I tre tipi di tradimenti di Efesto

“- Un matrimonio non finisce mai solo per un’infedeltà: quello è il sintomo che qualcos’altro non va.
– Ah sì? Beh, quel sintomo si scopa mia moglie!”  Harry ti presento Sally

Oggi introduco il lettore al tema del tradimento attraverso la lettura immaginale del mito di Efesto, al cui interno sono presenti tre tipi di tradimento: quello di Era (sua madre), quello amoroso di Afrodite (sua moglie) e quello degli dei in quanto compagni. La funzione dell’articolo è quella di cogliere gli aspetti del mito che evidenziano dinamiche psicologiche appartenenti ad ogni essere umano e comprendere come queste possano manifestarsi all’interno di una relazione. Prima di procedere all’analisi delle tre tipologie di tradimento è bene informare il lettore attraverso una breve descrizione sul significato dell’etimologia del termine tradimento e del mito di Efesto.

Etimologia del termine

Tradire deriva dal latino tradĕre, questo è composto da tra (oltre) e dăre (dare), il suo significato è quello di consegnare, trasmettere. In antichità questo termine è stato utilizzato per definire la consegna di una città al nemico, applicato ad un linguaggio dal carattere principalmente militare. Con l’avvento di Cristo, tradire è stato utilizzato per definire il carattere del significato che tutt’ora viene utilizzato da noi, trasportandolo dal contesto militare a quello personale, celebre è l’esempio di Giuda che per trenta denari consegna Gesù ai romani.

Il mito di Efesto

Efesto è figlio di Era, questa nella mitologia greca rappresenta la dea del matrimonio, del parto e della fedeltà. Quando dà alla luce Efesto, nota che questo è molto brutto e per questo motivo lo prende per un piede e lo getta giù dall’Olimpo. Caduto in mare, fortunatamente viene raccolto da due titanidi che sono Teti ed Eurinome, le quali costruiscono per lui una grotta d’oro sotterranea con una fucina.

Curiosità vuole che Teti è stata un personaggio importante per Era, infatti ella ospita la fanciulla durante lo scontro tra titani e olimpi, allevandola come una figlia. L’aiuto arriva anche successivamente, proprio nell’occasione di dover dare alla luce Efesto, infatti ella fornisce ad Era un’alga che una volta ingerita le permette di partorire il bambino per partenogenesi. Era partorisce Efesto solamente con lo scopo di prendersi una rivincita nei confronti di Zeus che in precedenza ha dato alla luce Atena dalla sua testa.

All’interno della grotta Efesto si esercita in fucina, lavora i metalli e come segno di riconoscenza nei confronti di Teti l’omaggia di una magnifica spilla, questa viene notata da Era, la quale chiede alla titanide dove l’avesse presa e questa le risponde che è una creazione di Efesto, il bambino che tempo addietro aveva gettato giù dall’Olimpo.

Era, entusiasta del lavoro svolto da Efesto, gli commissiona la creazione di un trono, egli accetta di buon grado, ma non ha dimenticato ciò che gli è stato fatto dalla madre, così crea un trono con delle trappole al suo interno. Non appena Era siede sul trono scatta un meccanismo che la incatena ed Efesto si dice disposto a liberarla solo a patto che gli venga data in moglie una donna molto bella, sceglie fra tutte Afrodite.

Un giorno Momo, il dio della maldicenza, dice ad Efesto che Afrodite ha l’amante, questo è Ares, il dio della guerra. Efesto, colmo di rabbia, medita vendetta e costruisce una rete d’oro sottilissima che piazza sul letto e quando i due amanti ci salgono sopra rimangono intrappolati. Efesto chiama a sé tutti gli dei affinché vedano quello che è accaduto ma si presentano solo gli uomini, questi invece di compatirlo quasi lo deridono, così egli prende la decisione di lasciar per sempre l’Olimpo.

Analisi degli aspetti del tradimento

Ho individuato all’interno del mito di Efesto tre principali aspetti del tradimento che possono essere ricondotti ad atteggiamenti e modi che ognuno di noi assume quando ci sentiamo traditi. Questa analisi si pone lo scopo di evidenziare i tre tradimenti subiti da Efesto e vedere come questi siano attualizzabili nel contesto psicologico personale e relazionale.

Il tradimento di Era

Il primo tradimento che Efesto vive è quello legato al fattore materno, egli infatti sin dalla nascita è rifiutato dalla madre (Era), che lo getta giù dall’Olimpo per il suo aspetto.

La domanda che mi pongo è: quand’è che in noi gli aspetti di Era assumono questa funzione e perché attraverso queste dinamiche tradiamo il nostro Efesto?

Un esempio potrebbe essere la rinuncia ad una cara passione, Efesto come menziona il mito è il dio che forgia l’oro, lo plasma, dà vita a magnifiche creature come un gigante o assistenti “robot”. Rinunciare ad una passione, a qualcosa che sia espressione ed estensione del nostro carattere e rilegarlo nelle profondità dell’abisso marino può essere deleterio e questa parte di noi ha diritto a reclamare il suo spazio. È importante quindi non lasciar andare la nostra “creatura”, ma accudirla e crescerla senza esser inglobati unicamente nella relazione con il partner. Che sia il calcetto, l’arte o partecipare ad un circolo letterario, quando rinunciamo al nostro Efesto per assecondare unicamente l’altro ci stiamo allontanando allo stesso tempo anche da noi stessi.

La mitologia descrive Era come la dea della fedeltà e del parto, questa dà alla luce Efesto per partenogenesi. Agisco come Era quando abbandono una mia creazione, tale pensiero in questa circostanza è avvalorato dal fattore di partenogenesi che idealizza ancor di più quella che è la rinuncia ad un’idea, all’espressione di un aspetto della mia personalità per non “sfigurare” e per convivere con gli altri dei sull’Olimpo.

Il tradimento di Afrodite

Il secondo tradimento a cui deve far fronte Efesto è quello che vede protagonista Afrodite, sua moglie, che di nascosto giace con Ares, il dio della guerra.

Questa volta il tradimento assume le caratteristiche più comuni al giorno d’oggi, quello di stampo amoroso. Quando tradiamo il nostro Efesto all’interno di una relazione? Nella relazione amorosa, spesso quando si è in coppia da tanto tempo, la routine prende il sopravvento e ci si dimentica di Afrodite ovvero la bellezza, la vita, e così non le lasciamo il giusto spazio per esprimersi, e quello che Efesto non può darle lei lo trova in Ares. In questo caso il tradimento ad Efesto può avere un risvolto positivo poiché la routine comporta lo spegnersi della fiamma della coppia, ed è forse proprio questo quello che vuole Afrodite, che seppur tradendo Efesto, alimenta la fiamma.

Quando siamo in relazione ogni tanto bisogna tradire Efesto, nel senso di consegnarsi ad un’esperienza nuova, a nuove emozioni, a nuove dinamiche che possano ravvivare il rapporto senza che questo pian piano diventi unicamente l’abitudine di stare insieme. Afrodite, all’interno di questo mito, ma non solo, ha relazioni con altri dei, la differenza di fondo è che però negli altri casi non si è prestata ad un “ricatto”, infatti ella diviene moglie di Efesto solamente perché questa è l’unica soluzione per liberare Era (la madre di Efesto).L’immagine di Efesto, sotto la lente degli aspetti di una relazione, rappresenta la routine, egli infatti è sempre in fucina a plasmare i metalli e nella vita non fa altro e proprio questo scatena in Afrodite quella condizione di ricerca di un modo per sentirsi viva, di un’emozione che trova in una stretta passionale con il dio della guerra.

Il tradimento degli dei

L’ultimo tradimento subito da Efesto è quello causato dagli dei maschili, che in presenza della scena di Afrodite con Ares, sdrammatizzano sull’accaduto; dalle mie parti direbbero che Efesto è cornuto e mazziato. Lesa la sua aspettativa e tradito nell’orgoglio, Efesto è costretto ad ingoiare il rospo, così lascia l’Olimpo non facendo più ritorno. Quand’è che nella relazione dobbiamo ingoiare un rospo? Agiamo come Efesto quando all’interno della relazione il nostro animo si scalda, perché ci sentiamo traditi, magari da un gesto dell’altro o da un suo atteggiamento, allora entrano in gioco gli dei, che offrono al nostro animo tradito la possibilità di poter far un passo indietro, ingoiando il rospo e poter tornare sui propri passi.

Nella condizione personale ma anche mitologica, gli dei agiscono con un sarcastico monito affliggente, come una platea di giudici che ricorda le dinamiche messe in atto dall’Animus, esprimente opinioni senza peli sulla lingua. I rimorsi e i ripensamenti come voci di un pubblico fanno breccia nel nostro Efesto, che deve arrendersi all’evidenza dei giudizi. Tradendo Efesto stiamo tradendo quella parte di noi che esige di esser compresa, che vuol farsi giustizia da sé, ma attraverso i mezzi sbagliati. Il mito lo esprime perfettamente con l’imprigionamento di Afrodite (l’Anima) e di Ares, infatti questa reazione esagerata e costringente non fa altro che portare in scena i restanti personaggi di questo dramma mitologico che evidenziano non solo che il gesto sia sbagliato ma anche eccessivo, poiché figlio dell’ira.

Efesto ingoia il rospo e costipato dalla condizione appena vissuta fa ritorno giù nelle profondità come la voce soppressa di un essere umano che difronte all’altro o ai personaggi della sua Psiche deve far dietrofront.

Conclusioni

Si è visto come l’elemento mitologico rappresentato da Efesto possa richiamare a sé più dinamiche legate al fattore del tradimento, sia che questo venga rappresentato all’interno della sfera personale ed interpersonale, sia in modo attivo che passivo. Efesto infatti è stato presente in quanto protagonista ma anche antagonista all’interno della lettura immaginale che ho portato all’interno del suddetto articolo. I personaggi della nostra Psiche sono innumerevoli e come attori all’interno di un teatro agiscono sulle scene della nostra vita, oggi è toccato ad Efesto che con le sue gesta mitiche ha saputo comunicare aspetti comuni alle personalità di tutti gli esseri umani.

In conclusione voglio ringraziare Luciano De Crescenzo, il quale attraverso la sua narrazione unicamente estrosa e divertente del mito, mi ha dato la possibilità di poter sviluppare in maniera concreta l’idea che ho avuto su questo tema. Egli, all’inizio del suo video su Efesto, ne descrive la vicenda, paragonando questo mito al classico film tragico napoletano di Mario Merola in cui i personaggi sono sempre Isso (Efesto), Essa (Afrodite) e o Malamente (Ares).

“T’è piaciuta? T’è piaciuta?
Tienatella cara cara!
T”a purtaste sull’altare
Sott”o braccio, ‘nziem’a te

Mo te vedo afflitto e stanco
“Sù, coraggio… ué Giuvá’!
Se il mellone è uscito bianco
E mo’ cu chi t”a vuó’ pigliá?!”   Renato Carosone in T’è Piaciuta

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Info sull'autore

Gerardo Iannaci

Laurea magistrale Psicologia Clinica e della Salute. "Creare è vivere due volte". Albert Camus

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