Coronavirus: Le donne ci salveranno dalla recessione

Da uomo sono solleticato da un certo campanilismo maschilista nell’apprendere che le donne sono particolarmente immuni al corona virus. Si perché è macabra questa conta dei morti e di questo voglio proporre una lettura in trasparenza, ossia della morte ma più che della morte, di cui editerò un elogio nel prossimo articolo, delle donne e della loro immunità. Si perché sono stufo di osservare la mia ombra che razzola in cortile mentre si gongola al pensiero che la Spagna tra un po’ ci supera e si arrabbia sentendo che gli odiosi “crucchi” invece stanno bene, “dopo tutto quello che abbiamo fatto per loro”. È brutto ma ognuno di noi rischia di stare come ai mondiali. Del resto i mondiali sono la cosa più vicina alla pandemia che abbiamo mai vissuto. Allora tifiamo per l’Italia e, se le cose non vanno, se siamo perdenti, allora tanto vale sperare che perdano anche gli altri. Allora tifo per gli uomini ma non posso fare a meno di notare che stanno vincendo le donne.

Le storie curano

Ognuno di noi ormai avrà collezionato racconti che già stanno diventando leggende. Racconti di morti, di eroi impavidi e di vigliacchi pavidi, racconti di infantili fughe o furbesche evasioni da zone rosse. E in queste leggende siamo tutti bravi a fare i giudici se siamo alla finestra mentre, se siamo in strada diventiamo noi stessi la leggenda. Allora è difficile districarsi nel mare dei racconti. Potremmo anche azzardare una nuova rubrica, qualcosa del tipo “dimmi quale complotto ti intriga di più e ti dirò chi sei”. Ma in questo mare di leggende sappiamo che i racconti servono per curare. La narrazione, individuale e collettiva, è lo strenuo tentativo di trovare e darsi un senso. Per questo le notizie si moltiplicheranno in un caleidoscopio di leggende agresti e metropolitane, il tutto perché abbiamo bisogno di curarci e individuarci attraverso di esse.

“Una terapia riuscita è quindi una collaborazione fra narrazioni, una revisione della storia in una trama più intelligente, più immaginativa, che implichi altresì il senso del mythos in ogni parte della storia” (J. Hillman, Le storie che curano)

E il naufragar m’è dolce in questo mare

M’è dolce quando improvvisamente si riesce ad avvistare terra. Quando finalmente la curva epidemica si flette e diventa meno ripida. Noi comuni ammalabili non capiamo molto, piuttosto sentiamo e avvertiamo una tensione che si riduce, sentiamo che le notizie urlate dai tg cedono il passo a considerazioni economiche e a strategie per sfuggire alla recessione mentre le fronti dei giornalisti si “disaggrottano” e i loro occhi si socchiudono. Intanto, mentre cammino nella mia città deserta cantando ad alta voce “the house of the rising sun”, tornando verso casa, #iochevorreistare a casa ma non posso, sperando di non prendere corone, sperando che qualcuno mi senta in mezzo a questo deserto, mi salta alla mente una notizia, uno dei tanti racconti intrasentiti la mattina scorsa: la ripresa economica partirà dalle donne e dagli immuni.

Le donne sono meno contagiate e muoiono meno

Questa è l’isola, la terra che all’orizzonte mi si presenta nel mare dei racconti. Perché le donne vincono? Perché si infettano meno e, se infettate, muoiono meno? Subito, da maschietto, mi sembra di tornare alle scuole medie, all’età in cui al “maschi contro femmine” si iniziava ad insinuare una promiscuità puberale prodroma e ancella di un’onanismo che preludeva alla scoperta della sessualità. Similmente oggi riecheggia in me il racconto sulle donne che si fanno leggenda e che dal morire meno, gradualmente, giungono al non morire affatto, fino a divenire, nel mio immaginario, del tutto immuni.

Chi lavora

Insomma se i decreti manterranno le restrizioni dovranno, al tempo stesso, contemplare chi andrà a lavorare, chi potrà uscire di casa senza infettarsi e senza infettare. Una sorta di organismi eroici con talenti immunitari che potranno lavorare per tutta la popolazione.  Le donne sosterranno l’economia. Insomma il governo non farà i tamponi per salvarci la vita, anzi sappiate che i tamponi non vengono fatti neanche a chi vive insieme a un covidpositivo. Ma farà i tamponi per cercare i sani e gli immuni… o meglio direi le sane e immuni per salvare la nostra economia. Ma aspettiamo ad indignarci, qualcuno dovrà pur pensare in modo crudo a come non ritrovarci senza soldi per mangiare. Ma, soprattutto, restiamo nell’immaginale e chiediamoci  il senso immagistico di una economia che riparte dal femminile.

Economia è donna

Se economia e femminile vanno insieme dobbiamo leggerne la funzione intrapsichica. Dunque l’economia rimanda al denaro e se parliamo di economia psichica dobbiamo parlare anche di denaro psichico. Nella tradizione junghiana il denaro nei sogni veniva banalmente e genericamente tradotto come energia psichica. Un sogno con qualcuno pieno di soldi alludeva alla grande energia di quell’immaginario. Hillman ha sdoganato il denaro dall’energia e ne ha sottolineato il carattere simile al mare. Il denaro è la manifestazione dell’inconscio. Avere molto denaro o spenderlo nella terapia è il riflesso di una alta motivazione a entrare in contatto con contenuti inconsci. Inoltre il denaro è alchemicamente leggibile come “Argento Vivo” e l’argento rimanda all’albedo e al suo biancore. Il bianco è la possibilità di avere nuovi insight, la possibilità di osservare nuovi panorami o vecchi panorami con occhio nuovo. Allora l’economia e i soldi sono la possibilità di contattare elementi altrimenti negati e osservarli con lenti nuove. Questa è, oggi, una prerogativa del femminile e una capacità squisitamente donna.

Donna, femmina, anima

Allora se è il femminile che potrà darci questa opportunità, allora dobbiamo definire cosa sia il femminile e lo farò citando me medesimo quando nella “lettera alle donne” scrivevo “Non riuscirò mai a generare il calore di Estìa che scalda il focolare domestico, non riuscirò ad avere la determinazione strategica e fredda di Atena, non riuscirò a placare le vostre rabbie con la carezzevolezza di Afrodite, non vi proteggerò durante il parto come Artemide e non sarò mai in grado di proteggere i figli come Demetra, alla stessa maniera di una leonessa o di un orsa che difende i cuccioli. Ma non sarò neanche una ninfa, un amazzone o nessun altra donna”. Insomma il femminile nella psiche è la funzione che accoglie, nutre e protegge ma anche partorisce e genera. Se il maschile è l’agito il femminile ha senz’altro a che fare più col sentimento.

“La figura del senex si presenta con maggiore frequenza nei sogni delle donne” (J. Hillman, Trame perdute)

La saggezza delle donne

Insomma potremmo dire che vi è saggezza nelle donne e che la saggezza, quella del senex, è nella loro capacità spiccata di entrare in contatto con il cosiddetto inconscio oltreché nella loro capacità di concedersi nuovi punti di vista, nuove albe e nuovi insight. In una famiglia è sempre la madre e la donna che reintegra un contenuto inaccettabile per la maggior parte dei membri della famiglia. Ma fate attenzione non si tratta di un elogio delle donne, non voglio banalmente corteggiarle alla maniera in cui Jung le corteggiava. Piuttosto è un’osservazione di quanto gli eventi ci suggeriscono, ossia che la funzione psichica che il femminile rappresenta può avere questa funzione economica nel mundus immaginalis e nella psiche.   

In soldoni recupereremo le nostre forze psicologiche e le rimoduleremo non tanto agendo in modo determinato, quanto attivando una funzione sentimento oggi messa a dura prova dal distanziamento sociale.

Il contrario di tutto

Certo! Si! Il contrario di tutto mi viene sempre a trovare quando un discorso quadra. Allora l’etimologia di “immune” ci rimanda alla “esenzione dagli obblighi”. Dunque c’è da chiedersi se non vi sia un obbligo per l’anima e per la collettività ossia se, come ho detto altrove, non siamo in caso chiamati a infettarci, alla chiusura, al lock down e alla recessione. Siamo sicuri che le conseguenze di questa pandemia non siano intrapsichicamente una necessità per l’anima? Siamo sicuri che se il femminile viene forzatamente invocato questo non sia di buon auspicio per la psiche? Siamo sicuri che stanare il femminile e l’immunità non sia una difesa psichica? Quella che comunemente chiamavamo resistenza? Non saprei fate voi e buona recessione.

P.S. CLICCA QUI per leggere l’articolo sul Femminicidio

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Info sull'autore

Luca Urbano Blasetti

Psicologo e Psicoterapeuta; Dottore di Ricerca in Psicologia Dinamica sul tema Creatività e sue componenti dinamiche; Responsabile del Centro Emmanuel per Tossicodipendenti di Rieti presso cui cura diversi progetti regionali; autore di diverse pubblicazioni psicologiche; lavora nel suo studio.

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