Coronavirus: Tregua in Siria, Camerun, Yemen, Filippine.

Un virus è qualcosa da cui si vuole guarire. Ma quante volte abbiamo detto che nella malattia e nei suoi sintomi possiamo trovare la via. Allora più resto in silenzio, più osservo e, timidamente, intravedo nel Coronavirus i suoi effetti benefici, più mi viene voglia di urlare che è “tutta salute”! Ma del resto anche nella stanza d’analisi mi trattengo dall’urlarlo. Si perché il fatto che io lo osservi non significa che il paziente sia in grado di vederlo. Dunque anche ora titubo anche perché ho sempre timore che qualcosa vada storto nel mio orticello mentre osservo che nell’immensità del nostro mondo, la fuori dal mio orticello, tutto sembra andare per il meglio.

“Per superare una malattia bisogna, appunto letteralmente passarle sopra, trascendendola, cioè morire. L’unica speranza di guarigione risiede nella morte della personalità malata. La salute richiede la morte (J.Hillman, Suicide)

Il coronavirus fa cessare le guerre

Tregua in Siria, in Yemen, nelle Filippine, in Camerun. Ma come? Ci si da botte da orbi, ci si lancia granate, ci spariamo di fronte e alle spalle, ci si prende a macetate e poi, siccome un tale Guterres a nome dell’ONU richiede tregua, allora ci si ferma? Una certa commozione mi coglie. Si perché questo evento concreto è la manifestazione di quanto da molto tempo la psicologia, e prima di lei la filosofia e la religione, vanno dicendo, ossia che la malattia e il sintomo sono un’opportunità.

Matteo Renzi e Boris Johnson

Allora anche le spavalderie tracotanti di Matteo e Boris sono assolutamente da prendere in considerazione. Allora l’immunità di gregge, allora qualche nonno, qualche padre possono pur morire? Una lettura in trasparenza va assolutamente in questa direzione. La malattia è l’occasione è l’opportunità. E questa opportunità è quella che la terapia invita a cogliere. Ogni Buon terapeuta è in cuor suo contento delle malattie, dei sintomi e degli eventi critici o avversi. Anzi sembra che noi, i terapeuti, se tutto va bene ci annoiamo e quindi, come gatti in agguato, contempliamo il topo, i rodimenti dell’anima per avventarci il prima possibile.

“Nella memoria rimango una vittima. La memoria continua a rendermi vittima, a tenermi nella posizione di figlio, perché la mia memoria è bloccata nel modo di vedere del figlio e io non ho spostato la mia memoria.” (J. Hillman, Cent’anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio”)

È ora di diventare grandi

E se ci dessimo il permesso e ci prendessimo l’onere di diventare grandi allora smetteremmo di pensare che siamo vittime. L’abusato rifletterà su come abbia manipolato l’abusatore, l’ucciso l’omicida, il derubato il ladro, il figlio il padre. Insomma fare una psicoterapia significa diventare padri e carnefici. Questa è la rivoluzione copernicana che propone Hillman dal Codice dell’anima a Revisione, dalle Storie che curano a tutte le altre opere. Quindi proviamoci e dopo averlo fatto individualmente facciamolo collettivamente. Siamo certi di essere l’organismo che viene attaccato? Siamo sicuri che il virus sono i cattivi? Siamo sicuri che noi dobbiamo sviluppare gli anticorpi, l’immunità di gregge?

La guerra è finita andate in pace

Insomma l’inquinamento si riduce, i consumi inutili, la produzione della plastica, i delfini a Venezia, gli orsetti lavatori, gli istrici e i cinghiali in centro città, il buco dell’ozono, riduzione dei crimini, la guerra… si la guerra, si da tregua. Qualcosa non mi torna. Sembra che gli effetti negativi di questo virus siano l’incapacità di tenere in vita dopo i 75 anni gli esseri umani, il bloccare l’economia e obbligarci a rinunciare al consumare compulsivo per ridestinare le risorse su tutti. Insomma gli effetti negativi sono negativi solo dal punto di vista della specie sapiens sapiens. Qualsiasi altra materia con un pizzico di anima osserverebbe questi eventi come una manna. Forse per questo il virus si è messo la corona, perché è “Re”. I delfini, le piante e tutti gli elementi ringraziano il virus. Allora ecco quale rivoluzione fare, iniziare a pensare che se Gaia è il superorganismo allora ha diritto ai suoi anticorpi che la salvino dal virus letale che ha contratto, i sapiens. Non siamo le vittime, forse siamo i carnefici e, come accade in terapia, una volta colta questa rivoluzione inizia la “analisi”.

Ma poi ci ripenso

Il pensiero strano che faccio è che sembra che noi umani dobbiamo poterci uccidere tra noi ma nessuno deve azzardarsi ad ucciderci. Quanto siamo arroganti? Quanto siamo tracotanti? E tracotante è anche il pensiero di essere il virus. Pensate che se il covid 19 fosse il vaccino al virus sapiens farebbe in modo di bloccare le guerre? Insomma un vaccino interrompe la replicazione virale di un virus e non andrebbe a intervenire laddove il virus si autodistrugge. Insomma se noi fossimo il virus e il covid gli anticorpi, allora il covid ci lascerebbe scannare. E tutto sommato lo fa dato che oggi gli Israeliani stanno bombardando di nuovo sulla striscia di Gaza.

Insomma diventiamo veramente grandi

Tutto questo non ha nulla a che fare con noi. Tutto avviene secondo necessità, senza un disegno. La vita si replica e la vita richiede la morte. Ho vissuto lutti che mi hanno angosciato perché non sapevo come gestirli nel mio quotidiano ma che ho sempre avvertito come un elogio alla vita. Allora eccola la dea che va onorata, quella Ananke che ci dice che la necessità è sovrana. Non come la necessità invocata da Conte e dalle autocertificazioni, quanto quella che vede gli accadimenti non come una declinazione della storia dell’uomo quanto come accadimenti che non si assoggettano ad alcuna declinazione. Noi ci opponiamo al virus secondo necessità ma non ci illudiamo, la pace non è tra gli scopi dell’anima, purtroppo direi. Torneranno le guerre, tornerà l’inquinamento, magari tra 10 anni o 100 ma tornerà tutto.

Osservare col cuore

Questo è l’invito che fa Hillman richiamandosi alla tradizione fiorentina e a Ficino. Il cuore ha un occhio estetico. Ma con estetico non ci riferiamo al fatto che osserva ciò che è bello e esclude ciò che è brutto. Estetico nel senso che sa cogliere la bellezza del mondo. E la bellezza sta nei delfini e nella violenza domestica, sta nell’inquinamento che scende e nelle morti di gruppo, sta nella corsa alle armi in Usa e nella tregua delle ostilità Siriane, sta nella violenza nei supermercati e nella solidarietà, sta negli impavidi che si immolano così come nei pavidi che si prendono la malattia per non andare in trincea, sta nel virus che ci bracca e che mi bracca così come sta nel mio tentativo di fotterlo e proteggere i miei figli e i miei congiunti.

“Oggi la patologia la si incontra nella psiche della politica e della medicina, nella lingua e nel design, nel cibo che mangiamo. Oggi la malattia è –là fuori-“ (J. Hillman, “Anima mundi”)

Allora se fino ad oggi la Psicologia si è occupata del mondo interno dei pazienti considerando il mondo “là fuori” come mera proiezione del disagio interiore, oggi, con lo sguardo del cuore, quello estetico, siamo chiamati a occuparci del mondo fuori dalla finestra della stanza d’analisi. In una sorta di neoanimismo, occuparci del Covid non perché è la manifestazione di un’inflazione intrapsichica, ma perché lui stesso il virus chiede di essere curato. Ogni oggetto è parte dell’anima mundi e, se tende alla maniacalità, chiede in cuor suo di essere contenuto.

S’Io fossi covid infetterei lo monno…

Ma, come tutti gli untori, sto cercando solo un modo di stare nel mondo, del resto infettare sta per “operare dentro”. Se fossi un virus, poi, non vorrei distruggere la casa che abito altrimenti muoio. Eppure nella frenesia di occupare, replicare, consumare sto distruggendo la mia casa ossia la specie sapiens… A me sembra ancora una volta che ci troviamo davanti a uno specchio.

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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