Psicorecensione di WandaVision

Lo ammetto, sono un fan sfegatato della Marvel.

Dopo l’epico scontro in Endgame e la morte del tanto amato Iron Man non è stato facile riprendersi ma, “grazie” all’assenza dei film del MCU (Marvel Cinematic Universe) per tutto il 2020 a causa del Covid-19 e il conseguente slittamento di tutta la programmazione dei titoli cinematografici, direi che le lacrime versate sono oramai un lontano ricordo.

Qualche mese fa è iniziata ufficialmente la prima miniserie tv che ha appassionato per ben 9 settimane i marvelliani di tutto il mondo : WandaVision. 

Dopo altrettante scatole di pop corn ingerite, ciascuna per ogni puntata, eccomi qui a buttare giù qualche parola sulla protagonista e sul suo significato psicologico : Wanda Maximoff, la cosiddetta Scarlet Witch, la strega scarlatta.

Trama 

Distrutta dal dolore per la perdita del proprio compagno Visione, ucciso da Thanos, Wanda, a cui appartengono poteri spazio-temporali, crea da se stessa una realtà alternativa, una sorta di realtà immaginale, all’interno di una barriera chiamata Esa, in un piccolo paesino di nome Westview.

Alcuni personaggi come il sintezoide Visione o i suoi due piccoli gemelli sono totalmente proiezioni, cioè esistono solo al didentro della barriera, mentre gli altri cittadini sono manipolati come fossero marionette dalla sua stessa mente. Nelle prime puntate, raccontate in stile sitcom Americane, si conduce una vita tranquilla tra la protagonista, il suo compagno, i due piccoli, e i vicini.

Una vita che Wanda desiderava di condurre ma che effettivamente non esiste. Nonostante ella cerchi di tenere al di fuori dell’Esa tutti coloro che cercano di contrastare questa sua realtà immaginale, tra cui lo S.W.O.R.D. (un’agenzia fittizia antiterroristica) e altri personaggi che provano a far ragionare la protagonista, verso le ultime puntate viene scatenata la sua furia da parte di un’altra strega presente all’interno della stessa cittadina, Agnes, desiderosa di rubarle i poteri. Nell’ultima puntata, davvero mozzafiato c’è lo scontro tra le due streghe.

A prevalere è Scarlet Witch. Visione, il suo compagno tuttavia essendosi reso conto di essere solo una proiezione della psiche di sua moglie e di non essere davvero vivo, parla e si confronta con Wanda, la quale prendendo coscienza della sue continue ed egoistiche manipolazioni decide di cancellare l’Esa, la sua barriera, per ritirarsi in solitudine tra le montagne affrontando il suo dolore interiore.

Aspetto psicologico di Wanda

All’interno della miniserie tanti sono gli immaginari emersi, parallelismi da argomentare e disquisire, come Visione, “proiezione concreta” dell’Animus junghiano della protagonista, o le differenze tra realtà immaginale e diurno, giusto per citare un paio di esempi.

Ma alla fine mi sono deciso per raccontare e mettere in luce l’archetipo del distruttore della protagonista.

Consideriamo in questa sede un’archetipo, un modello arcaico, “un immaginario universale presente fin dai tempi remoti” aggiungerebbe Jung. Tra questi lo stesso guru della psicologia analitica, né indicó dodici, con caratteristiche facilmente rintracciabili in tutti noi.

La maggior parte delle persone che affrontano il lutto di una persona amata non reagiscono prendendo contatto con il mondo luciferino e la trasformazione che ne consegue ma eludono l’avvenimento affogando nel sangue di Dioniso, il vino, o ingurgitando cibo a dismisura come accadeva nei banchetti olimpici. L’anestetico tuttavia può anche essere quello di rimuovere l’evento sofferente, far finta che nulla sia accaduto, e come Wanda vivere attraverso ricordi personali, qui nella serie davvero personificati.

L’immaginario della fuga dalla morte tuttavia quando si inflaziona, ovvero quando diventa troppo unilaterale, corre il rischio di diventare paralizzante per la psiche, la quale invece richiede di dare spazio a tutti gli immaginari. 

Lo stesso Freud, padre della psicanalisi affermava come Thanatos, pulsione di morte, fosse potente quanto Eros, pulsione di amore.

Wanda, stagnante all’interno del proprio dolore e immaginando “concretisticamente” una realtà fittizia di puro amore non permette l’iniziazione alla morte, non permette la trasformazione. 

L’archetipo del distruttore si palesa anche con la manipolazione psichica non solo nei confronti di se stessa ma anche nei confronti di tutti i cittadini di Westview, utilizzati come marionette.

È qui che interviene Visione, in questo caso rappresentante della parte inconscia di Wanda, che suggerisce come non si possa sfuggire alla morte e permette il lavoro psichico della protagonista, il sacrificio che permette la metamorfosi, il cambiamento nonostante la paura e il dolore provato.

Trasformazione e metamorfosi  

Da Wanda Maximoff a Scarlet Witch la trasformazione della protagonista nella miniserie avviene in due modi.

Una trasformazione visibile, quando la protagonista si mostra come la strega scarlatta, la strega rossa, la strega del caos, la strega più potente del mondo che lascia l’abitus di moglie affettuosa per indossare quello degli inferi, quello oscuro, scatenando tutta la sua forza contro Agnes decisa a rubarle forza e poteri.

Sappiamo che la più importante strega in mitologia greca è Ecate. La dea è una divinità ctonia, appartenente al mondo di Ade ma è anche uno psicopompo, ovvero ha la capacità di muoversi liberamente passando dall’Olimpo agli Inferi a suo piacimento. Quando Wanda entra in contatto con l’archetipo della strega, con l’immaginario di Ecate è li che avviene la metamorfosi.

Un’ altra trasformazione avviene interiormente imparando a lasciare andare, prendendo contatto con le sofferenze, cercando di mettere ordine a tutto il dolore provato e differenziando gli immaginari di tormento e di angoscia

Conclusioni

Questo è il messaggio che ci comunica la prima miniserie tv della Marvel. Ci insegna a saper lasciare andare, a toccare con mano la morte, a permettere la trasformazione interiore, una metamorfosi non fittizia.

Dal caos interiore Wanda lascia andare Visione, dapprima proiettato all’esterno concretamente, e lo integra dentro di se immaginalmente, acquisendo la capacità di affrontare il trauma della perdita e vivere con nuove consapevolezze, secondo un nuovo ordine.

In ogni caos c’è un cosmo in ogni ordine un nuovo segreto (C.G. Jung – Gli archetipi e l’inconscio collettivo)

P.S. CLICCA QUI per leggere la Psicorecensione di Avengers Infinity War

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Info sull'autore

Valentino Collacciani

Psicologo e Psicoanalista in formazione. Non vincerò il premio Goethe ma chi lo sa, vediamo cosa dice il daimon...

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