Emergere dall’emergenza
Negli ultimi tempi la parola emergenza detiene un primato nella sua accezione di circostanza imprevista, momento critico e improvvisa difficoltà. Tuttavia, una prima definizione di emergenza [der. di Emergere] rappresenta l’atto vero e proprio di emergere, come fenomeno del sorgere di una cosa da un’altra.
Emergere significa non solo manifestarsi, bensì creare trasformazione da qualcosa di esistente a qualcosa d’altro che è comunque parte di quella vita stessa. Innalzarsi, venire alla luce, levarsi più in alto.
In questo periodo siamo stati chiamati a vivere un’esperienza profonda, ad accogliere spazi di noi a lungo sommersi, a restare con l’incertezza e la paura, con il vuoto e il silenzio.
Nei momenti di sofferenza, in una realtà frantumata dagli avvenimenti, si accentua la necessità di recuperare una forma di certezza, cercare un’integrità interiore e riconoscere un senso di coerenza fra quanto accade dentro e fuori di noi.
Eppure, gli spazi della psiche accolgono per loro natura incessanti moti, indefiniti, alla continua ricerca di un’armonia in trasformazione e per questo ci troviamo eternamente coinvolti nel travolgente.
Secondo la psicologia analitica l’individuazione come processo di sviluppo, di integrazione e differenziazione, nasce dal sommerso di noi, lì dove l’inconscio è luogo di vivi contenuti complementari e compensatori.
“La qualità propria dello spirito è di descriversi costantemente da sé. È un disegno che si fa e si disfa, e la sua attività, in questo senso, è un’attività artistica.” (H.Focillon, Vita delle forme, p.69).
Sappiamo per definizione che emergere significa anche venire a galla, salire in superficie, sporgersi dall’acqua; emergere è affioramento, il venire in luce di reperti prima nascosti o ignorati del nostro essere. Possiamo dunque domandarci:
Qual è il senso di emergenza alla luce delle dinamiche della psiche?
“[…] far emergere intenzionalmente ciò che per sua natura si verifica inconsciamente e spontaneamente, e integrarlo nella coscienza e nel suo modo di vedere proprio” (C.G.Jung, Psicologia dell’inconscio, cit., p.135)
Consideriamo che non si tratta di emergere sugli altri, né di distinguersi per allontanarsi da sé, bensì di emergere dal sé e differenziarsi, per poi ricombinarsi in una forma nuova. Si tratta di un processo dinamico di integrazione continua, necessaria.
Si dice che andare a fondo ci dona la spinta per risalire, e se andare a fondo fosse necessario?
Ogni istante è un atto di trasformazione e va accolto, così è chiamata a fare la nostra psiche. Che lo si desideri o no l’atto di emergere è un processo che richiede il suo opposto, quello di affondare.
L’etimologia dal latino:“e” fuori e “mergere” tuffare ci aiuta a osservare bene questa inversione di moto. Affondare fuori come se quella stessa spinta che ci ha portato giù fosse la forza necessaria a riportarci a galla.
In questi mesi abbiamo vissuto la pressione di un’emergenza fuori e dentro di noi al punto da non distinguerne più i confini. La sospensione delle nostre abitudini e il senso di oppressione e di mancanza sono un’apnea alla quale non eravamo preparati.
Allo stesso tempo, tuttavia, si è rivelata in noi una spinta innata a rinnovarci, a cercare nuove strade e la necessità di ritrovare la certezza di qualcosa di conosciuto ma non ancora pensato.
L’arte di riemergere
La psiche è eterno rinnovamento di sé stessa, è qualcosa di fluido e mutevole, sviluppa una nuova condizione in ogni istante in cui la abitiamo.
Ho scelto di raccontarvi questo processo, metafora di un’esigenza attuale, attraverso la performance di Julie Gultier, apneista e danzatrice, artista unica nel suo genere.
Il titolo della performance che vi invito a vedere è “AMA”, girata nella piscina per subacquei più profonda del mondo: la Y-40® The Deep Joy.
Gioia profonda, si trova in Italia a Montegrotto terme e il suo nome è anche l’emozione di coloro che decidono di sperimentare l’esperienza di un’immersione o semplicemente quella di attraversare la galleria trasparente sospesa all’interno della vasca.
Julie Gaultier ha scelto questo luogo per la profondità e trasparenza delle acque termali e la musica della sua performance è un pezzo del caro maestro Ezio Bosso: “Rain, In Your Black Eyes”.
“La musica è un gesto d’amore e quando ami qualcuno è come volare, alleviare te stesso e saperti guardare dall’alto.” Ezio Bosso
“AMA” è un racconto danzato nell’acqua, dedicato a coloro che si trovano a vivere un dolore.
Un racconto di delicata bellezza.
Un atto di trasformazione messo in mostra da un’anima che fa arte.
“Affrontare il dolore, il più grande, quello che ti toglie il fiato. Chiedere alla bellezza e all’arte di cingerti tra le braccia, cullarti, asciugarti le lacrime. E se non è possibile dimenticare o sciogliere quella tenaglia che lacera lo stomaco, è comunque possibile smettere di trattenere il respiro e confidare nella propria forza per emergere dal buio dentro” (Julie Gautier)
Emergere dal dolore è un atto di profonda trasformazione, così l’autrice lancia un forte messaggio e desidera che questa storia sia la storia di chiunque voglia attraversarla. Ecco perché non usa parole, ecco perché ha scelto la danza.
La danzatrice costruisce una relazione profonda con l’acqua: crea nuovi movimenti dove la distanza fra intenzione e intuizione corporea si dissolve poiché ha la libertà di muoversi in ogni direzione. È come nella dinamica del volo.
Il corpo diventa un sogno istintuale con un movimento etereo e la performance un invito a immergersi in quello stato di bellezza.
“Quando danzo nell’acqua sento di diventare uno, uno con l’acqua” (Julie Gautier)
L’estrema limpidezza dell’acqua della Deep Joy contribuisce a coinvolgere l’osservatore nell’atto di introspezione e ricerca dell’artista, in uno spazio fluido, metafora e condivisione onirica di un campo psichico.
L’acqua ci riconduce alla psiche perché simbolo per eccellenza dell’inconscio e della rigenerazione, primo contatto con la vita; origine, nascita e rinascita allo stesso tempo.
“L’acqua è un momento di sospensione, una sospensione tra dualismi ancestrali, la vita e la morte, la luce e l’oscurità, il visibile e l’invisibile, nel fluire di questo eterno movimento che è la vita.” (Giuseppe La spada)
Secondo la psicologia archetipica si tratta di un atto in trasparenza, del fare anima, in cui il rapporto fra corpo e psiche si rovescia completamente.
La danza e il movimento abitano l’attesa del prossimo respiro, in una dimensione di sospensione del tempo, il Chronos che lascia spazio al Kairos come tempo di mezzo, il tempo dell’intuizione.
Immergersi e danzare sono estetica e rituale allo stesso tempo, metafore di un avvicinamento all’ineffabile esperienza dell’invisibile.
Come una goccia nell’oceano prendi parte alla corrente, al flusso e riflusso della marea. Tu cresci lentamente verso la terra e torni a ritirarti in respiri di durata infinita. […]E non sai come questo ti accada (Carl Gustav Jung — Il libro rosso)
Conclusioni
La potenza della compresenza degli opposti nell’atto di emergere è viva nella performance della Gaultier come nella nostra realtà psichica.
Cercare nella profondità nuovi movimenti con coscienza significa attraversare la propria complessità come un vissuto necessario per l’emergere di una nuova condizione nella nostra stessa vita.
Immergersi dentro di noi è necessario per attraversarci e riemergere portando con noi qualcosa di nuovo. Lasciare andare con grazia i pesi, i pensieri, le idee, le emozioni e gli attaccamenti che ci hanno aiutato a inabissarci.
“Sono stata attratta dalle profondità, ho cercato di raggiungere qualcosa laggiù ma ciò che è nascosto negli inferi è qualcosa di veramente personale. Laggiù in quello spazio-tempo dilatato qualcosa si apre al tuo immaginario, in ogni immersione capisci davvero qualcosa di te. Hai sbloccato chi sei” Julie Gautier
Ama è un invito a esistere nel dolore, esserci, affrontarlo con fiducia e rispettarne il tempo.
“Ogni progresso deve venire dal profondo, e non può essere in alcun modo incalzato o affrettato. Tutto è condurre a termine e poi partorire, lasciare che ogni impressione e ogni germe di sentimento si compia tutto dentro, nell’ombra, nell’indicibile e inconscio, inattingibile alla propria ragione, e con profonda umiltà e pazienza attendere l’ora della nascita di una nuova chiarezza.” (Rainer Maria Rilke — Lettera a un giovane poeta)
Desidero pensare alla parola Ama come a un’emergenza.
Ama è un invito a danzare la vita nella psiche.
P.S. CLICCA QUI per vedere la performace AMA
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Veramente “forte”