Covid, negazionisti e meccanismi psicologici difensivi
Il 10 ottobre è andata in scena a Roma la manifestazione dei negazionisti, dei no mask, dei no vax, in sintesi la manifestazione dei signor no.
Dopo aver visto diversi video, mi sono posto alcune domande:
Perché lo fanno? Hanno ragione? Sono matti? Sono ingenui? Sono criminali? Sono ignoranti? Perché negano ciò che sta accadendo su scala mondiale?
Michael Specter, nel 2009, affermò che il diniego e la negazione emergono nella società quando le persone devono affrontare cambiamenti traumatici che non riescono a sopportare.
A causa del Covid-19 stiamo affrontando un cambiamento generazionale che per alcuni è insopportabile, un vero e proprio trauma collettivo, pertanto da un punto di vista psichico è naturale che emergano meccanismi difensivi tanto forti quanto è forte l’evento che stiamo vivendo.
Da psicologo credo nella buona fede delle persone, anzi, credo nella buona fede dei meccanismi difensivi della Psiche; per questo motivo ho deciso di parlarvi della negazione psicologica, il meccanismo difensivo proposto da Sigmund e Anna Freud.
La negazione (Verneinung)
Secondo Freud, la Verneinung (la negazione) subentra quando c’è qualche aspetto della realtà che troviamo insopportabile, insoddisfacente o conflittuale e, per difenderci da questo elemento che ci procurerebbe una sofferenza inaudita, mettiamo in atto un meccanismo difensivo immaturo che ci consente di negarla.
Secondo Freud è un meccanismo che emergerebbe soprattutto in relazione a dinamiche psicologicamente vigorose come la morte o la violenza sessuale.
Il Covid è una grandissima minaccia contro la nostra salute e quella dei nostri cari, è una minaccia reale di morte e di limitazione fisica, ed è per questo che nella psiche delle persone può emergere un meccanismo difensivo come quello della negazione.
Il meccanismo difensivo ci permette di far rimanere intatta la nostra personale struttura psichica, in altri termini ci rende sicuri. Essere sicuri, in altre parole, significa avere dei meccanismi difensivi funzionali.
Diniego
Anna Freud, qualche anno dopo il padre, descrisse invece l’aspetto più arcaico della negazione, ovvero il diniego, nel quale disconosciamo interi aspetti della realtà che sono per noi insopportabili.
La negazione danneggia sé stessi e gli altri
Il problema della negazione e del diniego è che possono produrre delle conseguenze negative e distruttive per sé stessi e per gli altri. Ogni meccanismo di difesa è in realtà necessario alla sopravvivenza, fino a quando, però, diventa distruttivo.
Negare un pezzo consistente della realtà impedisce la risoluzione del problema e induce ad atti violenti, ad azioni aggressive e, nei casi più estremi, a costruzioni paranoidee, quindi a psicosi (dittatura sanitaria, governo mondiale, 5g, etc…).
Tra l’altro è indicativo il fatto che alcuni (e sottolineo alcuni) di loro siano persone che hanno paura della dittatura sanitaria, ma inneggiano il duce: “finché avrò vita, forza e viva il Duce!”. Questo è un palese meccanismo proiettivo.
Come riconoscere la negazione? La doppia negazione
Ora ci divertiamo un po’ perché il buon Freud ci ha tramandato almeno due modi per riconoscere il meccanismo difensivo della negazione, tuttavia qui mi soffermerò solo sulla doppia negazione.
Dal punto di vista linguistico, infatti, possiamo riconoscere questo meccanismo difensivo quando nel parlato c’è una doppia negazione.
Partiamo dall’iconica signora di Mondello: “Buongiorno da Mondello! Non ce n’è coviddi, non c’è niente, a Palermo non abbiamo niente.”
Questa frase è un tripudio di doppie negazioni.
Provate a spulciare le interviste nelle manifestazioni no-covid o no-mask, e troverete diverse doppie negazioni oltre che molta aggressività e ideazione paranoidea.
Ad esempio nel video di Fanpage sono presenti frasi del tipo: “Le mascherine non servono a niente, servono solamente per imporre una dittatura sanitaria” (min. 1:37); “Il Covid, no, no, esattamente no, non esiste”; “No, non ci sono proprio morti per Covid” (min. 6:12).
La questione più importante è che c’è un’evidente negazione di una parte di realtà dolorosa, con conseguente costruzione fantastica di una nuova realtà più sopportabile in termini di sofferenza. Come ad esempio nel caso di una signora che, durante la manifestazione, ha suggerito un metodo davvero troppo ingenuo per raggiungere l’immunità di gregge: abbracciarci e baciarci tutti.
E se dicessimo “no” alla negazione?
Cosa accade quando, da un punto di vista psicologico, si cerca di intervenire in modo diretto, negando un meccanismo difensivo?
Chiusura. E nei casi estremi rabbia e violenza.
In effetti è ciò che è successo durante la manifestazione del 10 ottobre. Potete guardarlo nel video di Fanpage.it direttamente con i vostri occhi CLICCANDO QUI.
Conclusioni
Quando Freud nel 1925 parlava di negazione, si riferiva al fatto che alcune cose dolorose possono essere espresse solamente sottoforma di negazione.
Il pensiero (nda: alcuni pensieri) può penetrare nella coscienza a condizione di lasciarsi negare (S.Freud)
Il Covid è un trauma individuale e collettivo che ha messo in crisi la nostra struttura psicologica.
Quando vedo i no vax, i no covid e i no mask che con tanta veemenza negano un aspetto della realtà vedo delle persone in grave difficoltà. Vedo delle persone che non riescono ad esprimere il loro disagio e pertanto negano la realtà.
Quando ascolto i negazionisti vedo delle persone in difficoltà e ho paura. Ho paura perché, parafrasando Jung, se non ti rendi conto delle tue paure saranno le tue paure a controllare te.
P.S. CLICCA QUI per vedere il video dove descrivo I TRE MECCANISMI DI DIFESA DEI NEGAZIONISTI
P.P.S. CLICCA QUI per leggere l’articolo sui tre meccanismi di difesa. Buona lettura!
Riflessione opportuna. Mi riserverei comunque uno spazio libero da attribuzioni patologiche al semplice e naturale DISSENSO.
Il dissenso pottrebbe non essere Negazionista o altre eticchette generalizzanti e nascere proprio in chi sa che il mondo della scienza medica é profondamente malato dall’aggressione delle logiche di profitto dell’industria medica. ( che si sa, spesso non si attiene alla ricerca pura, ma la piega a i suoi interessi, a scapito della popolazione).
Quindi, lascerei un po’ di spazio per il Dubbio sano e per il sospetto legittimo.
Grazie per questo bell articolo. Interessante, parafrasando Freud, il passaggio relativo al fatto che alcuni eventi dolorosi sono accessibili alla coscienza soltanto negandoli.
E ovviamente se si cerca di smontare direttamente questo meccanismo di difesa che supporta comunque la struttura di un dato individuo è come scontrarsi con un muro di cemento, ricevendo rabbia e probabilmente una risposta di identificazione proiettiva.
Quindi sarei interessata a capire quale modalità potrebbe essere utile per comunicare con un negazionista e in qualche modo appunto cercare di aiutarlo e sostenerlo nelle difficoltà che indubbiamente sta attraversando.
Grazie in anticipo per la sua risposta.
Grazie. Sintesi eccellente. Ho capito, tra l’ altro, che la via giusta non. è quella di insultare o deridere,visto che aggraverebbe la salute psichica di queste persone.
Speriamo che si inizi a dialogare con loro.