Auguri psicologici

Eccoci arrivati in quelle giornate dove sentiremo ripetere “buone feste”, “buon Natale”, “buon anno”… Che sia dal vivo, via telefono, via messaggi o sui cartelloni pubblicitari, saremo circondati da due parole che augurano di passare giorni buoni: buone feste, appunto. Molto spesso un augurio di convenzione, come è convenzionale salutare quando si entra o si esce da un negozio o da un ufficio. In tanti riceveremo un messaggio standard che il 25 o il 31 dicembre o il primo gennaio qualcuno invierà a tutti i propri contatti. Una convenzione appunto. Ma per fortuna ci sono modi di scambiarsi gli auguri che possono essere suggeriti dalla psicologia. In queste righe vorrei proporre una piccola guida per fare gli auguri di Natale, di buone feste o di buon anno, ma sotto la luce della psicologia.

È davvero necessario fare gli auguri?

Spero sinceramente che il tuo Natale possa abbondare nelle gaiezze che in genere questa stagione porta, e che i tuoi fratelli saranno così numerosi da evitare che tu senta la perdita dei tre di cui ti priveremo (Jane Austen)

Partiamo da una domanda: a che serve fare gli auguri? O, ancora meglio, è davvero necessario fare gli auguri? La risposta è no. Nulla è obbligatorio, quando si parla di psicologia. Molte e molti di noi hanno scoperto attraverso il programma tv “Cortesie per gli ospiti” che non è un gesto di educazione augurare “buon appetito” prima di iniziare a mangiare. Tuttavia, molte e molti di noi continuano a farlo. Un gesto convenzionale, a cui ormai in molte e molti siamo abituati.

Il discorso può essere molto simile per quel che riguarda scambiarsi gli auguri a dicembre. Scambiare un gesto di affetto, di vicinanza, di pensiero, per una convenzione. Un obbligo da assolvere. Se così fosse, vi invito caldamente a non scrivere. Spegnete il cellulare e non rispondete nemmeno. Delle convenzioni siamo tutte e tutti satolli.

C’è chi non crede in questo tipo di festività. C’è chi vive questi giorni come una imposizione dei “poteri forti”. C’è chi quest’anno crede di non aver nessun motivo per festeggiare e, per di più, non ha nulla da augurarsi, nulla per cui sperare. E c’è chi forse ci crede talmente tanto che di certo non gradirà un messaggio inviato o una telefonata ricevuta perché “si deve fare”.

Nel mondo della iperconnessione, siamo tutte e tutti sovraccarichi di informazioni. Siamo tutti bombardati di messaggi e di potenziali comunicazioni. Il risultato è che la nostra mente è stanca. Siamo tutti distratti dalla mole di dati che ci circonda. Concentrarsi su una sola informazione diventa un’azione immensamente complessa. E i momenti di presunto brack dati dalle festività natalizie sono un’occasione per la disconnessione dalla mole di dati e la connessione con le singole informazioni. In altre parole: selezionare. Questo è il primo consiglio della guida. Selezionare. Selezionate le informazioni da processare. Cioè selezionate gli auguri da leggere e, ancora più, selezionate quelli da inviare. Non è necessario inviare e rispondere agli auguri di tutti. Così come nella vita di tutti i giorni non è necessario stringere legami significativi con chiunque.

Il corollario al primo consiglio di questa guida – selezionare – è “scollegarsi”. Anziché una difficoltà, proviamo ad accogliere la necessità di restringere il nostro campo di interazioni come una opportunità per scollegarci da quei legami, da quelle false relazioni o da quella mole di dati che stancano la nostra mente e la nostra anima.

Il piacere di fare conoscenza

È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese (Charles Bukowski)

Il Natale è un periodo in cui dovremmo lasciare spazio al nostro puer interiore. In questo periodo dell’anno abbiamo tutte e tutti l’occasione per coltivare o lasciare spazio alla voglia o al bisogno di tornare bambini. E scoprirci così ad incantarci davanti alle luci, a sperare in un regalo, o a confidare in un incontro – umano o spirituale – tanto forte da coinvolgere tutto il nostro essere. Sì, perché anche in tempi pandemici, la conoscenza è il nettare più prelibato e più pericoloso a cui ciascuno di noi anela.

Che sia conoscenza su libri, su canzoni, attraverso film o che sia conoscenza di persone e delle loro storie, i tempi di festa si configurano come templi per gli incontri. Mai come quest’anno abbiamo delle regole severe per limitare i nostri incontri. Abbiamo regole per selezionare le nostre conoscenze, i nostri incontri. E, di contro, abbiamo teoricamente, più tempo per vivere, anzi, per scegliere di vivere una conoscenza più di un’altra.

Ed ecco il secondo consiglio di questa guida: conoscere. Accogliamo l’occasione sia di fare gli auguri alle persone che conosciamo davvero. E pensiamo ad auguri che diano spazio all’altro di farsi conoscere. Perciò nessuna catena. Nessun meme.

Prendiamo in considerazione la possibilità di lasciare una domanda alla fine dei nostri auguri. Che sia un semplice “come stai?” o un altrettanto vago “e tu come passerai la tua giornata?”, pensiamo alla possibilità di lasciare una domanda aperta, per dare all’altro la possibilità di rispondere e di aprire uno spiraglio alla conoscenza.
Se la conoscenza dell’altro non vi interessa, avrete un motivo in più per evitare degli auguri inutili e tempo in più per dedicarvi all’aumento delle vostre conoscenze…libri, film, musica…

In questo Natale non c’è spazio per le gare

Ricorda, se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sotto l’albero (Charlotte Carpenter)

Il rischio più o meno implicito a cui siamo tutte e tutti sottoposti nell’epoca dei Social Network è sempre quello di una gara di numeri. Like, condivisioni, commenti…sono tutti indici algebrici che vanno a dare un peso alla nostra web reputation. Fin qui nulla di strano. Il dato psicologico è racchiuso nell’importanza che attribuiamo a questi numeri, il senso che scegliamo di attribuire. E ciascuno di noi sa bene che non è dai numeri di un social che dipende il nostro grado di soddisfazione dei nostri rapporti umani.

Corriamo il rischio di incorrere nell’illusione dell’autocompiacimento o nella frustrazione della disconnessione se puntiamo a creare una vuota catena di numeri di messaggi in entrata e in uscita. Soprattutto in questo periodo finale del 2020, rischiamo tutte e tutti di rivisitare il mito di Narciso e cadere così in uno stagno di acqua, tanto fredda da farci congelare.

Ecco quindi il terzo consiglio di questa guida agli auguri: evitare gli auguri narcisistici. Non cercate frasi o immagini che facciano ridere per forza. Non cercate il ridicolo. Ma cercate qualcosa di scomodo. Scomodo come ammettere il diritto dell’altro a non ricambiare i vostri auguri.

Conclusioni

Il Natale non è solo il momento della gioia, ma anche della riflessione (Winston Churchill)

Mai come in questo Natale ci saranno tante persone che non hanno voglia di festeggiare. È un diritto. Parimenti valido del diritto di chi, invece, ha voglia di appropriarsi di una festa. Perciò è bello consigliare di usare la testa e di usare l’anima per mandare a persone scelte il nostro pensiero. Che sia una telefonata, una videochiamata, un messaggio, usiamo la testa e l’anima. Questa è la morale della breve guida agli auguri. E ricordiamoci che c’è sempre il diritto di non fare auguri e di non rispondere agli auguri indesiderati. La scelta è sempre la nostra libertà.

P.S. CLICCA QUI per leggere La Malinconia del Natale

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Info sull'autore

Teresa Di Matteo

Psicologa, Psicoterapeuta in formazione

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