Caramelle – Attenzione! Contenuti forti




Caramelle è una canzone sull’abuso sessuale e sulla pedofilia. Se non te la senti di proseguire fermati qui, non ascoltare la canzone e non leggere l’articolo.

Se invece vuoi continuare, cuffie alle orecchie CLICCA QUI per ascoltare Caramelle di Pierdavide Carone e i Dear Jack.

Caramelle è una canzone delicata e cruda al tempo stesso, dissonante. L’ho scoperta mentre ero alla ricerca di canzoni delle quali valeva la pena farne una lettura immaginale.

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Ciao, sono Marco e dieci anni è la mia età

Ciao, sono Marco e dieci anni è la mia età
Ho i capelli biondi e vado in quarta a
Tranne matematica a me piace studiare
Mio papà e mia mamma hanno un negozio alimentare
Ho una sorella cinque anni più di me
Ed un fratellino che sta per nascere
E non vedo l’ora che arrivi in fretta maggio
Che se farò il bravo potrò tenerlo in braccio
Il mio migliore amico si chiama Giosuè
Pensa che anche in classe siede vicino a me
Poi alla campanella voliamo come piume
E finché fa buio tiriamo sassi al fiume

Dopo aver ascoltato questi primi versi ero pronto a cambiare e andare avanti. L’avevo giudicata come una canzonetta per bambini e per fare ascolti. Le prime strofe mi avevano fatto sentire bambino, il video era cartoonato e i ritmi mi ricordavano una canzone di quando ero piccolo.

Forse ciò che mi ha ancorato al testo e alla melodia era il paradosso tra il sentirmi bambino e la strana scala di grigi del video.

Così ho continuato ad ascoltare e ad ascoltarmi.

Dammi la mano bambino e vieni nel bosco

Ieri pomeriggio però lui si è ammalato
E perciò alla fine da solo sono andato
E mentre giocavo uno strano sconosciuto
Prima mi ha guardato e poi si è avvicinato
E con fare misterioso ma gentile
Si è seduto accanto a me sopra il pontile
E prima che io prendessi un sasso da tirare
Lo strano sconosciuto ha cominciato a dire
“Dammi la mano bambino e vieni nel bosco
No, che non sono un estraneo, io ti conosco
Vengo dal tuo stesso posto”
Nel mio silenzio il ricordo di cose più belle
Il colore delle stelle, mentre prendi la mia pelle
In cambio un sorriso e due caramelle

Mentre andavo avanti nell’ascolto delle parole, inaspettatamente si apriva dentro di me il mondo della sofferenza. Qualche secondo prima mi ero sentito un bambino ingenuo e innocente, pochi istanti dopo il candido mondo stava andando in frantumi riportandomi alla crudezza della realtà: io, impotente, non potevo fare nulla per impedirlo. L’innocenza si stava trasformando in colpa.

Ora, a mente fredda, posso riconoscere il valore simbolico del bosco. Il bosco appartiene al mondo delle fiabe, un luogo buio e pericoloso, un luogo nascosto dove il lupo può mangiare indisturbato cappuccetto rosso. Non in tutte le fiabe esiste un cacciatore che può salvare cappuccetto rosso.

In questo tipo di fiaba torbida, il cacciatore è lo stesso lupo che dopo averla divorata la rigetta nel mondo della quotidianità.

La vita non è un film, cosa vuoi che mi succeda?

Ciao, sono Marica e ho fatto quindici anni
Sono già un’adulta e ho fatto molti sbagli
Primo, mettermi con Luca invece che con Dario
Sì, forse è più bello ma è troppo autoritario
E così per dispetto sono uscita con le amiche
E dopo una per una a casa siam tornate
Che palle, casa mia è sempre l’ultima
In fondo a quella via buia e torbida
E come non bastasse è anche scoppiato il temporale
Ho fatto anche lo shampoo stamattina, porco cane
Perché da qualche tempo il mondo è un’agonia
Qualsiasi cosa faccia è sempre colpa mia
Fortuna che un signore mi ha offerto un passaggio
Non l’ho mai visto prima però mi sembra saggio
La vita non è un film, cosa vuoi che mi succeda?

Cambia strofa e la protagonista diventa Marika, una quindicenne. Una tipica quindicenne il cui punto debole – il suo punto d’innocenza – è la rabbia contro il mondo, la solitudine e la difficoltà di crescere e di adattare il proprio inconscio alla vita.

Ma la vita non è un film… giusto? Nella domanda esiste già la paura di ciò che possa succedere e l’insicurezza della scelta. La psiche però a volte è stanca di combattere e, soprattutto nei momenti di estrema difficoltà, preferiamo affidarci ad altri. Così Marika si affida allo sconosciuto e all’estraneo.

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In cambio un sorriso e due caramelle

E mentre penso questo all’improvviso cambia strada
“Dammi la mano bambina e vieni nel bosco
No che non sono un estraneo, io ti conosco
Vengo dal tuo stesso posto”
Nel mio silenzio il ricordo di cose più belle
Il colore delle stelle, mentre prendi la mia pelle
In cambio un sorriso e due caramelle, due caramelle

Marika vive la prima grande esperienza di tradimento. La fiducia che aveva risposto nell’estraneo diventa tradimento.

Il ritornello diventa musicalmente dissonante e il paradosso tra innocenza e colpevolezza diventa esacerbato e inasprito.

Sempre a mente fredda, mi ha colpito la delicatezza e la profondità della metafora della pelle. La pelle da una parte è il nostro confine superficiale, ciò che ci contiene, dall’altra parte rappresenta ciò che siamo, il nostro io-pelle [Didier Anzieu].

La pelle è la metafora di una reazione di chi non può reagire. Sono qui, faccio ciò che dici in cambio di un sorriso e due caramelle, ma non puoi prendere altro che la mia pelle, ciò che è più in profondità è nascosto, non puoi raggiungere il mio tesoro nascosto.

Marika e Marco cercano di vivere da estranei questo momento sconcertante. Pensano al colore delle stelle, anche se le immagini del video raccontano di un cielo nuvoloso e temporalesco.

Ti prego fa’ in fretta ciò che devi fare

Ti prego, fa’ in fretta ciò che devi fare
Ti prego, fallo in fretta senza farmi male
Ti giuro, non avrò niente da raccontare
Però fa’ in fretta così torno a respirare
Ti prego, fa’ in fretta ciò che devi fare
Ti prego, fallo in fretta senza farmi male
Ti giuro, non avrò niente da raccontare
Però fa’ in fretta così torno a respirare

Dalla poeticità e dal tentativo vano di dissociazione (che ci portano verso le stelle immaginate) la canzone ci catapulta nella cruda realtà. In questo modo viviamo la consapevolezza dei protagonisti che ciò che sta avvenendo sia profondamente sbagliato: un crimine.

Questo è il momento più difficile da ascoltare, in cui anche nel video le immagini vengono meno e tutto si fa buio. Siamo costretti a sapere cosa accade. Siamo costretti a dimenticare le stelle e a guardare in faccia la realtà.

Per la seconda volta nella canzone ho sentito uno strappo. Nuovamente catapultato nella torbida realtà, mi sono voltato e ho visto, accanto a me, mia moglie piangere.

Mi sono voltato nuovamente verso lo schermo e ho aperto la finestra della memoria ricordando tutte quelle storie dei tanti Marco e Marika che ho accolto e ho ascoltato nel mio studio. Così ho immaginato questi bambini 10 anni dopo, nel mio studio a raccontarsi e a cercare quel tesoro che contengono, ma che hanno chiuso e dissociato dalla loro esistenza.

Però fa’ in fretta così torno a respirare – Conclusioni

Caramelle è stata ingiustamente censurata da Sanremo 2019 per i contenuti troppo forti. Per me, invece, è la vera vincitrice della competizione prima ancora di iniziare. Caramelle vince senza partecipare, non ne ha bisogno.
In questo periodo sono tutti indignati dell’agghiacciante censura della Rai su Baglioni che ha parlato di politica quando non poteva farlo. Tuttavia, l’unica cosa agghiacciante è la bocciatura da parte di Baglioni e della commissione esaminatrice. Questa è la vera censura. La censura di argomenti scomodi, la censura della sofferenza.

Lasciandoci alle spalle le polemiche e tornando alla canzone, tratteniamo il respiro. Tratteniamo il respiro sott’acqua dove altrimenti non potremmo respirare.

Questa canzone con le sue dissonanze, i suoi paradossi e il suo sapersi raccontare mi ha catapultato direttamente sott’acqua. Dopo averla ascoltata mi è rimasta la sensazione di volerla cantare ma di non poter farlo, anzi di non volerla più sentire.

Caramelle mi ha parlato della psicologia dell’abuso sessuale e della pedofilia. Un tema sensibile per la psicologia contemporanea che si trova a dover conciliare le nuove scoperte sul trauma (secondo le quali appagherebbe semplicemente il nostro bisogno di causalità) e questa azione assolutamente terribile e immorale. Non ne entrerò nel merito per non uscire fuori tema, ma dico semplicemente che per Marco e Marika è importantissimo non sprofondare nella mitologia della vittima che li farebbe cadere in un baratro senza ritorno. I bambini abusati si trovano davanti ad un conflitto di lealtà [Adolf Guggenbühl-Craig]: sono stati traditi e devono tradire per affrontare la situazione, si trovano a dover rinunciare alla loro innocenza, a diventare responsabili dei propri immaginari e della propria vita.

Troppo presto i bambini si trovano di fronte il senso tragico della vita, potranno sopportarlo? Potranno tornare a respirare?

Caramelle, vincitrice indiscussa del Festival di Sanremo 2019, ci proietta nell’ottica di due bambini abusati, ci proietta nel tradimento e nella perdita cruenta dell’ingenuità, ma soprattutto ci abusa catapultandoci nel senso tragico della vita, facendoci indossare per qualche minuto la pelle sofferente di Marco e Marika.

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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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