Biografia Ginette Paris

È emotivamente personale, diretta, sorprendente, originale, meravigliosamente profonda, la lettura di queste pagine ci portano direttamente nel nuovo secolo della psicologia. [James Hillman sul lavoro di Ginette Paris]

Ginette Paris è una psicoanalista americana, una delle esponenti contemporanee di 
Psicologia Archetipica, docente al Pacifica Graduate Institute (Santa Barbara, California). 

Ginette Paris – Psicoterapeuta, Docente presso il Pacifica Graduate Institute

Bibliografia di Ginette Paris

I suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue, tra le quali l’italiano.

Leggere i suoi libri è un piacere archetipico, aprono nuovi mondi e ti permettono di accedere a nuovi punti di vista mitologici su argomenti collettivi. I lavori di Ginette Paris, che personalmente ho preferito, sono sicuramente Vita interiore e Grazia Pagana, tuttavia ogni singolo volume è profondo, diretto, ricco di psicologia e umanità.

L’intervista a Ginette Paris

L’intervista a Ginette Paris fu una piccola follia. Un viaggio deciso in un giorno per il giorno stesso. Io e Valentina inviammo una mail a Ginette, sapendo che sarebbe stata presente ad Eranos (Ascona, Svizzera), il luogo di Jung. Grazie all’intercessione di Gisela Binda, riuscimmo a organizzare in una giornata questa intervista.

Partiti la sera, dopo otto ore di viaggio arrivammo a destinazione. Eranos era un luogo da scoprire, un luogo dell’anima nel quale sono passati tutti i grandi pensatori dell’epoca: James Hillman, Henry Corbin, Jung… In particolare il convegno di Ginette Paris si sarebbe tenuto vicino Casa Eranos, sul Monte Verità.

Il Monte Verità è un luogo dove fu fondata la prima comunità di utopisti/vegetariani/naturisti/teosofi [sicuramente una vita che non fa per me]. In questa comunità risiederono grandi personalità dell’epoca come Jung, Hermann Hesse, Remarque, Karoly Kerényi, e molti altri.

Ora, il Monte Verità è un luogo di cultura. Subito dopo aver ascoltato Ginette Paris nella conferenza, ci dirigemmo con lei nel giardino Zen del Monte. Lì, in quel luogo sacro, l’abbiamo intervistata per L’Anima Fa Arte. Buona lettura!

L’intervista

Michele Mezzanotte: Partiamo da questa immagine…

Salvador Dalì – Three Sphinxes of Bikini

Questo quadro si intitola Three Sphynx of Bikini, ed è stato dipinto da Salvador Dalì nel 1947. Rappresenta tre cervelli ambigui, come è ambiguo il rapporto tra psicologia e neuroscienze. Cosa ci può dire in proposito?

Ginette Paris: Questa è un’immagine meravigliosa per spiegare qualcosa che è totalmente nuovo per il tempo in cui viviamo ora, ed ha a che fare con il fatto che le neuroscienze per la prima volta concordano nel dire che ciò che è nella cultura ha un impatto sulla materia grigia del cervello.

Significa che ogni cosa che leggiamo, ogni amicizia che abbiamo, ogni ambiente in cui viviamo, ogni cosa bella che ci muove, ha un impatto sui neuroni e quest’impatto potrebbe diventare permanente. Quindi è la prima volta che le neuroscienze concordano con quello che gli psicologi del profondo hanno sempre saputo: cioè che la cultura ha un impatto sul cervello. Questa è una cosa grandiosa per noi psicologi del profondo, perché ne consegue che qualora tu cambiassi la cultura, il cervello cambierebbe in modo permanente. I neuroscienziati ci dicevano che c’è dell’anima nel cervello, ora affermano che l’anima non è solo nel cervello, ma è anche nella cultura. Ed è così che ci apriamo all’importanza dell’arte, delle scienze umanistiche e della funzione simbolica.

Così si attiva la funzione simbolica. Questo fine settimana studieremo il lutto e capiremo meglio la funzione simbolica nei gruppi da me condotti che si svolgeranno ad Eranos, osservando l’impatto che ha sui tre livelli del cervello.

Il primo livello è il coccodrile brain (cervello del coccodrillo) che è semplice; è il cervello antico il quale è responsabile degli istinti primari di attacco-fuga, fame, panico e rabbia.

In seguito c’è il secondo livello che è il mammalian emotional brain (cervello emozionale dei mammiferi). Il secondo livello si attiva quando qualcuno sta vivendo un heartbreak (cuore spezzato) un lutto o qualsiasi tipo di perdita, quando perdi il tuo lavoro o la tua casa.

Questo significa che dentro di noi esiste un piccolo e vulnerabile cucciolo che si sente fortemente abbandonato, messo in pericolo ogni volta che subiamo un abbandono. Ed è facile da capire! È una sorta di riflesso perché è l’abbandono di un piccolo cucciolo. Il piccolo cucciolo vuole dire: “Mamma vieni a prendermi”. Questo livello del cervello non maturerà mai.

Tuttavia, noi non siamo animali e abbiamo un altro livello nel cervello, che è esattamente ciò di cui Jung ha parlato, ed è il processo di individuazione. Questo è il livello che fa la differenza. Nel terzo livello il trauma della perdita può essere risolto attraverso la funzione simbolica, che è fondamentale alla psiche umana, ed è quello di cui si occupa il mio lavoro e di cui ci occuperemo qui ad Eranos in questi giorni.

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Michele Mezzanotte: Neuroscienze e Psicologia usano linguaggi diversi per esprimere concetti identici?

Ginette Paris: Le neuroscienze hanno il proprio vocabolario, ed il problema è che ora stanno dicendo cose che noi psicologi del profondo già sappiamo. Ma esse confermano scientificamente che la cultura influisce sul cervello. Quindi questa è la prima volta che è possibile mostrare come i neuroni e le connessioni sinaptiche possono essere modificate da ciò che si sente, si vede e si guarda.

Accade qualcosa nel cervello a contatto con la cultura e noi possiamo seguirlo con la tecnica della FMRI (risonanza magnetica), o con le attrezzature proprie della neuroscienza. Non stiamo dicendo nulla di nuovo. Infatti, se si è uno psicologo del profondo, queste cose non sono nuove. Purtroppo noi non abbiamo il laboratorio e le attrezzature per confermare i nostri studi.

Il problema delle neuroscienze è che vanno un po’ troppo lontano, dicendo che il cervello è uguale alla Mente o, se sei junghiano, possiamo chiamarla Anima [Ma questo termine ha una valenza religiosa che a molti non piace, quindi hanno usato la parola mente]. Così la Mente o Anima è l’aspetto invisibile del cervello. Quando si è innamorati non si può vedere l’amore nel cervello, ma riconosci quell’esperienza quando la senti, e si può vedere che cosa fa in termini di porre luce su questo aspetto nel cervello. Ma la localizzazione delle esperienze dell’amore non significa che l’amore è nel cervello. Il fenomeno è molto più grande di ciò che vediamo nelle risonanze e nel cervello, perché un topo che mangia cioccolato o che sta provando piacere possiamo localizzarlo e vederlo nella FMRI, ma l’esperienza di un topo che mangia qualcosa di buono è molto diverso dall’essere innamorati in quanto questo sentimento è molto più ricco e complesso.

Questo è importante per capire che sono molto limitati quando dicono che hanno scoperto il posto della saggezza o dell’amore nel cervello: non è vero! È solo per la loro epistemologia che hanno scoperto questo. Basta pensare alle persone che non reagiscono con rabbia alle situazioni in cui cerchiamo di provocare rabbia. In queste situazioni diciamo: “È come un attacco di un monaco buddista”, come se sferrassimo un pugno e quella persona – invece di reagire – rimarrà molto calma. Dicono che questa è la saggezza e si può vedere cosa succede nel cervello. Tuttavia non hanno scoperto il posto della saggezza nel cervello. Hanno appena scoperto una correlazione di ciò che accade quando qualcuno reagisce con saggezza, calma e compassione.

Quindi vi è una confusione, che è attualmente la discussione centrale tra le neuroscienze e la psicologia. Ma, ogni volta, viene confermato ciò che dice lo psicologo del profondo riguardo l’importanza e l’esistenza dell’inconscio. E stiamo parlando del vero psicologo del profondo, non di un comportamentista, di un cognitivo o dello scienziato che non credono nell’inconscio, e che non pensano che l’inconscio sia un concetto importante. È un concetto importante, perché è lì che hai tutte le immagini e l’immaginazione sulla tua storia di vita, e queste immagini ne danno il senso.

Quindi non si può scoprire nel cervello il luogo della saggezza. È nelle immagini, nel simbolo, nella cultura, nella letteratura, nei film, nel cinema e nella musica che puoi scoprire questo. Le neuroscienze sanno, e vi possono dimostrare, quale parte del cervello si illumina quando siamo saggi e quando siamo innamorati. Ma non sono in grado di darci la ricchezza della cultura che apre l’uomo alla funzione simbolica. Questo non è il lavoro del neuroscienziato. Loro lavorano in un laboratorio con la FMRI. La ricchezza dell’umanità è nell’arte: è ciò che rende ricchi gli esseri umani.

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Michele Mezzanotte: Come lo psicologo del profondo può relazionarsi con le scienze e la società?

Ginette Paris: Questo è davvero un periodo affascinante per noi, perché negli ultimi quarant’anni l’approccio cognitivo-comportamentale ha insegnato vecchie conoscenze, perché è meno dispendioso, e in realtà è simile alla didattica e all’insegnamento. Per cui non è un cattivo approccio, è un approccio necessario. Ogni bambino ha bisogno di essere educato, ed è come dire: “Non fare questo, se lo fai la mamma si arrabbierà!”, o “Se fai questo la mamma sarà felice!”.

Questa è la terapia cognitivo-comportamentale. Insegna a cambiare il comportamento, ed è molto diverso dall’approccio dello psicologo del profondo che invece cerca di capire che cosa è il mito, o la storia, o il simbolo che ogni uomo vive. Questa comprensione del dove si è simbolicamente, è ciò che apre l’immaginazione e modifica la direzione della nostra vita, ed è quello con cui lavoriamo noi psicologi del profondo: con simboli e storie.

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Michele Mezzanotte: Questo è il suo ultimo libro Heartbreak (Cuori Spezzati), cosa si può dire in relazione a questo vissuto?

Ginette Paris: Questo fine settimana [2013], che trascorreremo ad Eranos, lavoreremo con i simboli attraverso la funzione simbolica. Gli argomenti saranno lutto e dolore.

Il dolore diciamo che è come una freccia nel cuore, per altre persone è come uno “tsunami”. Se ho un cuore spezzato dico: “Bene, questo è stato come uno tsunami”, ovvero una grande onda che ha colpito e distrutto tutto; altre persone descrivono il dolore come una regressione: ad esempio, quando perdi il lavoro e non hai più un’identità; altri riferiscono che è come essere in un inferno. A questo punto potrei chiederti se è un inferno freddo o caldo, perché il mio inferno è freddo, ma forse il tuo inferno potrebbe essere caldo. Alcune donne che hanno perso il marito dicono: “Io sono un’orfana”. La donna non ha perso la mamma o il papà, ha perso il marito, ma la sensazione è: “Io sono un’orfana”. Vi è un’infinita di modi per rappresentare l’esperienza del dolore da heartbreak (cuore spezzato) e da lutto.

Anche somaticamente è molto diverso: alcune persone rimangono fredde, altre hanno il batticuore, altri sono accaldati e sudati, altri dicono che è come essere pugnalati alla schiena, o alcuni dicono di essersi sentiti pugnalati al petto. È molto diverso essere pugnalati nella schiena o nel petto.

Studiare le persone con il cuore spezzato significa studiare un’infinità di simboli e la loro individuale funzione simbolica.

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Michele Mezzanotte: Ci può fare un esempio?

Ginette Paris: Ad esempio, sto seguendo un ragazzo che quando ha trovato il suo simbolo ha detto: “Io sono una tartaruga morente nel suo guscio!” Una volta trovato il simbolo, quel ragazzo potrà guarire perché sa dove si trova. “Questo è il punto dove mi trovo, io sono una tartaruga sul dorso, che sta morendo, isolata e sola nel mio guscio.”

Questa è un’intuizione importante perché significa riconnettersi con il collettivo attraverso il simbolo, in quanto riusciamo a capire dove ci troviamo in una mappa generale attraverso la simbolizzazione, la quale ci ricollega alle altre persone. Nessuno ha il medesimo simbolo.

Una volta che si sa dove ci si trova, si dispone di una mappa e sai dove andare, perché prima non sapevi dove ti trovavi, né dove andare. È necessario essere orientati ed avere una mappa e una destinazione. Trovare il simbolo è come trovare la tua posizione sulla mappa, ed è importante perché quando si è in lutto ci si sente perduti: è l’esperienza archetipica di essere completamente persi nel mondo, come il bambino che perde la mamma e il papà, o la moglie che perdere il marito.

Come si fa a trovare la strada per tornare? Per prima cosa bisogna capire dove ci si trova, ed è quello il perno sulla mappa: il vostro simbolo. Per trovarlo ci aiuta l’arte, la cultura, la letteratura e la musica, infatti basta pensare che la maggior parte delle canzoni vengono scritte da esperienze di heartbreak.

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Michele Mezzanotte: Nel suo libro, Vita Interiore, parla di una Sua esperienza di dolore.

Ginette Paris: Ho avuto un incidente riportando lesioni al cervello. Ho creduto di morire. Questa esperienza ti connette con l’umanità e scopri una vita nella vita. In quello momento la mia vita ha cambiato direzione, collegandomi con la parte sofferente di ogni essere umano. Sono stata in terapia intensiva per cinque giorni. Ero all’ospedale di Santa Fe.

Quando hai trascorso più di ventiquattro ore in terapia intensiva, hai l’8% di possibilità di essere trasferita in un sacco di plastica. Solo il 20% dei pazienti sopravvive più di ventiquattro ore in terapia intensiva. Ma io sono sopravvissuta grazie a tutte queste immagini che presero vita nel mio inconscio. Come ho descritto nel libro “Vita Interiore” c’è stata una lotta tra toro e farfalla. Il toro è il corpo che soffriva tanto, e il dolore era così forte che ero pronta a morire per porre fine al dolore, come quando sei molto stanco e vuoi dormire.

Ormai ero pronta ad andare via dal mondo terreno, il mondo del toro. La farfalla nel mio inconscio diceva: “Io sono pronta ad andare, io sono uno spirito libero, io vado via.”; mentre il toro rispondeva: “No, devi combattere!”. Seguivo questa battaglia tra il toro e la farfalla come uno spettatore.

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Michele Mezzanotte: Da Jung a Hillman, dal passato al futuro. Quali sono le prospettive della nuova psicologia?

Ginette Paris: Dal passato al futuro… Molti concetti junghiani sono del 1900, per esempio i concetti di Animus e Anima, ovvero il maschile e il femminile.

Questi concetti non hanno molto senso per me ormai: forse tu sei più femminile di me. Ci troviamo in un periodo di ambiguità di genere, quindi questo “business” tra Animus e Anima sta passando. È incompleto come concetto se lo consideriamo come differenza tra generi sessuali, ma può essere ancora usato se si considera come energia archetipica di femminile e maschile (yin e yang). Ora non c’è un taglio netto e chiaro come lo era ai tempi di Jung. Prima abbiamo parlato di differenze tra linguaggio psicologico e neuroscientifico, e in un certo senso anche il linguaggio junghiano può essere superato, ma non il contenuto che coinvolge l’immaginazione. Quando leggi Jung è come se leggessi un libro giallo: non puoi interrompere la lettura. È così pieno di letteratura e di bellezza, che coinvolge la mente, in un modo che ti nutre.

James Hillman, che era un mio buon amico, ti porta nel prossimo secolo.

Lui era un assassino di idee che non riteneva buone. Egli era feroce ed aveva un “intelletto marziano”. Quando non gli piaceva un’idea psicologica, si arrabbiava e avrebbe sparato all’idea. E se la gente diceva: “Tu eri arrabbiato”, lui rispondeva: “Beh c’è sangue anche nella testa!”. Si può diventare molto arrabbiati quando pensi che un’idea è una cattiva idea, e le cattive idee sono ovunque. James era un dottore di idee.

Per fare un esempio, il razzismo è un’idea malata e si deve uccidere questa idea. Ci vuole molto tempo per uccidere l’idea di razzismo, ci vuole ancora più tempo per uccidere l’idea di sessismo, e purtroppo è presente ancora nella nostra società. La persona che avete di fronte a voi non deve essere definita dal colore della pelle o dal genere.

Questo è quello che ricordo del mio buon amico.

[Se ti è piaciuta l’intervista, puoi scaricarla gratuitamente con il n.3 della rivista. CLICCA QUI per avere il PDF]

Info sull'autore

Michele Mezzanotte

Psicoterapeuta, Direttore Scientifico de L'Anima Fa Arte. Conferenziere e autore di diverse pubblicazioni.

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