Virtuale, mai stato così reale

Seduto alla mia scrivania, scorro un po’ la home di Facebook e nel frattempo, in vista del prossimo articolo, raccolgo le energie. Quello che mi appare sotto gli occhi lo avrai letto milioni di volte anche tu, ma cosa abbiamo in comune io e te?

Introduzione:

“Vai a zappare!”, “Ma chi ti conosce!”, “Ai miei tempi era diverso” e immagino che “Si stava meglio quando si stava peggio”; io questo vedo. Apparentemente sembrano solo innocui commenti che però colpiscono allo stesso modo di quelli espressi a voce. Oggi ti voglio parlare di quanto il Virtuale non sia mai stato così reale, del perché effettivamente lo sia e delle conseguenze negative che derivano dalla funzione di questo genere di azioni.

“Reale, tuttavia, è ciò che agisce”. Jung

Riflessione generale sul fenomeno

Se tutto ciò che agisce può considerarsi reale, nella misura in cui agisce su di noi, allora dovremmo fare più attenzione alla natura delle azioni sui social. Siamo coinvolti in una nuova forma di comunicazione, quasi aerea, di cui molti non hanno una percezione concreta, ma che agisce con la medesima forza. Il luogo virtuale è un luogo immaginifico dove la natura delle azioni influisce concretamente con gli aspetti della realtà personale.

Come nasce e agisce:

Dietro ogni commento si nasconde una persona, a volte il famoso leone da tastiera; ciò che però è interessante evidenziare è come questa forma di comunicazione possa far sentire legittimata e protetta la persona che ne abusa. Se lo schermo del pc o di uno smartphone funge concretamente da filtro con il mondo virtuale è bene tenere in considerazione il fatto che questo non è influente quanto la distanza immaginaria che l’utente percepisce tra lui e l’altro. Il distanziamento inizia con la suggestione che si ha nell’entrare in contatto con una dimensione non concreta, sottile, da cui ci si può sottrarre in ogni momento; così ne deriva una condizione estraniante che allontana la persona dalla percezione delle azioni che compie e dei risultati che ne conseguono. Si genera un senso di impunità, per certi versi piacevole, perché la persona ha la percezione di gestire l’evento, può farla franca, ma se malauguratamente dovesse rendersi conto che non è così, ricorrerebbe al più arcaico e classico meccanismo istintivo di difesa, l’attacco-fuga. Si presenta di fronteggiano a noi l’esempio di creatura mitologica più in voga dei nostri tempi: Il coniglio-leone.

Il virtuale è veramente l’estensione del reale?:

Vuoi un esempio? Il cyberbullismo. Semplice, facile e veloce, ma soprattutto concreto!

Nella sua forma virtuale miete vittime al pari di quella reale, anzi il contesto virtuale enfatizza il numero esponenziale di aggressori che perseguitano la vittima. È un fenomeno che non è più circoscritto solo alla scuola o al posto di lavoro, ma viola anche quegli spazi privati come la casa. Questo accade perché il virtuale arriva lì dove sei, anche dove dovresti sentirti al sicuro. Posso distruggere la vita di una persona con un click. Non è un caso che il numero di suicidi e di problemi mentali come la depressione sia cresciuto in maniera esponenziale. Il virtuale è così concreto, che in questi frangenti non è come ricevere un singolo pugno, ma una scarica che arriva dritta in faccia. La violenza virtuale spesso si trasforma anche in violenza di genere. Prendendo ad esempio in considerazione i dati raccolti dall’istituto EIGE si evidenzia come le donne siano in percentuale maggiore soggette a veri e propri abusi virtuali, spesso sotto forma di cyberstalking. Il testo a cui faccio riferimento cita:

“Inoltre, i dati dell’indagine della FRA del 2014 mostrano che il 77 % delle donne che hanno subito molestie online hanno subito inoltre almeno una forma di violenza sessuale e/o fisica da un partner intimo, e 7 donne su 10(70 %) che hanno subito cyberstalking sono anche state vittima di almeno una forma di violenza fisica e/o sessuale perpetrata da un partner intimo.”

Un esempio di violenza virtuale:

I peni in chat! Chiedete alle donne e scoprirete, sempre che non lo sappiate già, che molte hanno ricevuto almeno una volta come messaggio virtuale la foto di fragili grissini spacciati per doni di Priapo. A parte gli scherzi, questo è uno dei tanti esempi di violenza che si verificano nel mondo virtuale. Violano uno spazio privato, perché come ho spiegato più su, c’è la mancanza di percezione del pericolo da parte dell’abusante e l’assenza di confini; questo concetto si estende ad ogni forma di violenza virtuale e non solo a quelle più deliranti. Se analizziamo la parola delirio si scopre che proviene dal latino delirium, il quale a sua volta proviene dall’unione delle parole De e Lira. Letteralmente De assume il significato di “lontano da, fuori da” mentre Lira significa “striscia di terra sollevata dall’aratro tra due solchi” quindi intesa come uno spazio ben definito, un seminato. Cosa rappresenta il delirio? essere fuori dal seminato. Chi agisce in questo modo è sprovvisto di confini, i quali nella dimensione concreta della realtà porrebbero, in parte, freni a queste brusche azioni.

“Ignoro dove l’artificiale finisca e cominci il reale”. Andy Warhol

Come posso tutelarmi?:

Non esiste una risposta unica, il grado di tutela si definisce in base alla gravità della situazione. Se il grado di rischio è alto, come nel cyberbullismo e nel cyberstalking, è bene che la persona faccia affidamento tempestivamente su figure come i carabinieri, la polizia postale, il terapeuta, un medico o ad un centro antiviolenza, al fine di poter tutelare la propria privacy con la massima efficacia. Se invece vuoi tutelarti da questi animali mitologici, i leoni da tastiera, sempre nella condizione in cui tu non sia in pericolo, ti consiglio di cominciare facendo affidamento al manifesto della comunicazione non ostile; è l’insieme di dieci regole che servono per tutelare i propri diritti sul web e migliorare l’esperienza comunicativa con il prossimo, puoi scaricarlo su paroleostili.it. 

Cogliendo l’aspetto mitologico del tema dobbiamo calarci nei panni di Hermes, consapevoli però di non essere unicamente messaggeri, ma scrittori e allo stesso tempo fruitori dei messaggi che inviamo e riceviamo.

Conclusioni:

Il virtuale è un luogo immenso dove tutti abbiamo il diritto di scegliere la qualità delle interazioni che preferiamo. Se le condizioni che si presentano ti fanno prudere le mani e vorresti digitare all’impazzata ricordati che potresti generare un diverbio molto acceso, e a meno che non sia strettamente necessario dire la tua opinione cogli questo consiglio: A volte la migliore parola è quella non detta e la miglior foto è quella non inviata. Priapo ricordati di tenertelo nei pantaloni.

P.S. CLICCA QUI per leggere Gli uomini che inviano le dick pic sono impotenti

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Info sull'autore

Gerardo Iannaci

Laurea magistrale Psicologia Clinica e della Salute. "Creare è vivere due volte". Albert Camus

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