Addio Gigi Proietti maestro di teatro e di educazione sessuale 

Ci siamo svegliati con la notizia della morte di Gigi Proietti. Un attore, un personaggio caro a molti di noi.

Quando muore una persona come Gigi Proietti, è come se morisse una persona cara, qualcuno che ci ha accompagnati in momenti a cui siamo affezionati. E c’è l’abitudine del ricordare. Possiamo ricordare Proietti come il maresciallo Rocca o come il protagonista di Febbre da Cavallo.

Io in queste righe voglio ricordalo come un maestro di educazione sessuale. Un attore che in un suo cavallo di battaglia ha saputo cogliere l’ipocrisia degli uomini e delle donne che vanno a spiegare il sesso ai bambini.

Un maestro dell’educazione sessuale, che sembra aver attinto dal pensiero di Eric Berne, psicologo canadese, autore della teoria dell’analisi transazionale, su come possa essere difficile, controverso e ironico spiegare la sessualità.

Spiegare la sessualità a un bambino, a un adolescente e all’adulto che è in noi è un’azione che fa ridere.

Parole scomode

Proietti nella scena de “L’educazione sessuale” imita un educatore, con un accento pronunciato, proprio a sottolineare l’appartenenza al popolo. E mette a nudo l’imbarazzo di chi deve spiegare a una platea di bambini il significato di “pene”, di “fallo”, di “vulva” e persino di “sesso”. Un imbarazzo tanto forte che solo un attore capace come Proietti poteva spiegare con tanta ironia. Sì, perché l’arte dell’attore è anche quella di colpire il pubblico con le risate, ma risate che fanno pensare.

Un attore come Gigi Proietti deve costantemente studiare. Studia fenomeni sociali. Studia linguistica. E studia anche psicologia. Nella scena de “L’educazione sessuale”, sembra quasi che Proietti abbia letto Eric Berne, psicologo canadese, autore della teoria dell’analisi transazionale.

Nel pensiero di Berne sulla educazione sessuale sono centrali le parole da usare, con le caratteristiche che ogni parola porta con sé. Si parte dal presupposto che la sessualità non è una formula matematica. L’atto sessuale non può essere compreso come una mera addizione di organi genitali. Soprattutto se le parole “pene” e “vagina” – come splendidamente racconta Proietti – sembrano quasi impronunciabili.

Per Proietti, per spiegare la parola “fallo”, si ricorre a un esempio sportivo: l’arbitro che cosa fischia? Il FALLO.

E per spiegare il termine “pene”, si ricorre alla massima che vuole l’ambasciatore non portare PENE, appunto.

E figurarsi poi come spiegare l’atto sessuale in sé… Proietti nella scena ci tiene a precisare di non essere di certo uno sporcaccione. Non è colpa sua se il Padreterno ha fatto funzionare così questo fenomeno. Precisa che per la riuscita della sessualità è indispensabile un grande amore.

Beh, Berne invita a cogliere le parole con le loro caratteristiche. E se “fare l’amore” sarà associato a caratteristiche come “caldo”, “umido” e “fecondo”, la parola “venire” sarà associato a caratteristiche come “caldo” e “umido”, senza fecondità. Nello spiegare la sessualità a un bambino o a un adolescente, le parole hanno un peso enorme. Così come il peso enorme lo avrà l’atteggiamento di chi prova a spiegare un aspetto tanto centrale nella vita dell’universo. Berne sintetizza le possibili interazioni che si dovrebbero creare nell’educazione sessuale.

Al genitore – aspetto morale della personalità – dovrebbero appartenere solo i “sì” e i “no”. Lo stesso si può attribuire all’adulto, inteso come organo razionale e responsabile. Al bambino, ovvero all’aspetto istintuale della personalità, invece, vanno lasciate parole di stupore come “Ullallà”, “Bah” e perfino “Meraviglioso”. Al di fuori di queste parole, secondo Berne, si manifesterebbe l’imbarazzo. L’imbarazzo di chi porta con sé e su di sé l’ipocrisia di ritenere impura l’esplosione dell’amore o l’atto sessuale in sé.

Nella magica interazione fra ragione e istinto, non si può spiegare a un bambino e, ancor meno, a un adulto, cosa sia l’amore e cosa voglia dire fare l’amore. Si può spiegare il senso anatomico del concepimento e la meccanica dell’atto sessuale. Non si può spiegare l’emotività della sessualità.

Si scopriranno passo passo gli odori dell’amplesso. A poco a poco si scopriranno le caratteristiche degli organi genitali. E si scoprirà perfino cosa vuol dire l’orgasmo.

Spiegare tutto questo a parole?! Solo a scriverlo, fa venire da sorridere.

Proietti: l’amore non si può spiegare

Ed ecco che arriva la magia di Proietti, la magia dell’arte della recitazione.

Gigi Proietti con la sua educazione sessuale sbeffeggia tutti noi. E racconta di come l’amore non si possa spiegare, se non risultando buffi e ipocriti. L’amore si vive. E si scopre passo passo.

Proietti, già solo in questo cavallo di battaglia, è stato un maestro. Un maestro dell’arte, un maestro del teatro. Un maestro anche della psicologia, intesa come capacità di cogliere e spiegare i fenomeni dell’umanità. A tutti noi rimane immutata la possibilità di ricordare e fare nostri i racconti di Proietti.

Non c’è racconto, non c’è Teatro che abbia senso se non immerso nella nostra anima. Nelle scene di Proietti c’è un pezzetto di ciascuno di noi. Anche della nostra educazione sessuale.

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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