Abolizione dell’ora legale

Vi devo spiegare un attimo la chiave per leggere questo articolo, portate un po’ di pazienza. Questa è una rubrica che invita ad “affacciarsi alla finestra”, che invita a osservare psiche nel suo ambiente naturale: la convivenza. Dunque l’invito del nostro anfitrione Hillman è di non rifugiarsi nell’analisi e di osservare il mondo come la valle del fare anima, di partecipare alla vita non proteggendo quel fanciullo interiore che ha bloccato l’evoluzione di quello che Jung chiamava Inconscio collettivo. Osservando quello che accade nel mondo sbirciamo nell’anima.

Gli effetti psicologici dell’ora legale

Allora se ci affacciamo oggi alla finestra ci accorgiamo che qualcosa è cambiato. Che la luce è strana e diafana rispetto a ieri. Ci coglie un senso di derealizzazione che ci fa sentire precari, instabili, a rischio di perdere i nostri equilibri. E in questa luce da scenario post-nucleare avvertiamo la nostra “fanciullità” vacillare e sentiamo, seppur solo lontanamente, che le nostre vacue certezze sembrano incipiare uno sgretolamento. Poi rammentiamo che è entrata l’ora legale e allora sentiamo ricircolare la linfa dell’eroe nelle nostre vene e ci rassicuriamo. Tutto è sotto controllo, tutto è normale, tutto è, antropocentricamente, ancora, nelle nostre operose mani. Resta una leggera sindrome collettiva da jet lag che svapora nel giro di una settimana.

Il senso dell’ora legale

Non ho mai compreso, se non tardivamente, il senso dell’ora legale e solare. Ho sempre, però, avvertito da subito un senso di potere enorme. Il potere di contravvenire al tempo, di dominarlo, di pilotarlo. Una sorta di segreto di immortalità. Io, per il tramite dei miei governati, sfidavo le leggi di Crono e quelle di Kairos.

Già nel 1784, Benjamin Franklin, ebbe l’idea dell’ora legale. Avrebbe consentito un risparmio energetico e si sarebbe meglio adattata alle esigenze di una società che viveva il passaggio da agricola a industriale. Tutto venne posto in opera nel 1916. La guerra incombeva.

Leggendo in trasparenza: l’ora illegale come simbolo

Ora voglio proporre qui, di nuovo e come sempre, una lettura immaginale. Se il mio paziente fosse la Signora Europa la quale mi racconta che da circa un secolo sposta le lancette dell’orologio? Sicuramente mi allerterei subito. Una paziente che sposta, secondo criteri di iperproduttività industriale e di risparmio energetico, le lancette probabilmente è una paziente che sfida Crono, che non accetta lo scorrere autonomo del tempo, che non ammette né morte né cambiamento, che non accetta il nipote di Crono, Kairos, il tempo propizio, quello secondo cui esiste la stagionalità e secondo cui trovare un pomodoro a Dicembre è come incontrare un pesce nel solco dell’orto. Ma non accetta neanche che le energie, della psiche e del corpo, non possono essere sempre risparmiate. La psicoterapia è compensazione e onorare le immagini. Dunque Europa dovrebbe accettare di essere divorata da Crono e non cibarsene.

L’arroganza dell’ora legale

Sarò certamente un purista, ma ho l’impressione che nel provvedimento, per me, illegale, Europa abbia, infatti, mostrato una certa tracotanza nei confronti degli dèi. Quella che i Greci chiamavano Hybris e che Dante spiegava come la superbia che tenta di arrivare con la ragione a comprendere i misteri del divino, ponendosi egli stesso come Dio. La Paziente deve vivere la morte dell’eroe tracotante, deve comprendere che esiste un tempo propizio per la nostra anima. Le nostre emozioni, i nostri bisogni e le immagini, giungono quando è opportuno e non a comando. Non posso decidere quando amerò o odierò i miei cari, posso osservarlo e comprendere quando ciò è propizio. Non posso inoltre affrontare Crono e pensare di sfuggire, io e i miei cari, alla morte e al suo, di Crono, scorrere

Ma la tracotanza sfida gli déi e maltratta la dea principale: Gea. Spostando il tempo illegalmente ci facciamo padroni, come figli tossici, di Gea. E lei, la Grande Madre è vilipesa, ingiuriata, sporcata, spremuta, violata, sembra mandarci  un messaggio, una piccola Perla di nome Greta che ci viene a dire che Gea sta male, che soffre, che le cicatrici che gli abbiamo inferto faticano a rimarginarsi

(Clicca qui per leggere CIÒ CHE NON SAPEVI SU GRETA THUNBERG. LA VERITÀ DELLA PSICOTERAPIA)

Europa, la paziente, ascolta il messaggio della pazientante Greta, e con Europa sembra che siano in ascolto anche le altre figlie di Gea: Asia, America, Oceania e la più sofferente e al contempo la più bella, Africa, figlia d’arte.

Europa va in terapia e abolisce l’ora legale

Dunque la luce oggi è diafana ma Europa è venuta in terapia ieri e, dopo un secolo, ha pensato: “ ma se la smettessi di muovere le lancette avanti e indietro? Se eliminassi l’ora “illegale”? Se la smettessi di crescere e iperprodurre? Se cercassi di decrescere? Ho il cancro e il cancro è una crescita fuori controllo. Non so se posso guarire, ma almeno posso evitare di nutrire la crescita. E se Producessi meno? E se mi adattassi al tempo lineare, propizio e atmosferico? Se provassi a spendere le energie necessarie alla convivenza invece di nasconderle avaramente?

E quando arriva una paziente col nome così altisonante, violata da Zeus in persona, lo stesso Zeus che tra i suoi figli ha Kairos, il tempo propizio e si pone queste domande… insomma quando arriva sappiamo che deve fare un’operazione faticosissima: amare il suo aggressore e i figli che ha generato.

Si. Ho come l’impressione che trattiamo, noi Europa, il Tempo e Gea come persecutori. Che non accettiamo le frustrazioni divoranti che portano con loro. Non accettiamo i no, il limite, quello che la religione Romana chiamava Dio Termine. Non riconoscendolo, così come l’impero Romano Declinò per troppa crescita, declineremo.

Le conseguenze dell’abolizione dell’ora legale

Allora voglio leggere una nobile profezia nella proposta di abolire l’ora legale entro il 2021. Voglio pensare che la prognosi per la mia paziente Europa sia quella di un ritorno al rispetto del tempo e di sua madre Gea. Di un bisogno di riadattarsi a loro. Un recupero delle nostre capacità e energie per promuovere la convivenza su Gea, l’astronave su cui viaggiamo insieme. Voglio prevedere una decrescita, una riduzione dei rifiuti, una riduzione dei gas serra, di cibo sprecato, di auto, di immobili, di brutta musica, di artisti, di politici, di diagnosi, di farmaci, di reti, di allevamenti, di coltivazioni, di scoperte, di libri, di cosmetici, di personaggi, di partiti, di religioni e di idoli. E voglio anche prevedere più energie impiegate per avere meno estinzioni, più comunicazione, più tempo a differenziare, più difesa della biodiversità, più piante e più ossigeno, a giocare all’aria aperta, a pulire dove abbiamo sporcato, ad attendere il tempo propizio, ad accettare figli, e ad accettare che non giungano, ad accogliere chi non capiamo…

Cosa è la decrescita

Ok, Ok , Ok. È troppo anche qui ci vuole una certa decrescita. Meno profezie e meno buone intenzioni. Semplicemente ricordare che il mondo è sempre lo specchio del nostro mondo psichico interiore. Che fuori dalla finestra troviamo l’immagine di noi più fedele e che, se ci occupiamo delle iperboli che ci circondano, ci stiamo contemporaneamente occupando di quelle con cui circondiamo chi sta intorno a noi. Che se raccogliamo una cartaccia sotto casa, la stiamo raccogliendo anche dentro l’anima, e che se iniziamo a raccoglierla dentro l’anima non riusciremmo più a rimanere indifferenti verso la cartaccia che troviamo per strada.

Questa è l’Era della Cronofagia, l’Era in cui divoriamo noi il tempo e lo consumiamo e lui, inesorabile sembra perire per consunzione. Allora l’abolizione dell’ora legale è il modo con cui Europa torna ad accettare che noi siamo nutrimento di Crono e non viceversa.

Divertissement per concludere

Ma mi sento diabolico. E se invece nel provvedimento dell’ora legale vi fosse stato proprio un tentativo di trovare una relazione col tempo, un buon rapporto con le nostre energie psichiche. Questo significa che nell’abolizione dell’ora legale è scritta la nostra condanna come specie? Ma se fosse così la nostra cara Paziente, Europa, non sarebbe andata in analisi. E la decisione di dominare il tempo emerse in lei in seguito all’inizio della prima Grande Guerra e la guerra, si sa, è sempre il disperato tentativo di ritrovare un senso laddove lo si è perduto. Ma esistono anche altri modi di ritrovare il senso. La psicoanalisi fortunatamente è quasi coeva dell’ora legale e, silenziosamente, osservava la paziente già da prima. Resta il fatto che non è scritto che sia la nostra la specie che è destinata a sopravvivere.

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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