto di devozione o un rapporto di intimo dialogo mistico e sensuale. Perché il dio riflette l’attività autonoma e impersonale della psiche verso la quale è richiesto un rapporto più che una programmazione. Non è solo l’ignoranza o un atteggiamento oppositivo o di contenstazione a impedire il rispetto delle regole, non c’è alla base solo la corruzione o il malfunzionamento degli apparati burocratici e la criminalità. Ci sono anche e soprattutto degli agenti psichici, immaginari archetipici che possono essere incarnati e veicolati ma mai dominati e controllati.

I complottitisti ci vengono in aiuto

I teorici del complotto ritengono che esistano organizzazioni segrete d’influenza internazionale che gestiscono il potere globale, pensiamo alle leggende sul Governo Occulto o sulla Sinarchia. Esse sono la causa principale del male del mondo, coloro che vogliono tenere sotto controllo le popolazioni imponendo subdoli sistemi di condizionamento per minare sempre di più la libertà individuale e il pensiero rendendoci schiavi a nostra insaputa. Penso che i complottisti non abbiano tutti i torti, il mondo, le società e le nazioni sono malate perché controllatte e assoggettate. Sappiamo però che dire malattia significa in psicologia dire ‘dio’. Dunque gli dei dominano e comandano il mondo, le società, le nazioni.

Conclusioni. Ignoriamo quasi del tutto le influenze psichiche sulla società.

La società di massa attuale è per lo più mossa dal consumismo e dominata dal modello capitalista. Le grandi correnti che si oppongono a questo sistema sono l’integralismo religioso islamico e i movimenti ecologisti, sistemi fortemente ideologici che minano la logica dell’accumulo e della ricchezza. Nelle reazioni dei rappresentanti politici o delle azioni di massa e di protesta possiamo individuare numerosi elementi di natura affettiva e irrazionale, reazioni discutibili e facilmente giudicabili. Dire che dietro queste azioni ci siano gli dei significa dire che agiscono fortissimi impulsi fatti di sentimenti vivi che alimentano idee fino a che queste prendono una sorta di forma ed entità autonoma. In passato il ruolo del sacerdote e del clero era quello di veicolare e dare una forma opportuna a questi prodotti da cui nasceva il dio nella forma più nota e il culto di esso. Sarebbe a dire che gli dei sono una creazione umana ispirata dalle profondità dell’inconscio! Ci possiamo subito accorgere che oggi molti di questi sacerdoti calzano vesti poco religiose e più mondane, come i direttori delle politiche o i gestori della comunicazione tramite internet. Non esiste tuttavia ancora una scienza dichiarata nella gestione dei sentimenti che danno vita agli dei mentre invece esistono mezzi di controllo e gestione della comunicazione finalizzati a convogliare i sentimenti di massa in scopi personali di controllo e manipolazione. La psicoanalisi in origine aveva questo scopo, fornire una scienza capace di aprire gli occhi alle persone, ovvero di portarle a conoscere la psiche oltre il comune atteggiamento religioso fatto di favole e di assoggettamento al potere di pochi. Ignorare gli dei e lasciarli all’uso esclusivo di certe lobby di potere credo sia oggi uno degli errori più gravi di cui non siamo neanche coscienti.

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