Dal pensare al rimuginare

Insegnami a scordarmi di pensare. (Shakespeare)

Pensare è un meccanismo così basilare per la nostra esistenza da darlo per scontato. Pensiamo dai primi agli ultimi istanti di vita. Pensiamo con diversa consapevolezza. E pensiamo con diversi suoni. Sì, Tutte e tutti noi pensiamo, ma un conto è pensare, un conto è rimuginare.

Perché i pensieri hanno un suono.

Tuttavia, esiste una dinamica tipica del pensare che trasforma il suono armonioso del pensiero in un ronzio di fondo: il rimuginare. Rimuginare significa ancorarci disperatamente ad una immagine. Significa dilatare una realtà, ampliandone forme, dimensioni, sfumature…

Scopriamo la differenza tra pensare e rimuginare.

Il suono del pensare e la Flow Experience

Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe (G. Orwell – 1984)

Il pensare ha un suono. I pensieri producono un suono che influenza il funzionamento della nostra mente, della nostra anima

Ognuno di noi ha un’immagine, una canzone, un luogo, una realtà dell’anima in cui fare pace con il mondo intero. Un’oasi tranquilla, al di fuori della paura del caos.

Questi sono i suoni armoniosi e motivanti, i pensieri della “flow experience”.

La flow experience è una sorta di stato magico di concentrazione: tutta la nostra attenzione, tutta la nostra motivazione, tutti i nostri comportamenti consapevoli, tutti i nostri pensieri sono concentrati su un compito, su di un’unica attività. Produce un effetto magicamente proficuo. In uno stato di flow experience, qualsiasi suono si inserisce in uno spartito preciso. Lo possono capire bene tutte le persone che vivono per l’arte. Che sia musica, pittura, recitazione, sport…quando siamo immersi nella nostra passione più vera, il mondo diventa un pacifico e meraviglioso contorno, che accompagna la nostra concentrazione. Tutto ciò che conta è quello che stiamo facendo.

In questo caso, la ruminazione diventa una condizione positiva. Ci accompagna in una sorta di stato estatico, mistico. Uno stato che rilascia in noi una sensazione positiva. Una condizione-filtro. Tutto ciò che non è necessario all’alchimia del pensiero magico, di dono, viene momentaneamente escluso o, per meglio dire, incluso in uno spartito complesso e variegato. Come nella musica di un’orchestra dove strumenti e strumenti rimangono in attesa per innumerevoli battute, per poi entrare in scena nel momento giusto, così avviene per la ruminazione magica: i distrattori scompaiono per lasciare spazio al pensiero magico e feticisticamente interessante.

Il rumore del rimuginare e il mito di Crono

Il suono del pensiero diventa rumore quando rimuginiamo.

Se qualcuno di voi ha vissuto l’esperienza di una grande città immersa nel traffico dell’ora di punta, si ricorderà distintamente l’atmosfera di fretta, di caos e di rumore. Il rumore dei motori accesi, ma a macchina ferma o a velocità minima. Il rumore di radio accese senza essere coordinate. Il rumore di clacson, sirene, parole di persone infastidite… Forse qualcuno di voi ha provato anche l’esperienza di dormire in una stanza in cui risuonava il suono di un lavandino che perde. Un tic che continua senza sosta. Senza pausa. Senza respiro.

Questo è il rumore del rimuginare.

Il rimuginare è il meccanismo che fa scattare l’insonnia. È l’innesco che ci fa sperimentare gli attacchi di panico.

Il rimuginare diventa la goccia cinese che scava fin dentro le profondità più remote della nostra mente. Un po’ come accade per la narrazione delle sabbie mobili. Come vediamo nei cartoni animati o nei film di avventura, un esploratore che finisce nelle sabbie mobili si trova immerso in un circolo vizioso: se si muove andrà a fondo più velocemente; se non si muove, andrà comunque a fondo, ma con maggiore lentezza. E allora come se ne esce? Come si sopravvive alle sabbie mobili?

È l’immagine di Crono che divora i suoi figli, convinto che uno di questi prima o poi l’avrebbe spodestato. Il ruolo di Crono viene assegnato al pensiero invadente, al pensiero intorno cui si concentra la nostra ruminazione. Non ci può essere spazio per altri pensieri, non c’è spazio nemmeno per la risoluzione razionale del pensiero ansiogeno: Crono non lo permette. Il pensiero invadente divora tutti gli altri pensieri. Vi ricordate come finisce questo mito? Beh, se pazientate ancora per qualche riga, vi darò la mia lettura.

Conclusioni

La moglie di Crono ricorre a un inganno non per uccidere Crono, ma per rompere quel meccanismo di distruzione che causava l’eccidio di una stirpe.

Nasconde un figlio a Crono, a cui dà in pasto una pietra.

Qui risiede il suggerimento che mi sento di dare a chi vive il rimuginare rumoroso, a chi sente su di sé l’innesco dell’insonnia. Non possiamo uccidere Crono; non possiamo cancellare il pensiero che toglie l’aria a tutte le altre realtà della nostra mente.

Tuttavia, possiamo accompagnare quel pensiero nella sua cornice di quiete. Come?

Ricercate le immagini più belle della vostra mente. In un concerto dal vivo, il rumore della carta di una caramella può essere devastante. Ma l’orchestra rimane lì; il direttore può muovere la bacchetta e ridare il via alla musica. Lo stesso può avvenire con la musica dei nostri pensieri. Non possiamo, non è necessario non è nemmeno utile uccidere il pensiero di ruminazione! Anche quel pensiero così fastidioso ci appartiene.

Possiamo accompagnarlo però a riacquisire un suono armonico. Possiamo farlo con un inganno della mente. Accendiamo la musica interiore. Diamo suoni anche al rumore. E ricordiamoci che c’è chi non riesce a dormire o a rilassarsi, senza il caos in sottofondo. La normalità non esiste.

P.S. CLICCA QUI per leggere Depressione come ribellione. Il male oscuro che cura l’anima

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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