Cosa è la verità

La verità su Greta è difficile da spiegare perché il senso immaginale va al di là di ciò che è dicibile e entra nell’alveo di ciò che è soltanto osservabile. La verità, infatti, si può osservare ma resta indicibile ed è illusorio poterla raccontare. Ma mentre leggete questo articolo non sapete quale verità vi racconterò. Non sapete che sto scrivendo nell’ottica di invogliarvi a leggere. Non sapete che sto sapientemente dondolando un’esca davanti alla vostra psiche sperando che abbocchiate all’amo, che clicchiate un altro articolo linkato in questo, che fissiate il mio nome nella mente e che le mie visualizzazioni salgano. E lo faccio perché sono un istrione o, se volete, ho un disturbo istrionico di personalità, così mi appellerebbe la psichiatria. Ma ho anche molti altri disturbi e non potrebbe essere altrimenti per uno psicoterapeuta.

Verità e bellezza

Ecco che già si intravede qualcosa. La verità che vi ho appena raccontato rende la mia esca più bella e appetibile. Il voyeurismo che solletica la verità è impressionante. Penso che sia dovuto alla estrema bellezza della verità che, semplice e cruda, supera sempre il sogno. Almeno questo è ciò che ho compreso in tanti anni di lavoro. E così siete spinti a leggere oltre questo punto. Oltre il minutaggio minimo che serve al sig.Google per indicizzarmi e premiarmi con una posizione migliore sul suo motore.

E la verità stessa slitta da una coerenza noetica e universale all’inerenza del comportamento fedele a se stessa , fedele alla forma, fedele alla sua natura, rispettosa della legge, dove verità e legge sono indistinguibili dalla bellezza (J. Hillman in Cosmos pag. 298).

Allora uno psicoterapeuta sceglie il suo lavoro per essere un privilegiato. Si perché la psicoterapia è il luogo della bellezza poiché ha come telos la verità.

L’abuso su Greta una lettura immaginale (I titoletti e la parola abuso sono un’altra seduzione)

E cosa c’entra Greta? Vi starete chiedendo. Apparentemente nulla ma in verità moltissimo. Moltissimo perché chi scrive su di lei non racconta la propria verità. Invece io vorrei provare a farlo per poter spiegare un aspetto molto importante della psicoterapia. In pochi conoscono Severn Suzuki che nel 1992 fece un discorso alle Nazioni Unite a soli 12 anni, un discorso fotocopia a quello di Greta. Severn e Greta oppure la protagonista bambina di Waterworld, o ancora la fanciulla dal cappottino rosso del film Schindler’s list e molte altre bambine sono entrate a far parte della nostra iconografia immaginale. Una fanciulla pura che ci salverà e ci ammonisce rispetto alle nostre miopie su come abusiamo della Madre Terra. Una fanciulla che ritroviamo nella mitologia in tutti le forme fanciullesche degli dèi. Un dio quando è fanciullo è espressione iperbolica di se medesimo. L’astuto Mercurio diventa iperastuto quando in fasce deruba il fratello delle sue vacche. E il razionale e diligente Apollo diventa superdiligente  quando compare come fanciullo. Insomma sembra che i fanciulli siano il crogiuolo dell’essenza. Ma, tornando a Greta, lei ci riporta al fanciullo divino di junghiana memoria, ossia alla totalità, l’unione degli opposti, l’unificatore, la pace.  Greta è l’ennesima manifestazione di questo immaginario. Il fatto che la sua immagine stia diventando virale e virulenta impone una riflessione. Ci troviamo in un’inflazione collettiva.

Ma quale è la verità? (Ecco un’altra verità: Ripetere un numero notevole di volte le parole chiave)

La verità su Greta è che penso che non dovremmo parlare di Greta. Nel suo e nel nostro interesse. Ho cercato di sottrarmi dalla tentazione di farlo. Mi sono detto più volte di lasciare in pace quella adolescente. Mi sono detto di esplorare il mio fanciullo divino attraverso altre immagini. Ma poi ho ceduto. Si perché la possibilità che in questo momento voi mi stiate leggendo ha una tale attrazione da impedirmi di non confondere Greta l’adolescente con Greta l’immagine che stiamo generando. Ma leggete fino in fondo cosa voglio dirvi. Ogni parola o punteggiatura, ogni grassetto o corsivo li ho impiegati per tenere viva la vostra attenzione. Questa è l’arte del clickbaiting.

Cosa significa Clickbaiting

Quell’attrazione verso la mia visibilità mi ha fatto iniziare a costruire la mia esca e a maneggiarla con cura. Virgola dopo virgola, parola dopo parola mi adopero nel tentativo di adescarvi. La parola clickbaiting (Esca da click) riassume proprio questa pratica in rete, ossia l’uso di personaggi in voga per attirare l’attenzione del lettore. Dunque il giallo cappotto di Greta, come verme succulento, attira il vostro sguardo. Io dondolo l’esca e voi, parola dopo parola la divorate fino all’amo ossia il click sul link. Questa operazione ha come sola finalità la soddisfazione dello scrittore. Potrei scrivere di essere ambientalista, di voler salvare il pianeta ma, in verità, sto solo violentando l’immagine di quella fanciulla per meri scopi personali. E come me lo fanno in molti sulla rete e la rete cattura molti pesci.

Nonno, nonno, posso farti una domanda
Sulla nostra vita di pesci del mare?
Perchè ogni tanto qualche compagno scompare?
Perchè è stato preso
Dalla rete del pescatore
Ma ce sarà un modo per non farsi acchiappare?
Bisogna sapé distingue
La luce delle stelle da quella delle lampare.


Mannarino (Gli animali)

Quando ci si confonde con un archetipo…

In questo processo di trasformazione di una persona in un messia, sto, ahimè, partecipando. Ma almeno vorrei mettere in evidenza il fatto che si sia attivato, a livello collettivo, un processo di fusione tra Greta e l’immaginario Greta, e che questo ho timore stia accadendo anche nella sua psiche (sua di Greta si intende). Greta inizia a confondersi, inizia a pensare che tutta se coincide con l’immagine di se. Questo non accade solo a lei e a noi in questo momento, ma è accaduto nei secoli in modo ritmico o con grandi tirannie o con grandi religioni. Con regolarità disarmante vi sono ere in cui un corpo viene confuso con l’immaginario che vi si proietta sopra. E quando ci si confonde con un archetipo la questione si fa complessa.

Qualcuno salvi Greta! E ognuno salvi se stesso con la verità

Si spero che la nostra gentile anfitrione dell’ecologia si salvi da questa fusione, ma soprattutto spero che ci salviamo noi smettendo di manifestare per Greta iniziando a farlo per colei per cui Greta manifesta, la Madre Terra. Il fatto che abbia la sindrome di asperger e che sia nella sua natura concentrarsi in modo ossessivo su di un tema non giustifica la violenza che le facciamo e che le faccio ora scrivendo e usandola come esca. Ho avuto in trattamento pazienti asperger e non hanno un rapporto sempre felice con il lo “interesse d’elezione”, anzi a volte avvertono anche il bisogno di liberarsene. Tutti scriviamo su di lei, la usiamo come esca e la sollecitiamo a confondersi con la sua stessa ossessione. Insomma spero proprio che torni a coltivare più piante nel suo orto altrimenti rischia di fare un’operazione psichica opposta a quella che promuove. Rischia di coltivare una sola coltura impoverendo la sua terra psichica.

La verità non deve essere per delega

Noi, dal canto nostro ci ritroviamo a delegare la verità su come violentiamo il pianeta. Come una moglie maltrattata che attende che il figlio, o la figlia, denunci un marito violento, noi attendiamo che Greta, la fanciulla, faccia ciò che siamo chiamati a fare noi. Restituendo a Greta la sua vita ci dovremmo far carico del suo messaggio e farci messaggeri.

Ma cosa c’entra la verità di Greta con la psicoterapia

C’entra il fatto che raccontandovi la verità sui biechi motivi di questo articolo sto cercando di raccontarvi cosa deve avere spazio in terapia. Uno psicoterapeuta che non sia in grado di stare nella verità non genererà un contesto psichico che sia capace di accoglierla. Uno psicoterapeuta si deve interrogare ininterrottamente sull’uso che sta facendo di ciò che osserva, su quanto stia alimentando il proprio narcisismo istrionico, di quanto stia contemplando le spese da sostenere. E non crediate che non avvenga, ogni terapeuta si cruccia di un paziente che se ne va, sia per mancato denaro sia per mancato status. Si perché uno psicoterapeuta che non ha pazienti non è uno psicoterapeuta. In questo senso ogni terapeuta è in una tacita competizione con i colleghi, a volte li odia, cosi come in rete tutti stiamo spolpando Greta come iene affamate e in competizione, che si cibano dei resti su cui leoni, ben più regali di noi, hanno posto le fauci. (Clicca Qui se vuoi leggere: Odio i miei colleghi)

Conclusioni

Quindi mi confesso ora qui. Non per salvare Greta ma per specchiarmi nelle mie ombre. Questo faccio ogni giorno, prima durante e dopo una seduta. Lo faccio perché un paziente, anche se non lo sa, chiede proprio questo alla terapia, ossia di non confondersi con l’immagine che ha di se. E per fare questo il primo a non confondere le due cose deve essere il terapeuta. E primariamente lo deve fare su di se e, eventualmente, rendere disponibile al paziente il suo clickbaiting.

Dunque ci sono cascato Greta ma, profondamente, spero che sia io che te, che tutti riusciamo a distinguere chi siamo da chi pensiamo di essere. E, senza deleghe, troviamo il modo di essere ecologici con la psiche, consapevoli, sempre, che ciò che facciamo nel mondo e al mondo è ciò che facciamo alla nostra anima. E un terapeuta non si può permettere di costituire un racconto in cui la bugia diventi un genere letterario. (Clicca qui se vuoi leggere: Raccogliere una carta al giorno leva lo psicologo di torno. L’Alchimia cosa è e come cura)

Il solo amore davvero umano è un amore immaginario, che si insegue per tutta la vita, che generalmente trova origine nell’essere amato, ma che presto non ne avrà più né le proporzioni, né la voce, per diventare una vera creazione, un’immagine senza realtà. Allora non bisogna assolutamente far coincidere questa immagine con l’essere che l’ha suscitata e che è solo un pover’uomo, o una povera donna, molto in difficoltà con il suo inconscio. Dobbiamo gratificarci con quell’amore, con ciò che crediamo che sia e non è, con il desiderio e non con la conoscenza. Dobbiamo chiudere gli occhi e fuggire dalla realtà. Ricreare il mondo degli dèi, della poesia e dell’arte e non adoperare la chiave del ripostiglio in cui Barbablù teneva i cadaveri delle mogli. Perché nella prateria verdeggiante, nella strada polverosa, non vedremo mai arrivare nessuno. (H.Laborit, Elogio della Fuga)

Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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