Luis Sepulveda ucciso dal virus

“Quando un ‘intuizione o un’idea ha trovato posto dentro di noi, anche la pratica muta impercettibilmente. L’idea ha aperto gli occhi all’anima”. (J. Hillman, “Revisione della Psicologia”)

Giornalista, scrittore, sceneggiatore, regista e poeta Luis Sepulveda è soprattutto l’immagine mitologica del dissidente attivista che si oppone ai regimi della dittatura di Augusto Pinochet. E tale rimane nel nostro immaginario.

L’evento concreto ne richiama sempre uno psichico, immaginale avrebbero detto Corbin e Hillman. Allora nel dispiacere per la morte di Sepulveda, di cui, lo confesso, non ho letto nulla, si intravede un evento psicologico importante, ossia la morte di quella funzione psichica che sa opporsi alla dittatura dell’Io di turno.

Effettivamente la vita psichica viene scandita da ciclici ribaltamenti di regimi totalitari. Quando siamo innamorati e tutto ci appare sotto una lente rosa; quando siamo arrabbiati e collerici e operiamo con violenza, quando siamo presi dal lavoro e dimentichiamo i figli; insomma ogni volta che siamo inflazionati su di un immaginario, c’è un “Luis Sepulveda” che potrà salvarci, potrà combattere il Pinochet che c’è in noi e rendere di nuovo visibili i desaparecidos, ossia quelle immagini, quegli archetipi ossia bisogni-condotte-emozioni che ci abitano, e di cui ci eravamo dimenticati.

Il gabbiano cammina volando

Ma mi sembra importante fare una lettura immaginale anche dell’unico scritto che conosco grazie al film di animazione. E mi sembra importante perché il Poeta sarà ricordato soprattutto per questo.

Ma non starò qui a spremermi in simbolismi su gabbiani e gatti in modo caleidoscopico. Non voglio ubriacarvi con iperboli interpretative e con storicismi su gatti e gabbiani.

Banalmente possiamo osservare che un Gatto di nome Zorba insegna a volare ad una Gabbianella di nome Fortunata. Il gatto verrà riconosciuto come madre dalla Fortunata gabbianella che imparerà a volare da un campanile. Semplice, diretto, evocativo, questo racconto ci dice che la funzione psichica che ci aiuterà a volare è il Gatto. E il Gatto è la femminile capacità maliziosa di mettere in comunicazione tutte le nostre emozioni. Il Gatto ha un carattere ermetico, ossia ha la funzione di farsi messaggero tra gli dèi.

Insomma se mettiamo in comunicazione tutte le emozioni tra loro allora sapremo volare.

Sognare di Volare: cosa significa?

Forse non sa volare con ali d’uccello, ma ad ascoltarlo ho sempre pensato che voli con le parole (L.Sepulveda)

Volare di per se è la tendenza aerea della psiche. È la capacità di staccarsi da elementi materici e andare verso le stelle. È la capacità di immaginare. Quando sogniamo di volare stiamo sperimentando uno stato psichico immaginativo, stiamo sentendo le emozioni che porta l’immaginazione. Ma nei sogni di volo bisogna vedere come va. Bisogna vedere se si va in alto senza tornare, se si sa atterrare, se l’atterraggio è morbido o si sta precipitando. Insomma il sogno del volo e dell’atterraggio è sempre la manifestazione del nostro rapporto con l’immaginazione. La psicosi, ossia l’eccesso di Psiche, ossia l’inflazione immaginativa è sempre un volo senza ritorno.

Dunque attenzione! La posologia, la misura di ogni funzione psichica ne definisce la velenosità.

La morte non è una tragedia

Che riposi in pace il grande poeta e che questo mio scrivere lo onori a sufficienza. Al tempo stesso non buttiamo via il messaggio immaginale di questo evento. Ogni evento concreto è la manifestazione di un processo psichico a cui resistiamo. In questo senso la morte di Sepulveda è il bisogno di psiche di trasformazione. Abbiamo bisogno di trasformare il mondo con cui ci opponiamo alle dittature. Il modo con cui ci siamo opposti alle nostre esagerazioni emozionali non è più efficace. Non lo è dentro di noi e non lo è intorno a noi, nelle celle delle carceri che stiamo vivendo. Le nostre case di clausura impongono un modo diverso di autogestire le nostre emozioni e le nostre relazioni. Essere dissidenti non funziona se non si può poi cercare rifugio in paesi stranieri come ha fatto Luis in Spagna.

Cosa cambiare?

Innanzitutto cambiare il modo di osservare e osservarci. La gabbianella impara si a volare, ma per lei il volare è il suo camminare. Non siamo gabbiani e dobbiamo leggere il racconto di Sepulveda in modo più terreno. Dobbiamo imparare a camminare. Non dobbiamo volare e immaginare e intuire prevedere. Dobbiamo cercare di essere terreni, fattivi, materici pena il rischio di cadere nella paranoia che è la forma più faticosa dell’immaginazione. Volare e atterrare sono due funzioni fondamentali mentre noi mitizziamo il primo per poi farci male precipitando. Questo si deve certamente trasformare.

Antropocentrismo

Essere terreni significa anche sfuggire alle titolazioni dei giornali per i quali “Il Virus uccide Sepulveda”. Il virus non ha come scopo uccidere nessuno. Il virus, secondo necessità, vive per se stesso e, come noi del resto, si suicida annientando i pianeti che ha scelto come casa, i nostri corpi. Insomma sembra che la troppa immaginazione ci faccia percepire come i protagonisti di un divenire nella cui sceneggiatura, in verità, siamo solo semplici comparse. La troppa immaginazione ci conduce a pensare che le nostre fantasticherie siano concretamente presenti. La nostra immaginazione è quella con cui un tg titola che il nostro caro trapassato fosse autore di “cent’anni di solitudine”. Magari solo perché questo titolo certamente calza con lo stato dell’umore di chi ha scritto l’articolo e di noi tutti oggi.

Concludendo

Immagino i lunghi periodi di chiusura a cui lo scrittore è stato sottoposto. In celle in cui sedersi non era agevole, ciò che ha reso sostenibile quell’esperienza è certamente stata la grande capacità usare l’immaginazione e farla parlare con la concretezza, la grande capacità di volare e atterrare o di camminare come solo un gabbiano sa fare. Proprio in ricordo di Sepulveda non viviamo le ansie da clausura come se fossero contenzioni cilene. E non facciamo di ogni nostro pensiero un dio. Buona clausura.

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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