Una premessa

Partiamo da una premessa… ognuno di noi è costretto a fare un viaggio, è costretto a vivere e arrivare a una morte decorosa, fin anche a togliersi la vita. Ma possiamo banalizzare e geometrizzare dicendo che ognuno percorrerà il suo sentiero andando dal punto A al punto B. La variabile spaziale è l’unica che la psicoterapia contempla, mentre il tempo è bandito, è relativo o, all’opposto, castrante. Questo significa che non vi sono fattori ambientali che riusciranno a contrarre o dilatare i tempi di percorrenza che saranno sempre gli stessi. Da A a B ci vorrà sempre lo stramaledettissimo tempo. Sia che tu abbia un padre assente o violento o accudente e buona guida. Sia che tua madre o, che so io, la maestra, la scuola o i servizi sociali tuteleranno il tuo itinerario. Si perché l’errore è proprio questo, appropriarsi dell’itinerario.

Psicoterapia e diritto alla salute

Mi sembra evidente che il tema è da sempre quello secondo cui se hai i soldi puoi accedere a cure sanitarie altrimenti “nisba” che poi che vorrà mai dire “nisba”? Insomma niente di fatto. E la psicoterapia non fa eccezione. Se pensiamo che una seduta da uno psicoterapeuta ha un costo che può oscillare dai 50 ai 100 euro per seduta individuale possiamo immaginare che il costo di una terapia rischia di superare di gran lunga la sostenibilità economica. E a poco serve dire che c’è chi fa tariffe agevolate. Dunque dobbiamo raggiungere un dato evidente ossia che la psicoterapia si alimenta del dolore ma che questo, il dolore, sembra trovar casa solo se hai qualche soldino in esubero. Dunque la psicoterapia non riesce a diventare un diritto e, direi, per fortuna.

“Se non disavvezza il cliente dal suo bisogno di chiedere e prendere sempre più assistenza, la difesa dei consumatori (della sanità) non fa che rafforzare la collusione tra chi da e chi prende…” (I. Illich, “Nemesi medica”)

Psicoterapia gratis

Tema antico quello della psicoterapia gratis. Conosco la questione e tutt’oggi mi trovo a lavorare sia in un verso che in un altro. Gratis per strutture pubbliche o accreditate dal sistema sanitario, a pagamento nello studio privato. E più lavoro e più tendo a dirmi che quando c’è parcella ci sono anche più risultati. Anche se poi mi accorgo che non è così. Quello che voglio dire è che quando la psicoterapia è un diritto, è gratis, per capirci, la psicologia, che tanto voleva entrare a far parte delle professioni sanitarie, corre il rischio di quella collusione di cui si parla poco sopra. Si perché “a gratis” si salta la seduta senza avvertire, si ha un transfert e un controtransfert istituzionale che distorce, si tende a stabilire che il dolore, quella merce diffusa ma di cui medici e psicologi sono ghiotti, debba essere levato e che ogni fatica del paziente tolta. Fino al punto di renderlo inabile all’autocura. Mentre quando si paga questo non succede, anzi spesso si paga per avere la verità. Eppure si rischia una collusione opposta, qualcosa del tipo “Come? Ti ho pagato e sto ancora male?” Ma questa è una distorsione più facile da contenere.

Chi paga investe di più

Insomma sembra che la psicoterapia funzioni meglio se la parcella diventa una tecnica. Non ci posso fare nulla ma è come avere una casa di proprietà oppure trovarsi in affitto. Il tempo speso, le energie messe in campo sono maggiori quando si investe. Si riesce meglio a sfuggire a difese primitive che inneggiano al “piove governo ladro”. Insomma devo dire che la Psicoterapia è certamente roba da ricchi e che poter dire di avere un terapeuta e magari una diagnosi è un lusso che non tutti possono concedersi. Ai tempi di Freud potersi dire nevrotici o isterici era divenuto uno status simbol. Allora ancora oggi è così.

Da A a B: La psicoterapia è inutile

Dunque tornando all’inizio dell’articolo troviamo la quadra. Si perché bisogna sfuggire all’immaginario secondo cui la terapia renda possibile qualcosa. Dobbiamo rientrare nei ranghi, quelli secondo cui la Psicoterapia non produce il viaggio, non lo favorisce e, in sua assenza, non lo impedisce. Non lo accelera ne lo rallenta. La psicoterapia, banalmente rende quel viaggio diverso. Più confortevole? Più sgradevole? Non saprei ma, ad oggi, troppa psicologia, nel tentativo di curare, ha rischiato di negare il viaggio stesso. Dunque ognuno di noi arriverà al suo traguardo ma ognuno dovrà rinunciare al fatto che il traguardo era quello immaginato e accogliere il fatto che si giunge dove si deve, secondo necessità. Si perché il viaggio non è il nostro, direbbe Hillman, come non sono nostre le emozioni, ossia ciò che ci muove. Il viaggio è solo il percorso che facciamo per onorare le immagini che ci hanno scelto. Le immagini, le emozioni e gli archetipi sono gli strumenti universali che hanno lo scopo di muoverci nella direzione di cui l’universo ha bisogno. Che sia la pace, la guerra, l’ecologia o l’inquinamento poco conta. Ci estingueremo comunque.

A cosa serve la terapia allora?

La terapia permette un fatto fondamentale, vivere quel viaggio trovando un modo di comunicare e di convivere con quelle immagini nel modo più confortevole possibile. Per questo se invochiamo il diritto alla salute psicologica ci troviamo costretti a dover definire la salute. Il rischio di un rimbalzo controbasagliano è altissimo. E non crediate che il mio sia determinismo spicciolo, ma è chiaro che chi giunge alla terapia “gratis” è semplicemente dove deve essere secondo necessità. La garanzia della terapia non è garanzia di arrivare da A a B piuttosto è l’illusoria convinzione che vi sia un “B” diverso da quello che ci è dato transitare. Solo nel momento in cui si accoglie il proprio dolore, la propria ansia, il panico, le crisi maniacali, le psicosi, la tossicodipendenza, i DCA, DSA, DOC, DDD, CCC, ECC. solo allora il disturbo diverrà un interlocutore con cui non si fa a braccio di ferro. E, trovato un suo posto nella casa, smetterà di sbraitare come prima. Intanto il viaggio prosegue.

Inutilità della terapia

Si non possiamo non giungere, di questo passo, a vedere che la terapia a rischia di essere inutile. Ognuno, ricco o povero, percorrerà il suo sentiero. Ed effettivamente se prendiamo un terapeuta medio, nessuno potrà negare il fatto che almeno il 50% dei pazienti potrebbe fare a meno della terapia. Del restante 50% almeno un’altra metà se la caverebbe seppur con grandi scomodità. Del restante direi che in assenza di terapia raggiungerebbe ugualmente il suo punto d’arrivo ma con stress importanti. Ma sono comunque certo ce la farebbe. Dunque se solo la sanità fosse capace di individuare questi ultimi, allora la psicoterapia sarebbe sensata. Ma la sanità ha iniziato a produrre malati e malattie e il suo scopo non è più prendersi cura dei malati, non è più parlare alle persone, ma invocare le malattie come fossero dèi da propiziare per avere un buon raccolto. La sanità parla alle malattie e non ai malati che, se non guariscono, vengono anche colpevolizzati. Quasi a dire “non guarisci allora hai qualcosa che non va”. Invece è nostro diritto non guarire e morire.

Cosa fa la terapia in ultima analisi?

La terapia restituisce l’autonomia nel dialogo con gli dèi, restituisce la responsabilità della cura al paziente, lo ricongiunge con le sue risorse e per fare questo, deve, deve sempre comunicare che da A a B si arriverà anche senza il terapeuta che di quel viaggio è mero testimone. Se così non si facesse staremmo anche comunicando ai pazienti che non sono nati per essere autonomi e io non me la sento di dire una scempiaggine del genere.

Soldi e simboli

I soldi nei sogni sono sempre la manifestazione dell’argento vivo dell’alchimia. Ossia indicano il passaggio alla fase detta Albedo, ossia al predisporsi a vedere panorami nuovi oppure vecchi panorami con occhio rinnovato. Dunque la parcella, fuori dai discorsi meramente economici, è il segno di questa disposizione terapeutica da parte del paziente. Tra i pazienti c’è chi contratta anche se potrebbe evitarlo e costui non vuole fare terapia; poi c’è chi contratta perché non riesce e in questi casi si agevola la tariffa; poi c’è chi non può permetterselo e in questi casi non parte la terapia. Ma ho visto pazienti talmente bisognosi di nuovi panorami da investire molto in termini di pecunia, anche rinunciando a molto. Con questi a volte viene voglia di lavorare gratis, ma poi si fa terapia come sempre.

“Raggi ungere questa intensità d’anima, in una seduta analitica, in un rapporto intimo, nella lingua, nello studio o nell’arte, costa altrettanto sudore che il lavorare di pala con Ercole nelle stalle” (J. Hillman, “Silver”)

La psicoterapia esclude i poveri

Detto questo certamente la psicoterapia è un lusso e inventare lo psicologo di base, come per il medico, rischia di illuderci di aver sanato il mondo dal dolore che è, in ultima analisi, una componente fondamentale del nostro vivere. Il rischio, come per i medici di base, è di far diventare lo psicoterapeuta il punto informazioni per smistare dai vari specialisti. Il rischio è di specializzare e parcellizzare l’anima e, illusi di controllo, snaturarla e privarla della sua totalità, che è la cura principale al dolore che il diritto alla salute vuole combattere. Ma non tutti i grandi uomini o donne della storia lo sono stati per i lussi e lo sfarzo. Anzi molti sono divenuti grandi privandosene. Oh oh! Guarda un po’… ecco lo scopo della terapia… diventare grandi scoprendo che si può fare a meno del lusso. Buon viaggio.

P.S. CLICCA QUI per leggere Fare anima o Fare psicoterapia?

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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