Statue che cadono: colonizzare la Psiche

Prima Churchill poi Colston, quindi Colombo l’esploratore poi, via via, fino a noi, ed ecco Montanelli viene deturpato. Insomma partiamo come sempre da un presupposto ossia che tutto ciò che deve accadere accadrà, secondo necessità. E consideriamo che in quell’accadimento possiamo leggere modi di funzionare della Psiche. Dunque la caduta di una statua è il riflesso di una caduta di quell’immagine nella psiche. E se la statua non cade e riceve un secchio di vernice rossa, ancora meglio. Ne beneficia l’estetica e l’anima. Il rosso più del sangue ci riporta alla rubedo alchemica, ossia al ritiro delle proiezioni, ossia, banalmente, a fare i conti con il ruolo di quelle statue dentro di noi.

Il carnefice che è in noi

Nessun carnefice può agire senza una vittima che tale vuole essere, nessuno può fare il dittatore senza avere un popolo da tiranneggiare. Infine nessuno può colonizzare, depredando risorse e sottomettendo indigeni se non ci sono terre che si prestino a farlo. Insomma Nulla da dire sui biechi obiettivi del colonialismo nella politica e nella storia. Una deprecabile condotta di supremazia. Ah di quanta terapia avrebbe bisogno la placida descrizione di Indro Montanelli che, sornione, racconta della sua sposa bambina. Quanta cura sarebbe necessaria per illuminare di nuove visioni quell’assetto coloniale. Però, come ogni condotta umana, dovrebbe avere un suo senso psicologico anche evolutivo e curativo. Da psicologi che hanno come scopo il fare anima, dobbiamo quindi addentrarci nei luoghi che tutti vorremmo evitare. Allora dobbiamo andare a dialogare col colonizzatore dentro di noi. Dobbiamo conoscere il nostro tiranno. Dobbiamo osservare allo specchio non tanto la vittima ma il carnefice stupratore che siamo capaci di essere, si da evitare di agirlo nel mondo.

Mamma guardami!

Sarebbe però difficile evocare un’esperienza di colonialismo comune a tutti. Si perché significherebbe ritenere che ognuno di noi ha colonizzato terre, territori e popolazioni mentre, per quanto ovvio dirlo, dobbiamo accettare il fatto che così non è. Allora ripensiamo a un’esperienza più semplice. Magari quella volta in cui osservavamo, silenziosi e anche noi sornioni, durante la cena, nostra madre che ascoltava, attenta, le parole di nostro fratello. Lei, nostra madre, lì, così presa a comprendere, cosi tesa a destinare attenzione, così catturata dagli occhi di quello stramaledetto fratello che era così bravo a raccontare storie. Ecco in quei momenti potevamo reagire in modi diversi. Col silenzio, con un urlo, facendo cadere l’acqua, inventando una storia, o dando una gomitata allo sciagurato fratello. Comunque ogni volta il nostro scopo era lo stesso: Colonizzare quel territorio emotivo, catturare l’attenzione per depredare l’amore di nostra madre di cui si era arricchito l’amato fratello. E per colonizzare la psiche non conosce etica. Uccide, stupra, ruba, depreda. Insomma sotto l’egida del “Mamma Guardami” si sono perpetrate le più grandi tirannie.

Colonizzare la psiche

Ora, come sempre, noi vogliamo riabilitare la funzione psichica che si cela nella colonizzazione per poi evidenziarne il carattere distruttivo. Insomma Colonizzare significa semplicemente “abitare” dunque potremmo dire che la Psiche è abitata da una moltitudine di immagini e di archetipi. Ogni immagine è, si sa, una emozione, un bisogno o una condotta. E una psiche in salute ne ha diverse che dialogano contemporaneamente. Una psiche cronicizzata nella sofferenza ha, invece, un’unica immagine che la colonizza e che tiranneggia. Per fare un esempio, banalmente, una psiche che vive in via quasi esclusiva, l’amore per il, o per la partner, come la pietra angolare a cui subordinare tutte le altre immagini e archetipi, è una psiche che è inflazionata e sofferente.

Benedetti colonizzatori

Faticherei molto a pensare che i Greci siano stati dei tiranni nel colonizzare il mezzogiorno ma così è. Allora colonizzare è il mezzo con cui la psiche sostituisce un’immagine con un’altra e poi un’altra e ancora un’altra. Quello slancio vitale che spinse Colombo a conquistare l’Atlantico e scoprire l’America ha scalzato i coloni precedenti ed è il medesimo slancio con cui vengono oggi abbattute le statue di colonizzatori che hanno depredato. In questa eterna oscillazione si declina la condotta umana. Dunque qui non ci interessa tanto capire o decidere se Colombo è uno sfruttatore o se Montanelli è uno stupratore. Si perché ciò che viene abbattuto non è Montanelli ma la sua immagine. Quella appartenente all’inconscio collettivo quanto alla psiche individuale.

Stiamo litigando con il colonizzatore

Eggià, l’onda lunga del virus che ci colonizza fino a ucciderci, coinvolge l’immagine del colonizzatore che, udite udite, è l’afroamericano per il polizotto di turno e viceversa. Insomma stiamo avendo un conflitto aperto con la parte di noi che ha la capacità di colonizzare, di riprendere l’attenzione del pubblico sul palco o quella della Mamma all’ora di cena. C’è un generale bisogno di moderare quello slancio. C’è bisogno che si lasci che altre immagini prendano il loro spazio. Dobbiamo accettare di non essere padroni in casa nostra, avrebbe detto Freud, e che l’IO tiranno smetta di colonizzare tutta la psiche. Ma per farlo, maledetta rotatio, abbiamo un solo strumento ossia proprio quella forza dell’IO tiranno che stiamo abbattendo.

Lo scopo della psicoterapia

La terapia ha come scopo proprio colonizzare la psiche con immagini tiranneggiate. Lo scopo della psicoterapia è infettare con virus alieni il microcosmo unilaterale e dittatoriale dell’anima. Ma poi, una volta che la colonizzazione è avvenuta dobbiamo abbatterla, così come grazie e per disgrazia gli alleati ci hanno liberato dal dittatore di tutti i dittatori. Ma qui sembra che la dinamica stessa sia messa in discussione. Sembra sia messo in discussione quello stesso slancio vitale. Sembra che gli eventi collettivi inneggino all’abbattimento della generale tendenza a crescere. Insomma. Non c’è più bisogno di crescere? Forse siamo chiamati a rinunciare all’idea di evolvere, crescere, inventare, produrre, consumare? Forse la storia della colonizzazione è una storia della Psiche che, per sua stessa natura vuole espandersi. E forse siamo chiamati a darci un freno.

Per l’appunto, la parola crescere è una parola che va bene per i bambini. Dopo una certa età non si cresce più. Non crescono i denti, non crescono i muscoli. Se dopo una certa età si comincia a crescere si tratta di cancro. (J.Hillman, Cent’anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio, p.17)

Il tirannico slancio della resistenza

Combatterò sempre le tirannie. Mi opporrò, a mio modo certo, a chi vuole imporre una unilateralità. Lo farò con parole e atti di guerra ma prima di tutto dovrei farlo dentro di me. Avrei, per esempio, potuto rinunciare a scrivere questo articolo così come molti altri. Potrei accettare l’idea di non esser visto, di morire anonimo, di non essere nessuno. Invece, ve lo confesso, io voglio colonizzarvi. Voglio che le mie parole vi catturino e vi facciano sembrare tutto più chiaro, limpido e comprensibile. Ma soprattutto vi facciano dire qualcosa del tipo: wow questo tipo la vede lunga e ha capito più di noi!

Conclusioni

Allora mi rendo conto che questo è il mio Cristoforo Colombo Interno, il mio Montanelli che vuole fare informazione per colonizzare… Insomma so che il tiranno colonizzatore mi abita e so, perché lo so, che non riuscirò a fermarlo. Allora capisco che la psiche non ha come scopo abbattere il tiranno, quanto abbattere ogni volta il tiranno. Insomma non riuscirò a smettere di scrivere ma non devo assolutamente dimenticarmi di ridicolizzarmi, di abbattere la statua di onnipotenza che vuole impressionare chi mi legge. Magari imbrattarla con della vernice rossa che la rende, tra l’altro, molto molto più bella. E ogni volta la rimetterò in piedi per poi ributtarla giù, magari ogni volta con un colore diverso.

Si perché impariamo ad essere partigiani proprio quando riconosciamo di essere noi stessi i dittatori colonizzatori. Allora sarà il caso che se i figli giocano a tavola magari smettiamo di dire qualcosa del tipo “ma quando cresci!”. Lasciamo stare il bambino perché c’è una certa saggezza nel suo rifiuto di crescere.

P.S. CLICCA QUI per leggere Eternamente adolescenti? L’archetipo del Puer Aeternus

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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