L’immagine dell’epidemia

“La storia dell’umanità è composta, in ultima analisi, da una successione d’immagini. (…) Il grado di discrepanza tra la realtà oggettiva dell’immagine e le associazioni suscitate segnala l’estensione del complesso (Y. Kuafmann, La via dell’immagine, Magi Ed. Roma, 2010)”.

Più che di psicosi parlerei di una nevrosi di massa, un complicato tira e molla che non ci aiuta a capire di cosa stiamo parlando. C’è il virologo che declassa il morbo a volgare raffreddore, c’è l’allarmato epidemiologo che ti strilla che questo virus è sconosciuto e che potrebbe diffondersi con conseguenze imprevedibili e dall’epidemia si passerebbe alla pandemia, tutti possono essere contagiati, con la sensazione che la pandemia sia un grandissimo pandemonio globalizzato.

Conseguenza è che il povero cittadino di bassa lega corre ai ripari affidandosi al buon istinto di attacco/fuga finendo con l’intasarsi nelle file per comprare le mascherine, disposto a spendere migliaia di euro per qualche decilitro di un gel disinfettante. A seguire, s’immette a fare la fila per comprare sei chili e mezzo di banane, qualche decina di litri di acqua e fare la scorta di paracetamolo e di assorbenti che valgono anche da mascherina.

L’economia è una macchina che ha bisongo di funzionare continuamente e che non si può spegnere mai come i forni dell’Ilva. Si bloccano le industrie, le piccole imprese, si blocca tutto il sistema e questo manda in collasso il mercato finanziario, le borse i bond i btp, sale lo spread. Non arrivano le polveri fondamentali per fare i principi attivi delle medicine, non arrivano i pezzi di ricambio delle macchine.

Perché? Perché bisogna arginare, proteggersi, ma questa protezione è vera? È reale? Si parla veramente di qualcosa che ci può decimare come l’influenza spagnola o il colera? È un dubbio irrisolto a cui non sembra si possa dare una risposta. Si torna a dire che non è altro che un’influenza con il 2% di mortalità che è asintomatica e che non si muore, poi arriva quello che ti dice che se migliaia di persone si ammalano tutte insieme non si possono curare e dunque si muore. Tutto ciò perché è un’influenza leggera. Ma è un’influenza leggera o una malattia seria? Perché bisogna stare a urlare alla pandemia se poi non è così seria? Allora, la persona intelligente dall’alto del suo planisfero pieno di bolle rosse che si gonfiano esclamerà: se la Cina si è fermata allora sarà grave! Se i paesi non fanno entrare evidentemente è grave!

Il complottista urla alla guerra politico-economica. È tutta una guerra di soldi, si gioca sullo scontro dei paesi e sul fatto che si è bloccata l’economia di un paese vincente.

Noi con l’Iran siamo gli sfigati che per due settimane di pausa andiamo in recessione. E nel frattempo qualche povero vecchio muore, non per colpa del virus ma perché era già malato, come se questo aiutasse a morire con l’anima in pace. Certo, se fosse veramente così, se il 2% fossero solo vecchi, potrebbere essere un complotto dell’Inps, astuti. Perché in verità questo virus porta migliaia di persone a fare scelte sbagliate e azzardate, in realtà siamo manipolati da informazioni e istituzioni che nella loro isteria ci portano a fare quello che loro vogliono mentre noi in realtà non capiamo un cazzo.

E non abbiamo neanche il diritto di ammalarci ed il diritto di contagiarci in modo semplice e immediato neanche il diritto di vivere o di morire perché anche questa è un’opinione ed un numero che ha dei costi che il Paese paga.

Perché l’unica cosa certa che si sa è che quando un virus sconosciuto entra all’interno di una società complessa fa un macello incredibile. Un oggetto ignoto e anormale s’insinua mettendo in crisi un ordine sociale e psichico che sia il 1300, il 1630 o il 2020. E dei morti reali non interessa a nessuno. Lo dimostrano l’Africa ed il Sud America dove le epidemie sono frequentissime ma appaiono solo come volgari contagi che fanno solo morti ed il morto puro e semplice non serve a niente. E le locuste, la Siria? Boh, brutto karma.

Conclusioni

Tutta questa prosopopea si chiama Covid-19 ed è figlia dell’immaginario archetipico dell’epidemia.

Welcome.

Alcuni invocano la sublime eccellente peste manzoniana come a dire che tutto è già stato scritto. Evidentemente il Manzoni ha colto il sentimento all’origine dell’immagine e lo ha rappresentato. L’epidemia è esattamente questo: un guazzabuglio di caos.

La dimensione organica della malattia non è altro che una piccola prospettiva dell’insieme complesso che è questo evento. Capiremo come sia difficile per il cittadino colto e non vivere un’epidemia per quello che semplicemente dovrebbe essere: il contagio di un virus a cui deve seguire un protocollo di norme igieniche da applicare. Ad essere irreale è quest’ultima frase che dimostra una visione delle cose astratta e decontestualizzata. La dimensione psicologica del problema non riguarda la sfera personale ma la complessa relazione tra tutti i modi d’intendere l’epidemia perché nello spazio psichico, che è individuale e collettivo, sono tutti equipollenti. La comprensione psicologica richiede di tenerli insieme attraverso la costruzione di un contenitore chiamato simbolo che al momento non esiste.

Il Coronavirus non è altro che l’innesco che ha fatto emergere nel nostro paese l’immaginario dell’epidemia che come un programma istintivo preesistente ha portato il complesso insieme di reazioni di panico che abbiamo visto. Non siamo abituati né educati a riconoscere l’irruzione degli immaginari ed a riconoscerli come forze impersonali psichiche che possono travolgerci. Bollarli solo come psicosi di massa o reazioni di paura dimostra un grande limite nella conoscenza psicologica dello psichismo collettivo.

Questo spiega perché milioni di persone sono così sensibili ad essere manipolate e strumentalizzate. Forse, dovremmo iniziare a riflettere su questo perché altrimenti il nostro stato attuale di maturità sociale non è differente per niente da quello di uno o tre secoli fa.

In pratica, il ‘900 non ci ha reso immuni a niente.

P.S. CLICCA QUI per leggere la Verità psicologica sul Nuovo Coronavirus

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