Se ti potessi dire

Oggi farò una lettura immaginale della nuova canzone di Vasco Rossi: Se ti potessi dire.

Qualche giorno fa, l’ho ascoltata casualmente alla radio e mi sono incuriosito. Il testo mi sembrava molto psicologico, così a casa sono andato a riascoltarla.

Ti invito ovviamente, come sempre, a fare lo stesso. Quindi, cuffie alle orecchie, CLICCA QUI per ascoltare Se ti potessi dire di Vasco Rossi, e ti auguro una buona lettura!

Nainananananana: l’inferno della mente

Nainananananana
Nanana

Se ti potessi dire
Quante volte ho voluto morire
Quante volte camminando sul filo
Sono stato, sono arrivato vicino
All’inferno
Della mente
Quell’inferno

Che esiste veramente

Il leggendario nainana di Vasco è un suono onomatopeico che non va sottovalutato o ironizzato. In ogni canzone assume un significato peculiare. In questo caso è un suono di preparazione. Vasco ci prepara ad entrare in questo racconto musicale, e ci prepara ad entrare nel mondo infero dell’anima: l’inferno della mente.

Se ti potessi dire è il titolo della canzone ed è anche una parte di noi, quella sfaccettatura della personalità che porta con sé un grande tesoro nascosto, ma che sa di non poterlo raccontare.

Vasco Rossi ci introduce immediatamente nell’inferno della mente, che non è qualcosa di fantastico, bensì è immaginale, ovvero esiste veramente. Infatti tutto ciò che è immaginale (e non immaginario), esiste veramente, è un accadimento di Psiche.

Tante volte nella vita abbiamo l’impressione di essere stati vicini al baratro, sul filo del rasoio, camminando vicino all’inferno della mente.

Le nostalgie perfino dei rimpianti

Se ti potessi dire
Quante volte ho pianto per capire
Quante volte sono stato sul punto
Di lasciarmi andare
All’inferno
Della mente
Quell’inferno che esiste veramente
Esiste veramente

Se potessi raccontarti per davvero
Le abitudini di cui non vado fiero
Le malinconie, le nostalgie perfino dei rimpianti
Per le cose che se avessi adesso ancora qui davanti
Le rifarei esattamente così sì
Stessi errori stesse passioni
E le stesse delusioni

L’inferno della mente lo raggiungiamo quando piangiamo, quando siamo sul punto di lasciarci andare. In questo inferno troviamo le abitudini delle quali non siamo fieri, le malinconie, le nostalgie e i rimpianti.

Tutte queste emozioni ed errori creano il nostro inferno personale.

Ma sono errori ai quali però non possiamo rinunciare.

L’equilibrio mentale o volare?

Se ti potessi dire
Quante volte ho voluto rischiare
Da una parte l’equilibrio mentale
E dall’altra volare
Sull’inferno
Della mente
Quell’inferno
Che esiste veramente
Esiste veramente

In questo verso cambia tutto, man mano che la musica cresce in una sorta di climax ascendente, Vasco ci rivela che l’inferno della mente è vitale.

Il mondo infero è si pieno di rimpianti, malinconie, nostalgie ed errori, ma è un inferno voluto. Se riconosciamo il nostro inferno come voluto, possiamo imparare a volare abbandonando l’equilibrio della mente.

Stare in equilibrio in fondo uccide Psiche, mentre volare ci permette di vivere.

Vivere per diventare

Vivere per amare
Vivere per sognare
Vivere per rischiare
E vivere per diventare
Vivere per adesso
Vivere lo stesso
Vivere per errore
E Vivere con passione
Vivere solamente
Vivere continuamente
Vivere senza ricordo
E senza rimpianto
Dairarara
Senza rimpianto
Dairarara
Senza rimpianto
Dairarara
Senza rimpianto

Se ti potessi dire

Dopo averci condotto in questo climax ascendente, come un vero poeta, Vasco Rossi libera la potenza dell’inferno della mente: vivere.

Vivendo l’inferno, impariamo a vivere per amare, per sognare, per rischiare e per diventare. Solo attraversando gli inferi (metafora dell’inconscio) possiamo capire la necessità di ciò che è stato, liberandoci dai rimpianti.

A questo punto, diventa straordinariamente facile comprendere la nostra vita: comunque siamo, non potevamo essere altrimenti. Niente rimpianti, niente strade sbagliate, niente veri errori. L’occhio della necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere. (J. Hillman, Il Codice dell’anima, p. 262)

È importante conoscere l’etimologia di divenire: discendere, scendere giù. A questo punto intuiamo perfettamente che per vivere bisogna discendere.

Discesi nel mondo infero delle immagini possiamo vivere una vita danzando accanto ai nostri errori, senza ricordi, ma soprattutto senza rimpianti.

Se io potessi dire… cosa ho attraversato per imparare a vivere.

Vasco, in questa canzone, riesce a dirci con arte ed emozioni ascendenti il percorso di discesa negli inferi che dobbiamo compiere per imparare a vivere senza rimpianti.

L’anima discende in quattro modi: attraverso il corpo, i genitori, il luogo, le condizioni esterne.
Per prima cosa, il corpo: discendere, cioè crescere, significa ubbidire alla legge di gravità, assecondare la curva discendente che accompagna l’invecchiamento.
Secondo, accettare di essere un membro della tua famiglia, di fare parte del tuo albero genealogico, così com’è, con i suoi rami contorti e i suoi rami marci.
Terzo, abitare in un luogo che sia adatto alla tua anima e che ti leghi a sé con doveri e usanze.
Infine, restituire, con gesti che dichiarano il tuo pieno attaccamento a questo mondo, le cose che l’ambiente ti ha dato. (J. Hillman, Il codice dell’anima, p. 87)

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Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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