Relazioni e patologie

Le relazioni sane non esistono.

Ovvero non esistono relazioni che per definizione non presentano malattie. Giocando con le parole, ogni relazione è un racconto, una narrazione (etimo relationis) e ogni relazione ci porta indietro (etimo referre), ci riporta, stabilisce un legame con l’altro, quindi con il cosiddetto inconscio.

Cercare ossessivamente di avere una relazione sana è come cercare una chimera, lottare per qualcosa che non sarà mai, ma che soprattutto non dovrà mai essere.

Se non esistono relazioni sane significa che ogni relazione porta con sé la patologia e la volontà patologizzante della Psiche.

Psiche ha la necessità d’esser malata.

La patologizzazione, una volta scopertane la necessità psicologica, non sarebbe più giusta o sbagliata, ma solo necessaria (J. Hillman, Re-visione della psicologia, p.115).

Ogni relazione porta con sé Anima e Psiche, quindi patologia e sofferenza. Questa non è una visione cinica o realistica dei rapporti di coppia, ma psicologica. Non è possibile negare la patologizzazione di Psiche.

Prima di spiegarvi nel dettaglio il perché non esistano relazioni sane, seguiamo i passi di Hillman che ha descritto le tre negazioni nei confronti della patologia.

Tre stili di negazione

Nominalismo

Il primo di questi stili potremmo chiamarlo negazione nominalistica, giacché esso prende di mira le parole, ossia la denominazione e la classificazione dei disturbi psichici. (J. Hillman, Re-visione della psicologia, p.117)

Mutuando questo tipo di negazione alle relazione potremmo dire che le relazioni sono etichettate come conflittuali, narcisistiche, sado-masochiste, dipendenti, dominanti, aperte, tossiche, scopamicizie, a distanza, etc…

Questi termini “pietrificano” la dinamica delle relazioni e le invischiano in un’unica qualità psicologica. Come ad esempio accade nella cosiddette “relazioni omosessuali”, che in realtà sono semplicemente delle relazioni come altre, ma che vengono nominate limitandone il senso (e spesso ancora con accezione dispregiativa).

Le etichette portano chiarezza intellettuale e, nello stesso tempo, rinchiudono in vasi sigillati il contenuto di ciò che si nomina; e la RELAZIONE [n.d.a.] così nominata viene relegata su uno scaffale contrassegnato “RELAZIONE ANORMALE”[n.d.a.] (J. Hillman, Re-Visione della psicologia, p.121).

Sul web si trovano lunghissimi e vacui elenchi che descrivono le relazioni come malate nei quali, appena sentiamo l’odore di una difficoltà con il partner, ci identifichiamo per distruggere la relazione stessa.

Quindi, per la psicologia archetipica, nominare, etichettare la coppia, serve solo a negare la coppia.

Nichilismo

Di contro al nominalismo esiste il nichilismo.

La continua invenzione di neologismi vuoti porta infine a un secondo stile di negazione, il nichilismo anarchico.

La negazione anarchica dice più o meno così: le classificazioni sono delle convenzioni del linguaggio derivanti la loro autorità esclusivamente dal consenso degli esperti (J. Hillman, Re-Visione della psicologia, p.121).

Così le relazioni “nominate” diventano patologie giudicate attraverso un camice bianco medicalizzato. Il fine di questa negazione è, secondo Hillman, di tirare fuori il rasoio di Occam per far sparire il senso della patologia: la psicopatologia delle relazioni non esiste, sono tutte relazioni sane lette dal punto di vista di una sorta di esistenzialismo mal riuscito.

Ogni patologia, per il nichilista, è un modo di essere al mondo in pieno stile esistenziale heideggeriano.

Vivi una relazione dipendente? Non preoccuparti, non sei malato, è solo il tuo modo di essere al mondo. Vivi una relazione tossica? #staisereno.

Tuttavia la psicologia archetipica non vuole negare la patologia, bensì vuole ascoltarla.

Trascendenza

Infine, esistono i trascendentalisti delle relazioni.

Un terzo modo per rifiutare la psicopatologia è quello mettersi al di sopra di essa, come fa la negazione trascendentale. (J. Hillman, Re-visione della psicologia, p.126)

I trascendenti sono i gioiosi, i theta healing, i coach, i positivisti, i guru spirituali, ovvero coloro che sono al di sopra di tutto e, senza palese aggressività ma con manifesta innocenza, si ergono a dominatori del Nirvana psicologico.

Da questo punto di vista le relazioni diventano puro amore, amore vero, amore innocente e altre diabetiche definizioni deliranti. Queste persone possiedono con sé una sorta di idea trascendentale della Psiche e della Relazione stessa che non ha radici terrene, né tanto meno umane.

Non è utile andare al di là dell’immagine di relazione, infatti per la psicologia archetipica è necessario sostare all’interno, aderire all’immagine senza trascendere.

Conclusioni: la necessità di una relazione malata

In molti modi andiamo alla ricerca di una relazione sana, convinti che sia giusto vivere in una relazione sana e che la patologia all’interno della relazione sia sbagliata. Tuttavia, bisogna andare oltre questa classificazione del giusto o dello sbagliato.

Dobbiamo sapere perché Psiche necessita della psicopatologia al fine, ad esempio, di non rimanere invischiati in una relazione violenta. Dobbiamo sapere quando la violenza in una relazione è patologia e, in quanto patologia, quale sia il suo telos psichico.

I fenomeni patologizzati sono modi della psiche e vie per trovare l’anima (J. Hillman, Re-visione della psicologia, p.142).

Ogni patologia nella relazione è un’opportunità per esplorare sé stessi e scoprire una nuova strada che ci conduce al mondo infero.

Sappiamo che la relazione è una narrazione, ma soprattutto è un mettersi in gioco.

Per mettersi in gioco bisogna costantemente destrutturare e ristrutturare la propria Psiche, e la relazione è il mezzo più efficiente per permettere ciò. Etichettando, essendo nichilisti o trascendendo il concetto di relazione, la priviamo di tutto l’eros e della capacità trasformativa che possiede.

Più neghiamo una relazione e le sue patologie, più ci allontaniamo dall’altro e da noi stessi.

Le relazioni sane non esistono, esistono solo le relazioni con le loro patologizzazioni che ci permettono di entrare in contatto con l’altro e con la Psiche. Dunque ogni relazione sarà tossica, conflittuale, dominante, sado-masochista o dipendente. Ogni relazione porterà con sé, attraverso le sue sofferenze, una piccola parte della grande via per accedere a Psiche.

P.S. Se ti interessa l’argomento CLICCA QUI per leggere “Il vero amore esiste e va costruito!”

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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