Barrio di Mahmood

Mahamood è sicuramente uno dei giovani più promettenti e meno scontati della musica italiana contemporanea.

Il grande pubblico l’ha conosciuto dopo il successo controverso al Festival di Sanremo 2019, a cui lui ha risposto con questa nuova canzone: Barrio.

Barrio è una canzone mai scontata che, dopo diversi ascolti, mi ha portato a riflettere sul senso immaginale del Barrio: cos’è il Barrio dentro di noi? Ci sono state diverse interpretazioni letterali sul significato della canzone, ma io come sempre cerco di andare oltre il letterale osservando le immagini del testo per scorgere ciò che si nasconde nell’ombra della musica di Mahamood.

Ciò che ho trovato è una canzone che parla di imperfezione.

Prima di addentrarti nella lettura del significato immaginale del Barrio di invito a CLICCARE QUI per ascoltare Barrio di Mahamood.

Il Barrio, il quartiere selvaggio 

Barrio è un termine spagnolo che significa quartiere. In particolare l’etimologia della parola ci apre le porte ad un importante significato immaginale che ci permette di ascoltare la canzone da un particolare punto di vista. Barrio deriva dall’arabo (non è un caso che le sonorità musicali siano arabeggianti) e significa selvaggio,

Pertanto, psicologicamente, possiamo identificare il Barrio come un luogo dell’anima selvaggio, barbaro, primitivo, archetipico, inesplorato e solitario.

Mahamood è alla ricerca di qualcosa all’interno di questa parte selvaggia. Cosa possiamo trovare in un Barrio psichico?

Vattene via che non mi importa più di te

Dicevi sempre: “Vattene via
Che non mi importa più di te”
Che te la scrivo a fare una poesia
Se brucerai le pagine
Leggeri come elefanti
In mezzo a dei cristalli
Zingari come diamanti
Tra gang latine

Da quando siamo piccoli ci insegnano a domare il selvaggio che è in noi, il nostro lato archetipico e primitivo che ci possiede, inoltre ci insegnano ad educarci e ad educare, diventando perfetti. Spesso però lo facciamo senza criterio, solamente credendo che sia giusto fare così, senza porci tante domande sul senso dell’educazione.

Lascerò il mare alle spalle

Morire, morire per te, eh
Non serve a nulla perché, eh
Lascerò il mare alle spalle
Cadendo su queste strade

Il primitivo è proprio ciò che muore dentro di noi ogni giorno dentro mentre lavoriamo per essere educati e acculturati.

Nella società odierna non abbiamo un’educazione all’imperfezione e alla diseducazione, eppure ne dovremmo necessitare. Non sto inneggiando la maleducazione, ma sto parlando di dis-educazione, ovvero del capire quando la dinamica dell’educazione diventa obsoleta e deteriorante per la Psiche personale.

Sappiamo capire quando è arrivato il momento di essere imperfetti?

Mahamood, con i suoi versi, ci suggerisce poeticamente che educando il selvaggio, e mirando alla perfezione, si corre il rischio di lasciare il mare alle spalle, ovvero di abbandonare il senso della psiche (il mare è il simbolo primario della vastità dell’anima), e di cadere sulle strade,  ovvero di perdere il senso della direzione della propria vita.

Cercami nel barrio

Ti chiamavo, mi dicevi
Cercami nel barrio
Come se, come se fossimo al buio
Nella notte vedo te
Casa mia mi sembra bella
Dici: “Non fa per te”
Però vieni nel quartiere
Per ballare con me

Cercami nel Barrio: cercami nella parte selvaggia che è in te. Cosa possiamo trovare all’interno del Barrio interiore, durante la notte dell’anima? L’imperfezione.

Nel Barrio troviamo il selvaggio che è in noi, il primitivo, il diseducato, tutto ciò che va oltre le regole assimilate e imposte.

Le regole e l’educazione, in fondo, sono quelle dinamiche che vanno apprese e successivamente dimenticate. Una persona che avevo in cura mi disse una volta: “Dottore, in soldoni ho passato una vita ad essere educato e ora devo imparare a diseducarmi; a essere perfetto, e ora devo diventare imperfetto”

Precisamente!” Gli risposi.

Esplorare il proprio Barrio significa capire quali sono le regole inani e nocive che ci siamo autoimposti al fine di andare oltre diventando imperfetti, ovvero vitali.

Ma non per arrivare a te

Guido veloce, cambio corsia
Ma non per arrivare a te
Se devo scalare la tua gelosia
Preferirei una piramide
Bevevo acqua con Oki
Soltanto per calmarmi
Giocavo coi videogiochi
Per non uscire

Nel Barrio non si compiono delle azioni per raggiungere un obiettivo, ma semplicemente per il fine di farlo. La perfezione ha un obiettivo, l’imperfezione no.

Vivere il Barrio, il selvaggio o l’archetipico non ha nessun senso. È inutile cercare il perché. Il selvaggio che è in noi non ha un senso, se non quello di vivere.

Tanto suona sempre il Barrio

Sai che l’ultimo bacio è più facile
Poi cadiamo giù come Cartagine
Mai, non sparire mai come Iside
Mai, mai
Cercami nel barrio
Come se, come se fossimo al buio
Nella notte vedo te
Casa mia mi sembra bella
Dici: “Non fa per te”
Però vieni nel quartiere
Per ballare con me
Tanto suona sempre il barrio

Anche se lo rifiutiamo, il nostro Barrio, la nostra imperfezione e il nostro selvaggio, suonano sempre: tanto suona sempre il Barrio. Come un’ossessione viviamo la vita con il rumore del selvaggio che è in noi.

Anche se ci educhiamo alla perfezione, ci imponiamo delle regole e tentiamo di programmare la vita, alla fine il selvaggio psichico ci sconvolgerà e ci diseducherà per permetterci di vivere.

Ciò che dobbiamo chiedere alla nostra parte primitiva è di non sparire mai come Iside, dea della Maternità, della fertilità e della magia, che rappresenta la nostra parte indubbiamente creativa.

Smarrire il Barrio significa perdere il senso selvaggio della vita, la spontaneità, la creatività e l’improvvisazione che sono necessarie per dare un senso alla routine di tutti i giorni.

P.S. CLICCA QUI per leggere l’analisi immaginale di SOLDI di Mahmood

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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