La scissione e il contrasto

Solo la scissione e il contrasto rendono ricca e fiorente una vita. Che sarebbero la ragione e la temperanza senza la conoscenza dell’ebbrezza, che sarebbe il piacere dei sensi, se dietro di esso non stesse la morte, e che sarebbe l’amore senza l’eterna mortale ostilità dei sessi? (Hermane Hesse, Narciso e Boccadoro, pag. 179)

“E scissione sia”. In diversi momenti della nostra vita ci troviamo davanti alla possibilità di scinderci, di dividerci, di separarci. Possiamo scinderci dal nostro passato, da parti di noi che non riusciamo ad integrare. Possiamo scinderci dalla nostra appartenenza a un gruppo, a un ideale, a un’idea.

Se avete sentito parlare di scissioni in questi giorni, beh, c’è una chiave psicologica da trovare. Renzi che dà il via alla scissione del PD fa una scelta di transizione. E dà il via a un movimento che inneggia alla vita: “Italia viva”. Ci sono molti elementi psicologici in questo passaggio. Ci sono meccanismi psicologici da evidenziare. Per farlo, ho scelto un quadro di un autore che abbiamo già trattato, ma che riserva letture di Psiche incredibilmente affascinanti.

L’uomo e le sue contraddizioni

Ne Il figlio dell’uomo, Magritte ci racconta la scissione della realtà dall’uomo. Dipinge l’uomo scisso nelle contraddizioni della vita moderna. Racconta la storia di ognuno di noi, separati dal nostro mare attraverso mura e schemi. Ci dice che il volto della nostra anima può essere nascosto in mille modi.

A una prima lettura, l’autore non racconta una scissione, ma tratteggia un uomo comune, vestito di tutto punto: un classico uomo d’affari della City di Londra. Cravatta, vestito scuro e bombetta. Alle sue spalle, però, un muretto a separarlo dall’oceano e da un cielo fuligginoso. Anche se il quadro si fermasse qui avremmo simboli di cui parlare. Ma ciò che rompe la normalità apparente del quadro è una mela.

La mela è un simbolo con una forte potenza simbolica. È il frutto armonico primordiale. Ma è anche il frutto del peccato: il frutto della scissione dell’uomo dalla sua natura divina. Magritte usa la mela per nascondere il volto dell’uomo. Ci nasconde l’apparenza dell’uomo con le sue contraddizioni e ci costringe a cercare oltre… Ci chiede di immaginarci l’uomo e la sua natura oltre la scissione tra ciò che vediamo e ciò che crediamo di vedere. La mela nasconde il volto dell’uomo, lasciandone intravedere solo un occhio. Magritte ci fa immaginare la storia di quest’uomo e delle sue contraddizioni. Un uomo, magari, che interrompe la sua routine quotidiana per fare una passeggiata vista mare. Un uomo che scinde la sua routine, lascia il luogo della razionale normalità e va in un luogo dell’anima.

L’invisibile scissione

La scissione più profonda è tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile. Chiunque interagisce con i tentativi di comprensione del mondo psichico sa che fra il manifesto e il latente c’è una separazione netta. E tutto ciò è amplificato da strutture di vario genere, di diversa origine, di multiformi nature.

Quando una persona non riesce più a integrare le diversi parti di Sé, ecco che avviene una scissione. Una scissione che può essere morbida o di tremendo impatto. Silenziosa o frastornante. In ogni caso una rottura; una morte e un tentativo di rinascita.

Per anni gli uomini d’affari e d’ufficio hanno portato cravatte e vestiti gessati: una sorta di divisa. E dovevano indossare il cappello, ogni volta che uscivano da un luogo chiuso. Nella cultura ebraica, il cappello serve a ricordare che sopra ogni destino c’è una divinità. In Magritte, il cappello diventa l’orpello della contraddizione, del capovolgimento degli stereotipi. E ne “il figlio dell’uomo”, il cappello diventa una caricatura: vi immaginate che fine può fare quel cappello se fosse sospinto dal vento del mare?

Ed ecco che possiamo sentire il rumore del mare, del cielo coperto da nuvole di pioggia. In questo rumore c’è la colonna sonora del quadro. E la storia dell’uomo diventa la storia di ognuno di noi, che, per fuggire e sfuggire, se ne va al mare a sentire il rumore del vento e dei propri pensieri. Il lavoro in giacca e cravatta diventa stretto e opprimente. L’uomo opera una scissione dalla sua routine e se ne va verso il proprio mare.

Scissioni verso il mare

Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino. (Jung)

Ci sono maree dentro di noi, un insieme di forze propulsive che popolano la nostra anima. Vivono in uno stato di apparente equilibrio; ma, a volte, basta un piccolo input, una nota fuori dallo spartito, e l’equilibrio si rompe. Si scinde. E ciò che era la nostra ancora, può diventare la zavorra che ci fa affondare. Ecco l’origine delle scissioni. Ci sentiamo pieni di zavorra e il mare ci sommerge, ci toglie il respiro. Quel mare che rappresenta la nostra anima diventa l’immagine del nostro assassino. La voglia di fuggire diventa imminente.

Una scissione è un evento traumatico, ma che affonda le radici nella natura di ciascuno di noi. La scissione ha il DNA della nostra ombra.

Un gruppo musicale si può scindere perché non c’è più armonia nel gruppo, perché il singolo vuole recitare il ruolo di protagonista.

Si può scindere un partito, perché la prospettiva del nuovo dà più spazio all’immaginazione, alla fantasia.

La scissione riguarderà sempre la singola persona. L’uomo di Magritte non si toglie la cravatta per tuffarsi nel mare. Si avvicina al suo mare e scinde la sua natura, nascondendo il volto dietro una mela. Dà le spalle al mare, con un muro a dividere la normalità dalla profondità dell’anima.

Conclusioni

Magritte racconta una scissione a metà. Se il mare dovesse diventare impetuoso, l’uomo avrebbe bisogno di togliersi i vestiti bagnati e la mela delle contraddizioni sarebbe inghiottita dalle onde. Il cappello del destino diventerebbe un oggetto qualsiasi in balia del mare.

Energie interiori non bilanciate portano alla necessità di rotture, di scissioni traumatiche. Ma ognuno di noi ha il mare delle sue pulsioni, dei suoi sogni, dei suoi desideri. L’abitudine di passeggiare sul lungomare della nostra anima, di farci un bagno nelle nostre aspirazioni più pure, può essere la più nobile alternativa alle maschere e alle rotture.

Ognuno di noi ha la sua natura, che supera gli schemi e le contraddizioni della vita. Magritte ci invita a cercare il nostro volto, a scoprire la nostra anima. Nonostante tutto. A costo di vivere una scissione dal cosmo a cui siamo abituati.

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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