Salute mentale: un messaggio in bottiglia

Sono in strada, ho appena fatto la spesa e mi annoto al volo l’idea per un nuovo articolo. Il dialogo avuto poco fa con un commerciante mi ha ispirato, sei curioso di sapere di cosa si tratta?

Introduzione

I Police cantavano “Message in a Bottle”, iconico pezzo rock che mi ha ricordato come la richiesta d’aiuto per un’assistenza psicologica sia al pari di un messaggio nascosto in una bottiglia lanciata con speranza in mare. Mando un S.O.S. al mondo con la speranza che mi ascolti! Spesso sento dire: “L’importante è che ci sia la salute”; e quella mentale? Questa per abitudine passa in secondo piano, ma ti accorgi di essa solo quando sei allo stremo della sopportazione. Se avessi una carie lasceresti che il dente marcisca prima di poter far qualcosa? Scopriamo insieme come e perché è sempre più importante occuparsi della salute mentale.

“I’ll send an S.O.S to the world
I hope that someone gets
My message in a bottle”.
Police in Message in a Bottle

Cos’è la salute

Il concetto di salute, intenso unicamente come un benessere fisico, è un’idea arcaica (che abita il nostro inconscio) integrata assimilando abitudini di pensiero dalle generazioni precedenti. Sebbene le scienze psicologiche abbiano un’origine poco più che centenaria rispetto alla medicina classica, numerosi studi accademici hanno ampiamente evidenziato che una condizione psichica precaria può produrre effetti altrettanto negativi sul corpo. Studi del genere si evidenziano particolarmente nel campo della ricerca psicosomatica. Sfatiamo quindi il mito che l’importante è che ci sia la salute, poiché i parametri che corrispondono ad un concetto generale di salute, definito dall’Oms, non fanno riferimento unicamente ad un benessere fisico. Quali sono i parametri che evidenziano la presenza di salute mentale? La qualità di vitalità, attività sociali, degli stati emotivi e dei pensieri.

La resistenza alla salute mentale

La salute mentale è sottovalutata! Ma anche poco conosciuta. La resistenza che deriva dall’iniziare un processo di terapia è dettata da più false percezioni. La prima potrebbe essere quella relativa al costo e al tempo che una terapia psicologica richiede e la conseguente paura di aver perso tempo e denaro. La seconda è il fatto che si tende a sottovalutare gli aspetti della sofferenza mentale. Forse non si vedono, ma ci sono! Qualcuno una volta disse: Se non vedo non credo! Coloro che si nascondono dietro questa affermazione dovrebbero ricredersi per l’ampia documentazione scientifica proposta. Fa da padrona però, a mio parere, l’ignoranza dettata dall’ampia scelta di psicologi e terapeuti appartenenti a scuole dal differente approccio. La persona si chiederà chi va bene per me? E se poi non funziona? Molte di queste scelte sono dettate dal caso, o meglio ancora da consigli e da recensioni su Google. Il problema però è che ogni persona è un mondo a sé ed è molto probabile che una scarsa ricerca produca uno scarso risultato che inevitabilmente negli scettici rafforzerà la resistenza al trattamento. 

Il messaggio in bottiglia

Ogni tanto qualcuno che getta una bottiglia in mare, nella speranza che il suo messaggio giunga a destinazione, c’è. Questo è quello che mi è balzato agli occhi, come un’evidenza matematica, quando ho parlato con il commerciante. Dietro questa nostra conversazione si celava una timida richiesta d’aiuto, una confessione velata dettata dalla necessità, nascosta dietro a quel “L’importante è che ci sia la salute“. Perché dico questo? A volte le persone cercano aiuto, vogliono essere comprese e compatite, ma senza che ci sia una richiesta esplicita. Gettando il messaggio in acqua si assicurano una speranza, quella che prima o poi qualcuno accolga il loro malessere e lo comprenda. E se così facendo passassero anni?

La psiche, come afferma James Hillman in “Il sogno e il mondo infero”, è stata relegata negli inferi, lasciando lo spazio del mondo diurno allo pneuma e alla ragione. Archetipicamente potremmo dire che è difficile comunicare con i demoni di psiche che ci assalgono, ma che dietro questi assalti e alla manifestazione dei sintomi c’è una richiesta di ascolto, un messaggio in bottiglia.

“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. Carl Gustav Jung

Come e perché è importante occuparsi della salute mentale

Il primo step essenziale per comprendere come occuparsi della propria salute mentale è anzitutto riconoscere che esistono difficoltà e problematiche che accantoniamo. Lasceresti piangere allo sfinimento un neonato che ha fame? I tuoi problemi metaforicamente sono un suo pari, se non nutriti reclameranno ancor di più attenzione prima attraverso i mal di testa, poi con gli incubi e poi con i sintomi. Riconoscere l’esistenza concreta delle tue problematiche è un grande passo e iniziare a scrivere quel messaggio d’aiuto sarà la cosa più importante che potrai fare. Una volta scritto non ti consiglio di gettarlo in mare, alla deriva ed affidandoti unicamente alla speranza, ma di imbucarlo come nelle cassette delle lettere poiché conosci già la destinazione. Nel concreto ci si può affidare ad un centro di psicoterapia, uno psicologo oppure uno psichiatra. Esistono molti centri che offrono primi colloqui gratuiti o ancora centri convenzionati dallo stato che possono offrire sostegno psicologico soprattutto in questo periodo di pandemia. L’aiuto c’è che sia privato o pubblico, ma sta a noi sceglierlo coscientemente come faremmo con il nostro medico. È importante occuparsi della propria salute mentale perché buona parte del benessere a cui aneliamo e che vorremmo nella nostra vita dipende abbondantemente dalla dimensione psichica. Basti pensare che tra le cause di disabilità figurano anche quattro categorie appartenenti alla sfera di psiche: il disturbo bipolare, la depressione, la schizofrenia e i disturbi che derivano dall’abuso di alcolici. Per questo è importante dare voce a quel bambino interiore che piangendo reclama di essere nutrito, perché uno stato depressivo può divenire depressione e l’ansia patologica. “Fare finta che..” ritarderà solamente la possibilità di confronto con i problemi e la risoluzione del conflitto, questo perché come insegna Hillman ogni personaggio che abita la nostra psiche riflette un’immagine archetipica, è una voce che fa parte del coro ed ognuna di essa va onorata.

Chi è il messaggero archetipico

Il mito ci insegna che è Ermes, dai piedi alati, ad essere il messaggero degli dei, il quale ha la possibilità di mettere in comunicazione l’Olimpo con gli inferi, lo pneuma e la ragione con la psiche ctonia. Nel mondo concreto il ruolo di Ermes è ricoperto dallo psicoterapeuta, che nelle vesti di psicopompo interviene nella comunicazione tra il mondo infero e diurno del paziente, il quale affida il proprio messaggio affinché entrambe le parti possano comprendere le ragioni di tale intervento. Lo psicoterapeuta, in quanto servitore dell’anima (psiche), ha la funzione di onorare le immagini del paziente con lo scopo di raggiungere una dimensione omeostatica comunicativa tra mondo diurno e notturno, favorendo l’integrazione dei contenuti che contribuiscono alla sua crescita.

Finalmente tornato a casa, ho dato voce al mio daimon ed accolta la sua richiesta, mi accingo a concludere l’articolo.

Conclusioni

Navigante del mare di internet, il messaggio è arrivato a destinazione ed il mio compito è assolto. La salute mentale esiste ed è dettata da quell’equilibrio omeostatico di immagini cantanti a cui devi prestare ascolto, non dimenticarti di loro, sono parte di te.

“Walked out this morning, I don’t believe what I saw
Hundred billion bottles washed up on the shore
Seems I’m not alone at being alone
Hundred billion castaways, looking for a home”.
Police in Message In a Bottle

P.S. CLICCA QUI per leggere Il mito dell’uomo “che si fa da solo”

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Info sull'autore

Gerardo Iannaci

Laurea magistrale Psicologia Clinica e della Salute. "Creare è vivere due volte". Albert Camus

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