A mano a mano di Riccardo Cocciante e Rino Gaetano

Fu Riccardo Cocciante il primo a scrivere ed interpretare A mano a mano, uno dei capolavori della canzone italiana. Tuttavia, successivamente, Rino Gaetano ebbe il merito di farla diventare una leggenda.

Prima di immergerti nella lettura immaginale della canzone A mano a mano, ti consiglio di ascoltarla cuffie alle orecchie:

Clicca qui per ascoltare la versione di Cocciante;

Clicca qui per ascoltare, invece, l’interpretazione di Rino Gaetano.

Secondo Ferzan Ozpetek (il regista turco naturalizzato italiano), Rino Gaetano cantò solo una volta in pubblico questa canzone, e fu proprio quando venne lasciato dalla sua fidanzata, la stessa sera che la intravide tra il pubblico.

Questo episodio non può lasciarci emotivamente indifferenti, soprattutto per il personaggio “da brividi” che è diventato Rino, il quale ci fa calare perfettamente nel mood della canzone.
A mano a mano‘ ci conduce per mano ad assaporare le note malinconiche di un amore finito.

Ma cosa accade quando finisce un amore?

La poetica della mano

Credo che delle mani si possa fare solo poesia.

Questo fu l’incipit di un mio vecchio articolo sul simbolismo delle mani in psicoanalisi (Clicca qui per leggerlo, lo troverai gratuitamente nel n.11 della Rivista di Psicologia L’Anima Fa Arte – Mani).

Delle mani si può fare solo poesia perché esse stesse fanno poesia. E poesia è il ritmo di questa canzone che ci permette di entrare nel senso del testo. “A mano a mano” ci dicono le note della canzone, gradualmente, con il passare del tempo.

Le mani etimologicamente sono coloro che costruiscono, misurano, estendono, abbracciano, e che sono aperte (in contrapposizione dei pugni). Le mani sono il simbolo di una relazione sentimentale nella quale due anime si toccano, si abbracciano, si sfiorano, si prendono e, infine, si lasciano…

Un amore è finito

A mano a mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso
La bella stagione che sta per finire
Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore

Quando una relazione finisce non ci si accorge immediatamente di ciò che è successo. Come per molte cose dell’anima, ci vuole del tempo: a mano a mano ci si accorge della fine, ci si accorge della bella stagione che sta per finire.

Tuttavia è il vento che ci ruba un sorriso e l’amore. In pieno stile mitologico il vento è ciò che procura danni ma, al tempo stesso, accarezza piacevolmente la pelle.

È difficile guarire di colpo da un amore durato a lungo. (Catullo)

Un amore è finito e, a mano a mano, con il tempo, cominciamo a scoprire qualcosa di nuovo dentro di noi. In una relazione finita è l’immagine del vento che ci ruba l’amore, che ci butta a terra, ci spazza via come foglie morte. Ma, al tempo stesso, è il vento che ripulisce il terreno e ci accarezza strappandoci un sorriso, creando un nuovo spazio psichico per accogliere l’altro che sta per arrivare.

A mano a mano si scioglie nel pianto

A mano a mano si scioglie nel pianto
Quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
Di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza

E a mano a mano mi perdi e ti perdo
E quello che è stato mi sembra più assurdo
Di quando la notte eri sempre più vera
E non come adesso nei sabato sera

Una relazione è finita e le immagini che porta con essa si sciolgono nel pianto e i dolci ricordi sbiadiscono con il tempo.

Quando finisce un amore non perdiamo solo l’altro, ma perdiamo noi stessi per come ci eravamo scoperti e conosciuti. Le immagini che caratterizzavano la nostra Psiche svaniscono. I pianti servono a sciogliere ciò che eravamo e il tempo serve a far sbiadire i ricordi per permetterci di dimenticare chi eravamo.

Così cominciamo a considerare assurdo ciò che è stato, ovvero ci suona male, dissonante. Ciò che siamo stati non sembra più essere ciò che siamo.

La fine di un amore è la morte di alcune parti di noi.

Mi ritrovai a ripetere l’eco di ogni frase pronunciata, a ricordare il suo silenzio, le sue azioni, i suoi movimenti, le sue espressioni e il tocco delle sue mani, finché non compresi il senso dell’addio. (Khalil Gibran)

La canzone di Rino Gaetano ci permette di comprendere il senso dell’addio.

Dammi la mano e torna vicino


Ma, dammi la mano e torna vicino
Può nascere un fiore nel nostro giardino
Che neanche l’inverno potrà mai gelare
Può crescere un fiore da questo mio amore per te

E a mano a mano vedrai con il tempo
Lì sopra il suo viso lo stesso sorriso
Che il vento crudele ti aveva rubato
Che torna fedele
L’amore è tornato

Banalmente potremmo leggere queste strofa come il ritorno dell’amore passato. Tuttavia, dal punto di vista psicologico e immaginale, NON è così. Il cantautore italiano cerca sempre di sorprendere con le sue canzoni e non è mai scontato.

Rino Gaetano ovviamente non sta parlando ad un’altra persona, ma sta parlando all’Amore stesso, ad una parte di sé. L’amore che torna non è il vecchio amore, ma Eros in persona.

Finita una relazione, dobbiamo aspettare l’azione del vento e del tempo che ci ripuliscano da ciò che siamo stati per essere pronti ad accogliere nuovamente Eros, l’amore, il desiderio… il quale ci porterà a diventare qualcosa di nuovo.
Questo è il senso dell’addio: riscoprirsi nuovi.

Dammi la mano e torna vicino.
Tornare significa lavorare al tornio. A mano a mano, con il tempo dimentichiamo chi siamo stati.

Rino Gaetano ci suggerisce una doppia poetica delle mani. In primo luogo, quando l’amore finisce le mani ci servono per aspettare: a mano a mano. In secondo luogo, le mani si trasformano in un elemento che lavora al tornio, che ri-costruisce, che smette di aspettare e comincia a ricostruire. È a quel punto che ritorna l’amore.

Conclusioni. Il senso dell’addio

Il filosofo greco Anassagora diceva che l’uomo pensa perché ha le mani. Della stessa idea era il filosofo tedesco Heidegger. Io dico che l’uomo ama perché ha le mani e grazie ad esse aspetta per ricostruire.

In questo modo anche il lasciarsi diventa una poetica delle mani, un lavorare al tornio, un cancellare e ricominciare da capo, un usare le mani per decostruire e per ricostruire sé stessi.

È la poetica delle mani che ci accompagna nel costruire un amore, nel lasciarlo andare, nel perderci e nel ritrovarci per accogliere nuovamente l’amore stesso.

Taggato in:

, ,

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

Vedi tutti gli articoli