Il sesso fa paura

Nobuyoshi Araki: in quanti conoscono questo nome? Beh, è uno dei fotografi più controversi degli ultimi decenni. Nelle sue foto ha raccontato con brutale realismo il sesso. Il sesso estremo. Quello che in molti pensano si possa relegare solo al mondo della pornografia. Il sesso, inteso come punto di contatto di Eros e Thanatos.

Nelle foto di Nobuyoshi Araki c’è il racconto – tanto realistico da sembrare brutale – di una parte dell’ombra di molti. Un’ombra tanto oscura da farci paura.

Sì, il sesso a volte fa paura.

Senza filtri

Si immaginò sia regina che schiava, dominatrice e vittima. Nella sua immaginazione faceva l’amore con uomini di tutti i colori della pelle – bianco, nero, giallo – con gli omosessuali e i mendicanti. Lei era di nessuno, e nessuno poteva fare niente per lei. Aveva uno, due, tre orgasmi, uno dopo l’altro. Immaginava tutto quello che non aveva mai immaginato prima, e lei dedico sé stessa a tutto ciò che era più fondamentale e più puro (Paulo Cohelo)

Per decenni, le pulsioni sessuali sono state aspetti della nostra vita da limitare alla sfera dell’“inconfessabile”. Per decenni, i desideri sessuali, con tutto il corredo di dettagli e sfumatura inconfessabili, dovevano essere tenute fuori dai confini domestici, da tutto ciò che avveniva in casa. Esistono e sono esistite coppie che non si sono mai concesse la reciproca nudità. Esistono e sono esistite coppie che non si sono mai confessate un sogno erotico o la voglia di un gesto, un comportamento, un gioco.

L’ho scritto in tanti articoli, ma è un esempio appropriato in molti contesti. I giovani uomini dovevano “fare pratica” per essere iniziati alla sessualità. E per molto tempo hanno riservato alla mercificazione sessuale l’appagamento di desideri inconfessabili. Per decenni, generazioni di donne e uomini hanno messo filtri alla propria vita sessuale. Filtri, come quelli del Parental Control per impedire a un adolescente di accedere a contenuti vietati ai minori. Filtri talmente profondi da portare l’oggetto del desiderio quasi a scomparire. Filtri che riuscivano a trasformare un desiderio in pulsione e magari in un sogno di cui nemmeno ricordarsi al mattino.

Nobuyoshi Araki, consapevole di molti di questi meccanismi, ha creato il suo linguaggio artistico. E, non volendo, è stato un ottimo psicologo. Nelle sue fotografie è in grado di cogliere aspetti reali, veri e umani del sesso. C’è chi ama rapportarsi con il proprio partner attraverso pratiche definite estreme. Lattice, corde, giochi di ruolo… se consenziente, non c’è una gradazione di giudizio. Non dovrebbe affatto esistere un giudizio, a dire il vero. C’è una realtà emotiva, psicologica e, sì, perfino fisica. In tale realtà entra a gamba tesa Nobuyoshi Araki.

È stato in grado di cogliere l’arte all’interno della realtà. Anche se fuori dai canoni della normalità. Ha raccontato la masturbazione, il bondage, l’autoerotismo esplicito…con colori e forme tanto reali da mettere in imbarazzo lo spettatore. E ha colto un aspetto centrale di ogni psicoterapia che si rispetti. Mettere a nudo. Spingere il paziente ad accettare la propria vergogna e investirla nella relazione analitica. Nobuyoshi Araki chiede allo spettatore esattamente questo: metti in ballo la tua vergogna e cerca l’arte che c’è!

Anche la paura, la vergogna o il senso del pudore sono emozioni che ognuno di noi ha provato nella propria vita sessuale. A tanti adolescenti è capitato di avere paura (più o meno consapevole) del proprio corpo e della sua evoluzione. Ognuno di noi ha imparato e sta imparando a cogliere la propria evoluzione fisica, mentale e sessuale. E ognuno di noi, nella propria sfera sessuale, fa i conti con paura, vergogna e senso del pudore. Nobuyoshi Araki schiaffeggia queste emozioni e ci dice che sì, il sesso fa paura.

Paura di noi

Questo distratto inseminare dei maschi, storditi dal piacere. Ci fecondano sopraffatti dal loro orgasmo. Si affacciano dentro di noi e si ritraggono lasciandoci, celato nella carne, il loro fantasma come un oggetto smarrito (Elena Ferrante)

È necessario essere chiari: tutti noi abbiamo avuto paura del sesso e di noi stessi. A tutti noi è capitato di sentirci inadeguati nei confronti del nostro corpo, di noi stessi o del nostro partner. Fa parte della relazione con noi stessi e con gli altri. Ancora più se parliamo della sfera sessuale. Perché? La sessualità è un bacino in cui si incontrano una vasta gamma dei nostri vissuti. Nella sfera sessuale di ciascuno di noi entrano a far parte le esperienze della nostra infanzia, della nostra adolescenza, dell’esplorazione del nostro corpo e di come in questa esplorazione siamo stati accompagnati. E c’è una sfera di imponderabile.

In questa sfera della nostra vita ci sono diverse possibilità di soddisfazione e altrettante di insoddisfazioni. Molto dipende dal livello di interazione sincera che ci concediamo e che concediamo al partner. Non può esistere sessualità soddisfacente se non c’è comunicazione, non solo verbale. Non possiamo accedere a tutto il piacere disponibile se non siamo disposti a metterci a nudo e a ricevere la nudità dell’altro.

Concedersi all’altro e accogliere l’altro. Trovare punti di incontro, di piacere reciproco. In questo modo, si inizia un percorso in cui è possibile scoprire che, sorprendentemente, nel nostro bacino di inconfessabile c’è una possibilità. C’è la possibilità di creare e vivere momenti tanto intimi da essere unici, radicali, profondi. In questo modo, con questi livelli di intimità, si arriva a scoprire l’energia simbolica e mentale di un orgasmo.

Spesso mi è capitato di confrontarmi con uomini e donne con difficoltà nel raggiungere l’orgasmo assieme al proprio partner; in molti casi, una delle possibili spiegazioni era proprio la difficoltà nel mettersi reciprocamente a nudo. Mettere l’anima, e non solo il corpo, a nudo. Ed è un comportamento che può fare davvero paura.

Nobuyoshi Araki compie questo gesto con le sue fotografie: mette a nudo. Fotografie senza filtri, piene di realtà. Fotografie tanto reali da essere percepite come brutali. E racconta ai suoi spettatori qualcosa che molti sanno, ma che in pochi ammettono. Nella sfera della nostra sessualità si esprimono tanti aspetti della nostra ombra. E anche con lei dobbiamo imparare a vivere una relazione che ci dia soddisfazione.

Conclusioni

Si viene al mondo con i propri orgasmi contati, e quelli che non vengono usati per qualsiasi motivo, proprio o altrui, volontario o coatto, sono persi per sempre (G.G.Marquez)

Avere paura della sessualità è possibile ed è frequente. Come racconta de André “C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, Bocca di rosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”. Ma c’è anche chi si priva della sincerità dei propri desideri, della propria inconfessabile nudità.

Essere nudi è la vera paura. Perché nudità fa rima con vulnerabilità. Ma nelle relazioni e nella sessualità non si può fuggire a lungo, soprattutto se da noi stessi. Ecco lo schiaffo di Nobuyoshi Araki: il sesso ci fa paura e ci scandalizza, se riesce a cogliere quanto scegliamo di non confessare nemmeno a noi stessi.

P.S. CLICCA QUI per leggere l’analisi immaginale della Guernica di Picasso

Taggato in:

Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

Vedi tutti gli articoli