Sanremo 2022 e il significato psicologico del canto
Signori è arrivato il momento di Sanremo!
“E menomale”, aggiungerebbe qualcuno. “Alla gogna” aggiungerebbe qualcun altro un po’ anticonformista.
Eppure eccomi qui, riluttante al pericolo per aver proferito tali versi, pronto, a ribadire forte e chiaro :
Sì signori, è arrivato il momento di Sanremo!
E a voi, di seguito, l’amplificazione e la spiegazione psicologica.
Dall’usignolo, alla rana, al canto, a Sanremo
Immaginate uno scrittore tedesco di nome Gotthold Eprhaim Lessing.
Immaginate una favola breve ma dal significato profondo e calzante dei giorni che stiamo vivendo.
Immaginate un titolo : “Il canto dell’usignolo”.
Un pastore, in una triste sera di primavera dice ad un usignolo :
“Caro usignolo, perché non canti più?”
L’usignolo rispose :
“Ahimè ma non senti come gracidano forte le rane? Fanno tanto chiasso ed io ho perso la voglia di cantare. Ma tu non le senti?”
“Certo che le sento, ma è il tuo silenzio che mi condanna a sentirle” Rispose il pastore.
Immaginate ora, 60 milioni di italiani innalzati a virologi, gracidare fiumi di parole, per la maggior parte insensate e senza fondamento, tra covid, vaccini e green pass.
Immaginate ora, 1009 “grandi elettori” tra deputati, senatori e delegati, insomma dei politici, gracidare attraverso delle schede, nomi di calciatori, pornoattori e comici, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica Italiana.
Immaginate ora, e ditemi, cari lettori, se un usignolo non possa essere giustificato a non aver più voglia di cantare tra cotante persone senza “cerebrum”. Ma la salvezza, seppur momentanea, pare giunta, perché Sanremo non può non svolgersi, perché 25 usignoli non possono smettere di cantare. E dal 1 Febbraio, ribadisco : menomale che è arrivato Sanremo!
Il canto simbolicamente
Simbolicamente il canto è una sublimazione della voce, capace di innalzare psiche e soma verso lo spirito. Il canto è insito in ognuno di noi, attivamente, per alcuni, attraverso le proprie esibizioni, in casa o su di un palco, o passivamente, per altri, attraverso l’ascolto di canzoni, in radio, su app o per i più vintage, su vinile. Insomma il canto è sempre presente nella nostra vita. Ascoltiamo la voce dei cantanti al mattino appena svegli, mentre facciamo colazione o mentre si compiono le faccende di casa, mentre si viaggia in macchina o in metro oppure al pomeriggio per rilassarsi dopo una giornata lavorativa stressante o spesso come spinta motivazionale per i nostri workout, in palestra o in strada facendo jogging. Il canto accompagna ogni tipo di emozione. Quante volte capita di riascoltare un brano ed associarlo ad una stagione, ad un particolare evento vissuto, ad un contesto, risvegliando dentro di noi sensazioni ed emozioni che ormai pensavamo fossero già terminate?
Il canto è alla base di tutti i riti, specialmente quelli religiosi, in tutte le cerimonie, cristiane, pagane, protestanti ecc. É simbolo inoltre di unione tra i commilitoni negli addestramenti o come stimolo e carica prima di un combattimento.
E psicologicamente?
Detto che il canto possa avere la valenza di ognuna delle immagini espresse precedentemente, una lettura che spesso rende vivida ed onora l’immagine, è sicuramente l’armonia tra le parole che fuoriescono dalla bocca. Il canto mormora, unisce, suggerisce, riequilibra gli immaginari. Attraverso la voce, soave o aggressiva, la rappresentazione prende forma, le figure si mescolano armoniosamente e tutto acquisisce un senso coerente. In psicologia inoltre il canto, secondo Lacan, psicoanalista francese, è considerato un godimento, una soddisfazione di una pulsione, di una spinta, interiore.
Che possano le canzoni di Sanremo farci godere e rendere armoniose le nostre immagini?
Conclusioni e il contatto con le profondità inconsce
In una seduta terapeutica online, una donna mi disse “Dottore, quando devo smettere di pensare ai problemi quotidiani che mi affliggono, e cerco un contatto con la mia parte emotiva e immaginativa, canto”. Dopo qualche secondo di silenzio, le chiesi se le andava di cantare una piccola parte di canzone, a sua scelta, per capire cosa potesse risuonare dentro di me, e per cercare di capire cosa potesse scattare in lei. Avevo i brividi, non per paura sia chiaro, ma per emozione. Fu incredibile come riuscii di colpo ad intuire ciò che la donna mi aveva descritto poco prima perché si erano attivate, di colpo, decine di immagini totalmente inconsce. Il canto e la sua voce avevano toccato immagini interiori, profonde, nascoste. Forse mi ero spinto come Ulisse, nella voglia di conoscenza, legato all’albero della nave, in questo caso legato al pc e allo schermo. Ma una cosa è certa, il canto era quello di una Sirena.
Il canto ha la capacità di attivare fantasie, stati emotivi, sensazioni che difficilmente si riscontrano in una semplice chiacchierata. E se si è in grado di chiudere gli occhi e farsi trasportare, il contatto con l’Anima è assicurato.
Che qualche canzone decantata sul palco dell’Ariston possa risvegliare in me e in voi, cari lettori, immagini profonde ed inconsce? Ce lo auguriamo.
Menomale che è arrivato Sanremo. Buon Festival a tutti!