Languishing:

E guardo il mondo da un oblò

Lo senti il vetro del cellulare che ci separa? O quello del PC? L’udito sembra essere attutito o, peggio, con un sibilo, un acufene? Eccoti là! Ti ho beccato! Sei Languish!

Ma niente paura, qui ti suggerirò qualche modo per convivere tranquillamente con una condizione del tutto normale e passeggera che, ritmicamente transitiamo. La logica che ti suggerisco è di non spaventarti perché, se in questo periodo ti sembra di essere dentro un acquario, potrebbe significare semplicemente che ne hai bisogno. Ma solo per un po’.

Prova a osservare un pesce dentro a un acquario e magari gioca con la fantasia… prova a pensare cosa ti direbbe se potesse, con quei suoi occhi a palla. Qualcosa del tipo “Ma chi caspita te lo fa fare di affannarti tanto, sei sicuro che abbia senso?”

Allora seguimi perché alla fine quel pesce ti darà TRE consigli per restare languido senza paura.

La scoperta dell’America e del Languishing

Quando l’America fu scoperta nessuno disse che in fondo era sempre stata lì. Forse non è l’America che viene scoperta ma siamo noi che ci concediamo di incontrarla. E questo vizio negli States è rimasto.

Per questo sul languishing troviamo un articolo di un certo Adam Grant, psicologo che riprende il termine coniato da Cory Keyes nel 2002. Languish, per l’appunto. Ma devo rivelarvi un piccolo segreto… esisteva già il termine, ed è di origine europea. Qualcosa come “languire” ossia essere molli, avere le gambe deboli, fermarsi, farsi attendisti, contemplare senza agire, essere indecisi, non riuscire a scegliere.

Il Languishing è un’invenzione?

Se c’è una cosa degli psicologi americani che mi irrita, è la loro compulsione a coniare parole, a volte già coniate, con lo scopo di vendere patologie che hanno quello stesso nome. Mentre, è bene ricordarlo, il veleno è nella dose, ossia ogni parola può essere una patologia se ci si inflaziona.

Anche, che so, la parola “ventilatore” ad esempio, se la decliniamo al gerundio americano, può facilmente sembrare un fenomeno degno dell’attenzione di un signor Pfizer o di un signor Freud. Avete mai sofferto di Ventilatoring? O di Faning? Ossia del bisogno compulsivo di azionare un ventilatore quando c’è afa, o anche della ossessiva necessità di inseguire un vostro idolo?

Quello che vi sto suggerendo è di prendere con le molle le invenzioni dei sistemi sanitari dato che questi, i sistemi sanitari, vi chiedono di star male altrimenti si sentono di languire, avvertono un languishing su di loro.

L’opposto del languishing: il flourishing

Csíkszentmihályi! No non è una parolaccia.

È il nome di uno psicologo Ungherese che adoro perché ha parlato di “Flow”, del senso di flusso e di creatività. Ma nel 2000 ha anche parlato di ”flourishing” ossia l’opposto del languire. La fioritura, lo sbocciare, avere iniziativa, crescere.

Ma attenzione, Hillman ci diceva che dopo una certa età se si cresce si tratta di Cancro. Anche la fioritura se è continua, compulsiva, inflazionata, allora ci farà soffrire. La salute di ognuno di noi si trova nella capacità di fiorire e languire, a tratti, alternativamente. La salute risiede nella capacità di un’emozione di invocare il suo opposto.

Covid e languishing

La verità sul languishing sta nel fatto che è l’ennesimo abbaglio da Covid. Sembra infatti, se stiamo alle comunicazioni di noi psicologi, che il Covid stia producendo più psicopatologia dei conflitti mondiali. Mentre, ormai lo abbiamo imparato, il Covid mette in evidenza le patologie pregresse.

Gli ansiosi sentiranno l’ansia e i depressi la depressione, ma non diamo la colpa al covid come fa il Signor Adam Grant. Se stiamo languendo probabilmente è giunto il momento di contemplare la nostra vita e poi prendere una decisione importante che procrastiniamo da tempo. Non diamo la colpa al covid o a qualcosa là fuori, anche perché se la colpa non è nostra, allora neanche la soluzione ci apparterrà.

Il languishing è la depressione?

Quando Dante usa la parola languire per descrivere la permanenza in carcere di Farinata degli Uberti, non lo fa a caso.

Languire effettivamente viene definita come una sorta di prigionia psichica in cui i giorni si confondono e si avverte una diffusa anedonia… che tradotto significa che non ci piace niente e nulla ci attrae.

Ma la depressione non è forse la stessa cosa? Direi che il languishing è una forma lieve di depressione, il languire è lo stato in cui non ci deprimiamo né ci entusiasmiamo. Siamo lì, languiamo, in modo non grave. Perché?

Tre passi per affrontare il languishing

1 Stare

C’è un proverbio che dice “se sei martello batti, se sei incudine stai”. Languire è una condizione naturale. Costituisce semplicemente la manifestazione di una psiche che rallenta, si ferma anche, in contemplazione, cercando di fare qualche passo indietro e recuperare una visione di insieme. Allora è una condizione che va anche in una certa misura accolta. Bisogna saper stare nella noia perché senza noia non ci sarebbe concepimento. Se l’orizzonte temporale del languire non supera una soglia critica, stiamo nel languishing poiché ciò che è fermo è il corpo, mentre l’anima si sta muovendo. Questo stare, in verità è un concepire.

2 Scegliere

Il secondo aspetto che ci aiuterà a non stagnare nel languishing potrebbe essere nel definirlo un disturbo della decisionalità. Quando non siamo né carne né pesce, quando vogliamo ma anche non vogliamo, quando non siamo disponibili a pagare il prezzo delle nostre scelte, in un verso o nell’altro, allora eccoci lì a languire. Scegliere e Eresia hanno un tratto in comune. Nel senso che l’etimo di eresia è proprio “scelta”. E gli eretici, si sa, vanno al rogo. Allora il languishing è semplicemente la condizione di chi non sceglie, di chi evita il rogo, di chi non vuole rinunciare alla capra e al cavolo. Chi vuole sia un maschio che una femmina. Come fossimo alla prima ecografia. Dunque, se hai tutti gli elementi, scegli, fiorisci e non languirai.

3 Creare

Il terzo movimento è quello di generare, creare, partorire. Concedersi il rischio di diventare chi si è. Ecco il terzo passo. Dopo aver concepito, gestato e scelto, allora è giunto il momento di partorirci. Ecco il flourishing di cui parlavamo. Ecco che il bocciolo verdognolo sboccia in mille colori, attirando a se le api operose. Ecco che l’aria entra nei polmoni e ci avvia alla vita. E se non riesci a partorire e ti stai chiedendo come fare, non preoccuparti, il tuo corpo e la tua anima, ad un certo punto, ti obbligheranno a farlo. Quindi un consiglio, preparati e predisponi le cose perché ciò avvenga in modo confortevole.

Conclusioni

Se ognuno di noi andasse a Napoli per visitarla e all’angolo di una via un tizio simpatico ci avvicinasse per venderci una bottiglia piena zeppa di “aria di Napoli”, come indica anche l’etichetta a caratteri cubitali, se la comprassimo, saremmo certamente fessi, oppure solidali con il tipo simpatico che ci fa tenerezza.

Similmente quando uno psicologo parla di patologie come il languishing, direi di non trattarlo con tenerezza, non gli farebbe bene non lo aiuterebbe a fiorire e non aiuterebbe neanche voi. E, mi raccomando, continuiamo a respirare l’aria di Napoli, dato che lo stavamo già facendo.

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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