Una volta che Pan è morto, la natura può essere controllata dalla volontà del nuovo Dio, l’uomo, modellato a immagine di Prometeo e Ercole, che crea da essa e l’inquina senza alcun turbamento morale” (J. Hillman, Saggio su Pan)

Ansia e Panico sono parenti alla lontana? 

Eccoti! Beccato!

Se stai leggendo è perché la tua giornata è scandita dall’ansia e, talvolta, dal panico. Ma ti stai chiedendo come sopravvivere, ti stai chiedendo come eliminare quel sintomo, quella sensazione. Ti stai chiedendo da dove venga. Vorresti conoscerne le cause per eliminarle. Allora qui ti voglio aiutare a fare ordine, ti suggerirò le cause dell’ansia e del panico poi, cambiando lente, ti racconterò le differenze tra ansia e panico e, infine, ti rivelerò come il dio Pan sia diventato così famoso nel terzo millennio.

Dunque inizierei dalle cause.

Le cause dell’ansia e del cugino Pan

Allora sappiate che siamo in un blog hillmaniano ossia in un blog post junghiano. Questo significa che abbiamo abbandonato Freud e il suo meccanicismo e abbiamo sdoganato definitivamente la teleologia… attenzione ho detto teleologia e non teologia. Vi spiego…

Freud cercava, come i medici, le cause delle malattie per eliminarle e, con loro, eliminare i sintomi. Questo è il meccaniscismo, lo stesso che assumiamo con la SARSCOV-2. E Freud aveva scoperto che la mamma e il papà ben si prestavano a svolgere il ruolo di cause. Allora tutti i suoi pazienti lavoravano per eliminare le cause.

Ora vi dico che per certi versi aveva ragione Sigismondo e le cause sono sempre mamma e papà, anzi sarebbe bene dirlo a inizio terapia. Non va scoperto, piuttosto è un fatto e, se volete mettere un po’ di companatico a questa diagnosi, potreste aggiungere traumi “quanto basta”.

Eppure conoscere le cause, sapere che madre anaffettiva, o padre aggressivo, oppure sapere che il trauma del bullo o di quell’incidente a 8 anni stanno alla base del vostro panico, non vi consentirà di congedare quel dio. Anche perché non è il congedo che è terapeutico quanto non lo sia il suo accoglimento.

Lo scopo dell’ansia e del Panico

Dunque Jung promosse la fuga dalle cause, banalmente note, e inaugurò un nuovo genere letterario rispetto al meccanicismo. Propose la teleologia. In soldoni non ci interessano più le cause ma lo scopo dei sintomi.

A che scopo ansia ci viene a trovare? A cosa tende panico? Come vogliono contribuire al nostro processo di individuazione?

Queste domande cambiano la prospettiva. Ma prima di passare oltre, mi soffermerei ancora un attimo sulle cause citando il maestro Ogway. Si quello di Kung fu Panda! Il maestro recita “Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono, per questo si chiama presente”. E si… direi che qui si racchiude la vera causa dell’ansia, ossia il compulsivo tentativo di pre-vedere, di controllare il futuro. Ma per fare questo l’ansioso si ritrova a mettere su casa nel futuro e in quello stesso luogo si crea le sbarre della sua prigione. 

Gestire l’ansia?

Ecco come la cura diventa il veleno. La gestione dell’ansia come proposta terapeutica ridonda sul controllo, ridonda sul futuro, sulla pre-vedibilità. Mentre mi sembra chiaro che l’ansia e il panico non vanno gestiti poiché sono ingestibili. Piuttosto si deve acquisire una certa fede. Si, una fede come quella religiosa, ma non nel dio cristiano cattolico apostolico, quanto In Psiche. Hillman la chiamava fede psicologica e consiste nell’accettazione di Ananke, ossia di Necessità. Ciò che deve accadere accadrà e, per quanto noi ci ostiniamo a deviare il corso del fiume, dobbiamo accettare l’idea di poterlo soltanto navigare. E, se è vero che la forza di Psiche è nella sottomissione (dice Hillman) allora l’unica vera cura è dare le chiavi di casa all’ansia e cercare di farla accomodare a tavola accanto a noi.

Ma quali sono le differenze col Panico

Qui direi che vi aspettate una risposta nosologicamente strutturata. Volete sapere nel modo meno poetico possibile le differenze tra ansia e panico e, allora, eccovi serviti. L’ansia è uno stato di arousal (attivazione psicologica) legata a fattori contingenti o futuribili certi o anche soltanto probabili (domani ho l’esame oppure domani potrebbe venire un terremoto). In una certa misura questa ansia è utile alla performance. Ci aiuta a concentrarci e a non dire stupidaggini. Oltre una certa misura, però,  pregiudica la performance perché impedisce di concentrarci. L’errore più diffuso è voler eliminare tutto il sintomo senza tenersi la dose terapeutica dell’ansia. Il panico, invece, è uno stato di arousal legata a fattori contingenti o futuribili certi o anche soltanto probabili… si è la stessa roba ma presenta aspetti specifici legati all’immaginazione. Ho paura di morire, ho paura di impazzire, mi sembra tutto finto e di guardare il mondo da dentro un acquario. In questo caso è “Il grande dio Pan che risorge”. Perché? Ora vi dico…

Chi è Panico? Chi è Pan?

Siamo nel terzo millennio. Siamo nell’era in cui eventi sociali globali hanno cambiato la configurazione psicologica individuale e collettiva. Del resto ogni epoca ha fatto questo e ogni epoca ha avuto le sue patologie. Così come l’inquinamento industriale ha colpito il corpo in punti diversi di quelli colpiti dall’inquinamento elettronico, similmente, la cultura odierna produce Panico alla stessa maniera con cui quella di inizio ‘900 favoriva i disturbi di conversione, comunemente chiamati Isteria. Allora siamo nell’era dei social, nell’era dei nickname, nell’era dl volere è potere, nell’era in cui nessun può dirti chi sei o importi qualcosa, nell’era della pedagogia che accoglie e protegge, nell’era in cui mamma e papà, siccome sono le cause di tutti i nostri mali (maledetto Sigismondo), allora non vanno ne onorati ne ascoltati. Insomma siamo liberi e onnipotenti sin dalla nascita. Questa è l’era della libertà con cui ci convinciamo che chi vorremmo essere e chi siamo siano la medesima cosa, l’era in cui l’idea di me prevale su me con l’esclusione di Tutto il resto.

Il primo attacco di Panico non si scorda mai

La possibilità di coltivare così a lungo l’idealizzazione di se, ci porta però ad aumentare vertiginosamente la distanza tra l’ideale e il reale. Ora tanto più a lungo avviane questa divaricazione e tanto più la nostra anima esigerà di recuperare quel TUTTO  che essa stessa aveva escluso. Allora Pan è quel tutto, è quella istintualità, è quel corpo che si impone. Ma, mentre quando Pan arrivò sull’Olimpo tutti gli dèi gioirono, noi oggi urliamo di paura perché gli istinti ci possiedono come déi e, d’improvviso, ci ritroviamo ospiti in casa nostra. Ora è chiaro che invece di gestire quegli invasori, dovremmo piuttosto chiederci perché avevamo messo alla porta i nostri cari tempo addietro. Per cercare di diventare chi non siamo non ci riconosciamo più davanti allo specchio.

Cosa vuole ansia e cosa vuole pan?

Allora è semplice. Chiediamoci cosa vuole Pan. Vuole che ci connettiamo agli istinti, al voler fare l’amore o a voler aggredire o defecare o mangiare… ah quanto corpo abbiamo assoggettato alle nostre illusioni anoressiche. Pan vuole riconnetterci a tutte le nostre emozioni e a tutti i nostri bisogni, anche quelli indicibili. Pan vuole ricucire lo strappo tra l’idea di me e me. Insomma se domani avete un’esame “cagatevi beatamente addosso”. Se, invece siete sul divano, senza impegni né incombenze e, d’improvviso, arriva Pan, non fuggite, non cercate di cacciarlo, cedetegli una stanza perché, ditelo anche a Plutarco, per voi, finalmente il grande dio Pan è risorto.

Conclusioni

E se ogni era ha le sue patologie, e se queste patologie sono la risposta alle iperboliche inflazioni  del progresso sociale ed economico, allora l’epidemia di panico che lamentiamo, non sarà forse la più salutare risposta collettiva al male? Come sempre la malattia e la cura abitano nella stessa casa. Dunque panico è il bisogno vostro e di tutti noi e per questo Pan viene un po’ da tutti, un po’ come le mestruazioni. E, come con le mestruazioni rispetto alle quali nessuno si sognerebbe di impaurirsi nel sapere che la propria figlia è divenuta signorina, similmente, dobbiamo gioire del nostro ingresso nell’età adulta, quella che di fatto è segnata dall’avvento del dio caprino.

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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