Leggere i sogni era il sogno della psicologia. Ma lo era anche prevedere il comportamento, lo era condizionare, lo era farci salivare con una campanella. E non c’è riuscita. E quando facebook, instagram , webster analytics, Trump, ci sono riusciti facendo innamorare la psicometria e l’algoritmo che, convolati a nozze sui social, sono riusciti a prevedere la condotta di gran parte dei flussi di popolazione e, con una ammirevole approssimazione, anche la condotta di un singolo individuo, allora lei, la signora Psicologia, ha sentito odore di tramonto che, acre, come resina che sfiamma, iniettava una massiccia dose di uggia nei cuori degli psicologi, compreso il mio.

L’algoritmo fa diagnosi

Si i software di “profilizzazione”, riescono a fare diagnosi e previsioni comportamentali molto precise. E non pensiamo che ciò non riguardi scelte importanti come la donna o l’uomo da sposare; e non pensiamo che ciò che i profiler riescono a prevedere  si riferisca al solo scegliere il colore e la marca delle scarpe. No La psicometria algoritmica ha traguardato gli obiettivi della psicologia che, povera e negletta, transita l’esperienza che aveva transitato la chiesa prima di lei, vedersi defraudata di un potere e di uno scopo. Allora eccola rispolverare le qualità uniche dell’individuo. Ma, nell’esaltare l’unicità dell’individuo, eccola perdersi e metterlo fuori dal mondo. Ma andiamo per gradi.

La psicologia è una ladra

Nel senso più ampio… è così. La psicologia ha rubato alla filosofia i contenuti e alla religione i rituali e li ha rivenduti sotto l’ala della religione più diffusa oggi… la Scienza. Allora i poveri Curati nelle loro parrocchie di periferia o di paese o del centro città, sono ora sempre più soli a sentire le eco delle loro stesse voci, mentre gli studi degli psicoterapeuti si riempiono di stridule richieste di anestesia emotiva. Allora potremmo chiedere a loro, ai preti, come si sentono. Così potremmo intuire come ci sentiremo noi psicologi quando i social e gli algoritmi si saranno appropriati di quelle stridule grida. Ma la Psicologia è ladra anche perché nasce sotto il segno di Mercurio il dio che protegge i ladri, il dio che sa rubare e abbindolare e che, prima di tutto, è messaggero degli dèi. Non v’è cosa che Zeus compia che Mercurio non racconti ad Era, o non v’è viaggio che Afrodite faccia senza che Efesto e Marte ne vengano messi a conoscenza. Insomma, siccome ogni dio è un archetipo, ossia un’emozione, la psicologia fa comunicare emozioni, bisogni e condotte tra loro ma, lo ripeto, anche la psicometria lo fa. Purtroppo…

La psicologia tra tre secoli

Allora sorrido ma di un sorriso amaro. Passo dal sadico sorriso, paternamente sarcastico, che riservavo ai preti disoccupati, al sorriso infantilmente sadico di chi sega il ramo su cui è seduto lui e la sua professione. Intanto attendo che giunga la tristezza di chi è stato defraudato, come i preti lo sono stati, della sua funzione sociale da un qualche surrogato o derivato della scienza e della tecnica. Ecco che quella intelligenza artificiale e fredda sembra capace di orientare i pazienti più di quanto non faccia il mio empatico approccio romantico e sentimentale. E siamo sicuri che l’algoritmo non ci azzecchi di più? Siamo sicuri che i “profilatori” della rete non siano più capaci di quanto non lo siano quei goffi “rieditori” dello sciamanismo, ossia gli Psicologi? Siamo sicuri che la terapia on line certamente efficace non sia il prodromo di un software per la psicoterapia? Io sono certo di si ma ci vuole ancora un po’ di tempo

(Clicca qui per leggere l’articolo a riguardo della terapia online)

Psicoterapia: gli psicologi coincideranno con i loro avatar

I tempi saranno lunghi. Prima che l’intelligenza artificiale sostituirà lo psicoterapeuta ci vorrà tempo. E in questo tempo dovremmo transitare il lento avvicinamento ai nuovi devices e loro, i devices, ci blandiranno risultando gradualmente più amichevoli e affabili. Noi, gradualmente, allenteremo le difese fino ad accettare che sia il figlio di Zuckerberg a dirci se sposare Tizio, se uccidere Caio, se iniziare il lavoro di Sempronio. E se oggi ci inquieta e ci perturba l’idea e la sensazione di realismo che la rete ci propone, un giorno i robot di Asimov e di Blade runner non saranno distinguibili se non per la capacità di dire bugie. E qui appare un primo criterio che ci permette di distinguere algoritmo da psicologo. Entrambi infatti sanno mentire ed entrambi lo fanno nell’ottica di rendere disponibili dei contenuti ma la psicoterapia resta sempre erede della chiesa e fa del libero arbitrio, quello stesso arbitrio di cui Dostoevskij fa un elogio in “Il grande inquisitore”, mentre algoritmo lo rifugge. Insomma dio e diavolo si scambiano di sedia in rete.

Algoritmo vs Psicologo

Dunque se mi chiedessero chi consiglierei, o meglio, a chi porterei o suggerirei di portare un mio pronipote tra trecento anni, se me lo chiedessero direi banalmente che la differenza sta nel telos, ossia nello scopo della consulenza. Si perché psicologo e algoritmo hanno scopi molto differenti. E qui risiede la diversa efficacia. Arriviamo al dunque… mentre l’algoritmo ci consiglierà sempre nell’ottica di rendere la nostra scelta coerente con tutte le precedenti e coerente con tutti i dati che ha a sua disposizione su di te, lo psicologo, se è bravo, sia che suggerisca sia che induca all’autosuggerimento (questione di tecniche) il paziente, punterà a far si che la scelta non sia necessariamente coerente col paziente, con quei dati poiché, a volte, l’individuazione che esso farà di sé avviene proprio nell’incontro con l’incoerenza. Insomma l’algoritmo vuole farci stare bene, lo psicologo spesso ci invita a stare male, l’algoritmo ci vende la miglior versione di noi stessi, lo psicologo ci fa fare pace con la versione peggiore. Insomma allora la psicologia è diabolica o divina?!

Algortimo, psicologia e bravi consumatori

Ma c’è un aspetto in cui l’algoritmo somiglia alla psicologia, nel senso truffaldino. Si perché l’algoritmo ci vuole vendere cose e vuole venderci. Insomma l’algoritmo, come un tempo capitava con il cristianesimo, ci chiede di essere dei bravi cristiani. E essere bravi oggi significa consumare, comprare, cliccare, visionare spot, votare ecc. E per convincerci a farlo ci dà dei piccoli zuccherini ipnotici. Allora ci ritroviamo a scrollare il display compulsivamente ingurgitando video da tik tok, immagini da instagram e cucina fusion da facebook. Ma questi contenuti creano prima tolleranza, quindi ne cerchiamo sempre più per autoipnotizzarci, e poi dipendenza. Allora ecco che spuntano i minispot di 4 o 6 secondi per sentire il tema di Mission di Morricone il giorno della sua morte… povero Maestro. Insomma per sentire buona musica i social ci chiedono due cose, una è vedere pubblicità e la seconda e dare i nostri dati.

Anamnesi algoritmica

Non dico nulla di nuovo quando vi rivelo che i nostri dati sono la merce più ambita oggi. E proprio da quei dati verranno fuori i prodotti da venderci o i messaggi corretti per farci votare quel candidato o l’altro. Ma dai quei dati si fanno anche le diagnosi e le previsioni di condotta. Io faccio la medesima cosa nella stanza d’analisi. La cosiddetta “anamnesi” è la raccolta dati sociodemografici per costruire una valutazione. E lo faccio per procedere al vero lavoro analitico ossia la verifica di una corrispondenza o meno dei dati del paziente rispetto ai suoi comportamenti. Si perché noi siamo quello che facciamo e non quello che diciamo. E spesso la terapia è il luogo in cui scoprire perché abbiamo costruito proprio quella narrazione, perché raccontiamo un evento proprio in quel modo?

Conclusioni

Insomma siamo freudiani nel fare terapia ossia ci chiediamo il perché e a cosa tende quella distorsione nel raccontare quel dato evento. L’algoritmo dal canto suo questo confronto non lo fa. L’algoritmo non si chiede a quale scopo un individuo tenda a raccontarsi in modo distorto. Ma come lo psicologo, l’algoritmo ci manipola, ci spia, ci osserva, ci ruba informazioni, ci depista, ci nasconde informazioni… insomma proprio come lo psicologo? Direi che una certa psicologia rischia di essere ancora algoritmica nella speranza di continuare a inseguire il suo sogno. Ma c’è un’altra psicologia, quella della relazione, quella dell’autosvelamento, quella del sogno e del simbolo, quella della simpatia, dell’empatia, dell’antipatia, quella del controtransfert… Eppure mentre scrivo ci penso. Penso che l’algoritmo raggiungerà raffinatezze importanti e allora solo una cosa mi viene da pensare. Mi viene da pensare… una diagnosi giusta o sbagliata che sia, ci obbliga sempre a conoscerci. Allora meglio una diagnosi sbagliata fatta sotto l’egida del sentimento, che una diagnosi corretta fatta matematicamente? Mathemata sono, etimologicamente, le anticipazioni convenute… ecco! Ecco la differenza tra algoritmo e psicoterapeuta. Mentre il primo porta a conferma le anticipazioni convenute, il secondo fa la perenne esperienza della disconferma della sua matematica sentimentale. La psicoterapia è il luogo della disconferma delle leggi matematiche dell’anima. Comunque per mia fortuna non penso che ci sarò quando diventerò un algoritmo e se parliamo di dei e diavoli dobbiamo sempre ricordarci che sono necessari entrambi e dunque che le diagnosi algoritmiche avranno la loro importanza. Tanto, sia inteso, non è terapeutico il mezzo o chi lo usa, ma sempre e solo l’intenzione. Per inciso… l’unico antidoto al veleno della rete è il dolore. Se accettiamo di transitare il dolore, se non cerchiamo di anestetizzarlo a tutti i costi, non c’è algoritmo che ci possa pilotare.

P.S. CLICCA QUI per leggere Eliza: l’intelligenza artificiale al posto dello psicologo

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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