Trauma ed eroi




Nel corso della vita lasciamo dietro di noi una scia di fili invisibili che, insieme ad altri, creano una rete, una fitta trama di nodi ed intrecci. Vivere significa produrre una rete, percorrere un cammino, il cammino che Joseph Campbell definì dell’eroe.

Per questo motivo se vogliamo parlare di reti non possiamo non parlare di Spider-man, l’uomo ragno, l’uomo che delle reti ne ha fatto un’arte, l’arte dell’eroismo. Ne parliamo perché, irretiti dagli eventi sincronistici dell’anima mundi, sappiamo che sta per uscire nelle sale cinematografiche Spiderman Far From Home, il film che chiuderà la fase 3 dell’epopea Marvel che dura da ormai dieci anni. Un grande lavoro della Casa delle idee che, tra alti e bassi, ho amato incondizionatamente. Gli eroi, tanto cercati dalla prima psicoanalisi, sono finalmente presenti tra di noi. Un eroe, in generale, è colui che ha il potere di decidere il copione della propria vita, di scrivere una storia, di percorrere la fitta trama degli eventi. Un eroe percorre un cammino cercando di capire chi è, affrontando prove, e infine diventando responsabile dei propri poteri.

Ogni tanto capita durante questo cammino di incontrare dei nodi, che possiamo tradurre come difficoltà, o come eventi potenzialmente traumatici che dobbiamo affrontare, segnandoci per tutta la vita e trasformandosi in trauma. Come possiamo fronteggiare questi nodi?

In questo articolo cercherò di rispondere a questa domanda, pertanto vi invito a leggere il seguente brano come se stessimo percorrendo la rete della vita, attraverso i suoi nodi e snodi, diabolici incroci e angeliche sincronicità.

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Nodo 1. Trauma della grotta: La grotta in cui hai paura di entrare contiene il tesoro che stai cercando (Joseph Campbell)

La prima tappa di un percorso è l’inizio, che spesso è una casualità, un incontro sincronico con il proprio destino, l’ingresso nella propria grotta, nel Mondo Infero della Psiche. Se rifiutiamo la chiamata dell’inconscio trasformeremo la nostra vita in un tormento; solo accettandola potremo dare inizio al viaggio dell’eroe.

L’ingresso di una grotta è sempre qualcosa di indecifrabile, come indecifrabile è questo codice apparentemente senza senso: […] J8~g#|\;Net. Art{-^s1 […].

Casualità, sincronicità, incompatibilità e incomprensibilità dalle quali si intuiscono due semplici parole: Net.Art. È così che è nato, nel 1995, un nuovo modo di fare arte: da una mail incompatibile ricevuta per caso da Vuk Cosic. Una rete di eventi e di condizioni hanno portato a questa nuova creazione. La creatività è rete, senza rete non ci può essere creatività. Erich Formm diceva che le condizioni per la creatività si devono intrecciare: bisogna concentrarsi. Accettare conflitti e tensioni. Rinascere ogni giorno.

Il primo tra i creatori, Dio, creò il mondo intrecciandolo, dando il via ad una rete di eventi, cose e relazioni che ci aprirono al Network contemporaneo. Quello che vediamo oggi con l’avvento dei Social è solo il sintomo dell’ineluttabile e di ciò che siamo: Hobbes fece un errore a definirci animali sociali, siamo piuttosto reti sociali. La creazione stessa, religiosa o scientifica che sia, è il principio di una rete. L’atto creativo di Dio fu l’estrazione di una costola, secondo la scienza un’esplosione, secondo alcuni filosofi la morte sotto forma di suicidio. Da qualsiasi punto di vista la osserviamo, la creazione fu un atto sofferente, un evento traumatico.

La nostra biologia e la psicologia sono fatte di reti: reti neurali, reti di vasi sanguigni, reti di emozioni, di immagini e proiezioni. Ragioniamo attraverso reti e costruiamo la realtà come reti: reti stradali, reti elettriche, reti fognarie, reti sono le città viste dall’alto. Comunichiamo attraverso le reti: reti televisive, reti radiofoniche, internet (la rete per eccellenza), reti satellitari… Siamo come reti che si declinano con significati diversi.

Per cominciare a percorrere una strada è necessario creare. Senza creatività nessun eroe potrebbe cominciare il suo viaggio. Per essere Spider-man dobbiamo essere morsi dal ragno che sconvolge il nostro mondo ordinario, per aprirci a qualcosa di nuovo. Il morso del ragno è l’atto di creatività di cui avevamo bisogno per partire, qualcosa di inaspettato, non ordinario, doloroso, l’evento traumatico che rompe la rigida routine interiore. Un atto artistico, l’anima che fa arte.
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Nodo 2. Trauma del morso del ragno: Dice la nobile predatrice Carlotta: un ragno deve pur trovare la maniera di sopravvivere, e a me è capitato di nascere regina-intrappolatrice.” (Il libro dei simboli)

Continuando il viaggio dell’eroe descritto da Joseph Campbell arriviamo a toccare il centro dell’universo: l’omphalos.

Nella Grecia Antica l‘omphalos è il simbolo del centro religioso della comunità. Questo ombelico è un intreccio a forma di rete che serviva a catturare gli esseri sovrannaturali che vagavano intorno ad esso.

Le reti/omphalos servono quindi per catturare e per nutrirsi come nel caso del ragno e le sue reti. Così il morso del ragno, l’evento creativo, è stato il nostro omphalos, che ci ha catturato e ci ha catapultato direttamente al centro del mondo, nel nostro inconscio.

Perché è capitato proprio a me? L’omphalos è una rete e serve alla regina ragno per sopravvivere. Psicologicamente l’evento traumatico è l’atto creativo necessario alla nostra sopravvivenza. Senza morso, Spiderman non sarebbe nessuno. Senza evento traumatico, noi non saremmo ciò che siamo. L’evento traumatico è un atto creativo che da vita alla rete delle storie che raccontiamo.

L’eroe, l’amichevole Spiderman di quartiere che è in noi, è il ponte, il cordone ombelicale che collega il Mondo Infero, l’inconscio, al mondo. L’eroe ci permette di compiere il viaggio necessario tra dentro e fuori, tra centro e periferia, è una sorta di psicopompo. Quando viaggiamo nell’inconscio siamo eroi. L’evento traumatico ci trasforma in eroi, ci dona dei poteri, e ci offre l’opportunità di vagare tra conscio e inconscio, tra luci ed ombre tra mondo supero e mondo infero. L’evento traumatico è nutrimento per la Psiche e per i demoni del Mondo Infero.

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Nodo 3. Trauma del destino: Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo al quale è concessa una sola occasione per vivere? (Erich Fromm).

Il percorso, il viaggio iniziatico dell’eroe, è ricco di prove visibili e invisibili. Dopo essere stati morsi dal ragno si dipanano numerosi percorsi possibili, ma dobbiamo stare attenti perché quando maneggiamo le reti/ragnatele potremmo anche rimanere irretiti da esse.

Sono le Moire o Parche a tessere le trame della vita, invisibili e ineluttabili, trame senza fili: wireless. Le Parche cantando vaticinavano le sorti degli uomini nascenti e de’ morenti (Ugo Foscolo). Cloto, Lachesi e Atropo erano le donne che sceglievano la nostra vita: la prima produceva il filo della vita, la seconda lo intrecciava nei nodi del destino e la terza, inesorabile, lo tagliava. Produrre reti è come cantare, gridare, esternare, un produrre emozioni invisibili. La bocca e le reti sono strettamente connesse sia nell’immaginario di Ugo Foscolo, sia nel mito di Aracne ed Atena. Aracne, dopo aver sfidato Atena in una gara di tessitura, venne trasformata dalla dea in un ragno e condannata a tessere per sempre una tela dalla bocca. È significativo il fatto che Spiderman, dal punto di vista grafico, non abbia una bocca, non produce fili dalla bocca ma dalle mani. Anzi, in alcuni fumetti non produce proprio ragnatele ma è semplicemente in grado di usarle a suo piacimento, creandole da due piccoli marchingegni, gli spara-ragnatele.

Le reti del destino ci irretiscono, ci obbligano ad una vita, ci intrappolano, e al contempo ci indicano la strada della vita creando nodi e incroci. Ma, dopo l’evento traumatico, siamo diventati eroi e, come Spidey, abbiamo l’opportunità di gestire le ragnatele. Essere eroi significa non arrendersi e percorrere queste trame. Un eroe è colui che, nonostante la debolezza, i dubbi, il fatto di non conoscere sempre le risposte va avanti e vince comunque [Joseph Campbell].

La vita è un dipanarsi di nodi necessari ad orientarci al fine di scoprire l’eroe che siamo. In questo modo costruiamo la trama della nostra storia personale, ripercorrendo la vita attraverso gli episodi significativi che l’hanno caratterizzata. Questi episodi sono i nodi della rete del destino. Ogni nodo è classificabile come evento traumatico.

I nodi sono incroci, simbolicamente i luoghi del diavolo. Se Dio è il cammino rappresentato dai fili della rete, il Diavolo è negli incroci della vita. Nella mitologia cristiana le reti sono le protagoniste della cooperazione tra il bene e il male. Sia Dio che il Diavolo operano attraverso la metafora delle reti per catturare le anime dell’uomo e portarle a sé. Dio usa le reti da pesca degli apostoli, insieme al suo verbo, per irretire gli esseri umani; mentre il Diavolo cattura le persone grazie alle grandi reti dei sette peccati capitali: ira, superbia, avarizia, gola, odio, invidia e lussuria. Ad ogni incrocio/nodo della vita ci è concesso fare un patto con il diavolo o con Dio.
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Nodo 4. Trauma della ragnatela: La verità non esiste e la vita come la immaginiamo di solito è una rete arbitraria e artificiale di illusioni da cui ci lasciamo circondare. (Howard Phillipp Lovecraft, Lettere dall’altrove)

Le reti ci irretiscono e ci ingannano invischiandoci nelle loro fitte maglie intricate. Rete infatti è anche lo spirito ingannatore Maui, nella mitologia Polinesiana, ma non solo. Il ragno è il tessitore del velo di Maya e la sua rete diventa simbolo di illusione e inganno.

Da questo punto di vista le Moire ci ingannano, Dio e il diavolo ci irretiscono. In un’ottica psicologica usiamo una rete quando illudiamo un’altra persona, ma anche quando illudiamo noi stessi.

La ragnatela è pura bellezza che incanta, illude, cattura e uccide. Quando giochiamo con le tele del ragno vogliamo quindi incantare, illudere, catturare e uccidere le nostre prede. Così come un ragno, noi inganniamo per sopravvivere, come un ragno ci inganniamo per sopravvivere.

In fondo sia la parola illudere, che ingannare significano giocare. Attraverso le nostre abilità da eroe/Spiderman possiamo giocare con le ragnatele delle moire e giocare con i racconti delle nostre vite.

Stan Lee, il suo creatore, lo racconta in questo modo: Osservando una mosca che camminava sul muro ho pensato: non sarebbe bello se un essere umano potesse fare la stessa cosa? L’ho immaginato adolescente e con un sacco di problemi personali. Quando l’ho portato, eccitatissimo, all’editore, mi ha rimproverato: – Stan, i supereroi non hanno problemi personali! -. Come sbagliava…”

Gli eroi ci insegnano diversi modi di affrontare i problemi personali. Spiderman ci insegna a lottare con le reti e in mezzo alla reti della vita, a giocare con le ragnatele del destino, ingannandolo e illudendolo, ovvero giocando con lui.
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Nodi Conclusivi. Oltre il trauma: “Devi raccontare la tua storia e dimenticarla. Dimenticare e perdonare. Questo ti rende libera.” (Louise Bourgeois)

Cosa fare infine di fronte ad nodo della rete, ovvero davanti ad un evento traumatico della vita?

Ci facciamo suggerire la risposta dall’artista francese Louise Bourgeois, esperta dei ragni e delle loro ragnatele. Luoise ci propone tre passi per essere eroi nella vita, ovvero per essere degli Spiderman: Racconta, Dimentica e Perdona.

Spiderman, infine, è quella parte di noi che Racconta, Dimentica e Perdona.

Raccontare. Bisogna sapere raccontare la propria storia, bisogna tessere reti, come Aracne o Lachesi, dalla propria bocca, è necessario cantare le note della propria esistenza, recitare il proprio passato nel presente. Saper raccontare significa giocare con i ricordi, avendo il potere sugli eventi passati della vita. Da un grande potere derivano grandi responsabilità diceva zio Ben, lo zio di Spidey. Il potere di Spider-man è quello di tessere i fili del racconto della nostra vita. Crediamo che sia il passato a definirci, ma in realtà è il racconto di esso che ci imbriglia nelle reti della sofferenza. Dobbiamo fare attenzione perché è vero che esistono gli eventi traumatici, ma il Trauma, in verità, è il ricordo e il racconto che facciamo dell’evento stesso. Non possiamo agire sul passato, ma sicuramente sul presente. Raccontandoci ci assumiamo la responsabilità dell’hic et nunc diventando eroi.

Dimenticare. Saper dimenticare è un’arte. Etimologicamente significa uscire di mente, da quella mente che è fatta come una rete di neuroni o connessioni cognitive. Dimenticare significa uscire fuori dalla rete, perdersi, smarrirsi, scordare, non dare nulla per scontato, sapere di non sapere e non sapere veramente. Dopo esserci raccontati, dobbiamo dimenticarci per vivere il presente e procedere in direzione di un altro nodo della vita. Dimenticare è il secondo superpotere del nostro essere Spider-man. Quando Spider-man salta da un grattacielo ad un altro deve necessariamente dimenticare il passo precedente, se rimanesse attaccato al percorso compiuto rimarrebbe bloccato e imbrigliato in una rete di fili. Le ragnatele che gli permettono di muoversi si trasformerebbero in trappole che imprigionano. Lo stesso accade nella nostra vita: rimanere ancorati ai ricordi di un passato che non esiste più crea una fitta rete di reminiscenze che ci invischiano e ci bloccano nel presente. Per questo motivo dobbiamo saper dimenticare.

Infine bisogna Perdonare ovvero darsi completamente alla rete del mondo, nuovamente invischiato senza rimanerne fuori, raggiungendo altri nodi, altre esperienze di vita. Il terzo e ultimo superpotere di Spider-man è il perdono, il donarsi alla vita, il lanciarsi da un grattacielo ad un altro senza temere la caduta. Perdonare è lasciar andare il passato e lasciarsi andare nel presente.

Vivere come eroi significa questo: raccontarsi, dimenticarsi e perdonarsi, giocare con i propri ricordi, pensieri e convinzioni. Quando viviamo come Spider-man, noi tutti abbiamo la possibilità di giocare con la realtà, come fa Peter Parker. Solo in questo modo abbiamo la possibilità di trasformare gli eventi traumatici in cicatrici da portare con dignità.

Tutti incrociamo nella rete della vita un evento traumatico…

Smettila di tenere il broncio! – gridava: – Look at the harlequins! Guarda gli arlecchini!

Quali arlecchini? Dove?

Oh, dappertutto. Tutt’attorno a te. Gli alberi sono degli arlecchini, le parole sono degli arlecchini; anche le situazioni e le addizioni. Metti assieme due cose – due arguzie, due immagini – ed eccoti un arlecchino triplo. Avanti, dunque! Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà! (Vladimir Nabokov)

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Bibliografia e Note

P.S. CLICCA QUI per leggere gli altri articoli del N.20 – RETI della rivista di psicologia L’Anima Fa Arte

– A.V., Libro dei simboli, Taschen

– Campbell J., L’eroe dai mille volti, Lindau

– Foscolo U., Poesie, Bur Rizzoli

– Fromm E., L’arte di amare, Mondadori

– Lovecraft H.P., Lettere dall’altrove, Mondadori

– Nabokov V., Guarda gli arlecchini!, Adelphi Edizioni

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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